lunedì 2 febbraio 2009

ANTISEMITA O ANTISIONISTA?

Visto l'andazzo sempre più cupo che la nostra gioventù e non solo sta prendendo,con gli ultimi episodi di xenofobia sempre più cruenti e col Presidente della Repubbica Napolitano che ogni tanto esce dalla sua letargia e non per parlare a sproposito("episodi raccapriccianti che vanno considerati non come fatti isolati, ma come sintomi allarmanti di tendenze diffuse e in crescita. Istituzioni ed educatori si impegnino per fermare ogni manifestazione e rischio di xenofobia, razzismo, violenza")è opportuno e doveroso fare qualche distinzione su termini spesso collocati a vanvera sia in interviste televisive che in articoli di giornale.
La redazione di "Senza Soste"ha scritto un articolo utile ed intelligente proprio su alcune di queste espressioni come atisemitismo,antisionismo,revisionismo,negazionismo e censura,visto che sia il sito che il materiale cartaceo è stato tacciato di antisemitismo...ma mi chiedo se chi ha scritto queste eresie abbia mai letto qualcosa scritto da questi compagni.
Sono terminologie queste che rientrano spesso nelle discussioni sulle questioni che riguardano i problemi israelo-palestinesi,ed attenzione che anche se i media ne parlano di meno o non ne parlano proprio,la guerra a Gaza continua a produrre morte e desolazione.
Di seguito propongo l'articolo pubblicato lo scorso 30 gennaio,con una chiave di lettura doppia che ci propone sia il significato storico che mediatico dei concetti presi in considerazione.
Su Internet, per non suscitare polemiche non è il caso di fare menzione della fonte, sono apparse richieste di chiusura del sito Senza Soste e del cartaceo. Motivo: si tratterebbe di una pubblicazione antisemita. E questa richiesta è stata appoggiata ad un candidato sindaco a Livorno nella speranza evidente di farla diventare proposta politica.Se si trattasse di un dibattito isolato potremmo anche far finta di niente. In fondo basta sfogliare una pagina del cartaceo e fare un click su Senza Soste per rendersi conto di come la testata sia, per ragione fondativa, nemica militante del revisionismo e dell'antisemitismo. Dopo aver sfogliato una pagina del cartaceo o fatto un click sul sito si passa infatti subito a pensare che l'autore di queste richieste di chiusura per antisemitismo faccia uso potente, e in pieno orario diurno, di quell'alcaloide detto mescalina che in origine si isolava dalle piante del deserto del Messico.Purtroppo i segnali che vengono dalla vita politica italiana e da quello livornese ci impongono di non relegare l'autore di tali richieste nella lista delle curiosità politiche, degli improbabili che con le loro affermazioni fuori contesto fanno ridere tutto lo spazio pubblico della politica.Infatti questa richiesta si accompagna all'articolo del Corriere di Livorno che costruisce la persona del segretario cittadino del PRC Alessandro Trotta come un rancoroso antisemita. Il che, dopo vent'anni di posizioni pubbliche di Trotta a difesa dell'uguaglianza, non si sa se è più offensivo o preoccupante.Questo perchè la successione di questi fatti delinea un contesto culturale e mediale dove si cerca di emarginare e zittire l'avversario politico di sinistra con l'invenzione del suo antisemitismo. Del resto siamo in un paese, l'Italia, dove una inchiesta sugli effetti dei bombardamenti a Gaza alla tv pubblica, come di Anno Zero che ha portato a dibattere sul tema filoisraeliani e filopalestinesi, comporta l'accusa di antisemitismo per il conduttore addirittura da parte del ministro degli esteri. Sarebbe come come accusare Kurt Vonnegut, autore di un libro sul bombardamento di Dresda del '45 che causò più morti di Nagasaki, di essere nazista. Oppure di denunciare Bruckner, autore del Grande sole di Hiroshima, di non aver voluto parlare degli effetti della bomba atomica ma della legittimità delle pretese imperiali di Hirohito sull'oceano pacifico. Insomma in Italia esiste ormai la pratica di costruire l'accusa per fare effetto mediale, e per censurare l'autore, senza alcun riferimento al contesto reale delle produzioni giornalistiche o narrative.Si tratta quindi di delineare un breve lessico, chiamiamolo Antisemitismo for Dummies, che serve per evitare in futuro accuse del genere ad esponenti e a testate della sinistra livornese e non.Vediamo quindi qualche voce di questo lessico possibile. Di sicuro imbarazza scrivere certe cose nel 2009 che, a regola, dovrebbero essere chiare anche agli aspiranti candidati alla prima elementare. Ma di fronte all'ondata di disinformazione e ignoranza di quest'epoca di crisi ripetere l'ovvio serve per evitare di legittimare politicamente il delirio.

Prima sezione. Formazione storica dei concetti

ANTISEMITISMO

L'antisemitismo è una cultura politica che ritiene gli ebrei responsabili, in quanto etnia, di fatti riguardanti la vita di una nazione o il contesto politico internazionale. Spiega quindi ogni fatto rilevante della vita politica e non come responsabilità collettiva degli ebrei in quanto etnia. Può assumere forme striscianti o di legittimazione dello sterminio.E' sempre stato condannato dalla sinistra che ha combattuto, ad ogni latitudine, l'emergere dell'uso della cultura ebraica come capro espiatorio delle contraddizioni di un paese. Sempre accompagnando a questo la denuncia della violazione dei diritti civili delle collettività e degli individui di cultura ebraica.

ANTISIONISMO

L'antisionismo da sinistra è il rifiuto della pratica nazionalista da parte dello stato di Israele. Da sinistra non ha alcun legame con l'antisemitismo: si tratta di un rifiuto di una politica espansionista di uno stato non del diritto di espressione di una cultura. E' quindi naturale che a sinistra si denuncino il militarismo e il nazionalismo dello stato di Israele esattamente come è stato fatto per quello tedesco, per quello italiano o per gli USA. Le critiche politiche mosse allo stato di Israele non hanno alcun rapporto con l'antisemitismo: non a caso infatti la cultura politica universale della sinistra ha radici in autori di origine ebraica (Adorno e Benjamin su tutti per non parlare della diffusione di Spinoza).

REVISIONISMO

Il revisionismo è, dopo la seconda guerra mondiale, una corrente culturale che si sviluppa con lo scopo di rivedere la lettura di responsabilità e cause dei grandi conflitti del '900. Ci sono correnti revisionistiche che leggono il comunismo come grande causa delle tragedie del secolo passato ed altre che si inventano la responsabilità collettiva degli ebrei nei fatti drammatici della prima metà del novecento. Una corrente corposa del revisionismo contemporaneo si dedica a relativizzare ruolo, funzione e dimensione sia dei campi di concentramento per ebrei che a smimuire il numero delle vittime dei lager dello sterminio.

NEGAZIONISMO

Il negazionismo è una corrente, che si pretende storiografica, correlata al revisionismo e allo stesso tempo più estrema. Il negazionismo sostiene infatti l'inesistenza della camere a gas e dei campi di sterminio poggiando molto spesso su tesi revisioniste.Nato in ambienti filonazisti, o del cattolicesimo più integrale, il negazionismo ha preso piede anche nelle culture islamiche. E' infatti cultura ufficiale dello stato iraniano che parla di "olocausto come mito". A differenza del negazionismo occidentale quello iraniano non ha però come scopo la rivalutazione del nazismo quanto una, completamente denunciabile ed errata, rilettura del rapporto storico tra Europa e Israele.

CENSURA

La censura, politica e giuridica, è la posta in gioco delle accuse di antisemitismo, revisionismo e negazionismo nelle società occidentali o occidentalizzate. Quando emergono queste accuse la richiesta immediatamente correlata, alle autorità istituzionali o sociali, è quella della censura. Che è quindi un istituto utilizzato, come strumento di emergenza, per impedire la diffusione di culture strutturalmente nemiche dell'eguaglianza e dei diritti civili.

Seconda sezione. Rilettura mediatica dei concetti

ANTISEMITISMO

Chiamiamo antisemitismo questa operazione di clonazione dell'accusa di antisemitismo, storicamente formulata dalle culture di sinistra o illuministiche nei confronti di quelle reazionarie, da parte della destra. Questo genere di accusa di antisemitismo viene lanciata infatti nei confronti di ogni cultura politica di sinistra nel momento in cui questa assume posizioni critiche nei confronti dello stato di Israele. Questo genere di accusa di antisemitismo in Italia non ha alcuna base culturale, o retroterra storiografico che la legittimi, ma solo una di tipo mediale-giornalistico. In genere tende ad identificare le critiche politiche allo stato di Israele come "odio verso gli ebrei" da parte della cultura di sinistra. Si tratta di un falso storico esattamente come il protocollo dei Savi di Sion, noto libretto ad uso antisemita, fu un'invenzione dei servizi segreti dello zar di tutte le Russie all'inizio del '900. Che, assieme alle affermazioni dei media di oggi, è stato uno strumento di propaganda psicologica nei confronti dell'opinione pubblica e del senso comune.

ANTISIONISMO

L'antisionismo è, ed è stato, anche un concetto revisionistico della destra per mascherare il proprio antisemitismo. La destra, e non solo quella radicale, a lungo si è detta antisionista per celare il proprio antisemitismo ed evitare quest'accusa con le relative censure. L'antisemitismo di tipo mediale, che proviene anche da una destra che ha rivalutato il ruolo militare di Israele, rivolge oggi proprio alla sinistra l'accusa di essere antisionista per nascondere un latente ed incoffessabile antisemitismo. Si tratta di un altro falso storico visto che la sinistra, ad ogni latitudine, non ha alcun bisogno di celare il proprio antisemitismo perchè non l'ha mai avuto nel proprio patrimonio culturale. Questo genere di accusa di antisionismo come antisemitismo celato di sinistra è efficace nel momento in cui condiziona le sinistre che, criticando la politica di Israele, temono di essere identificate con le destre.

REVISIONISMO

Bisogna considerare che in Italia non esiste un filone specifico di studi che si occupa del revisionismo di sinistra. Ma che, in maniera sempre crescente, ogni processo storico riguardante non solo Israele ma la storia tout court se è letto da sinistra incorre nell'accusa di revisionismo. Per cui, ad esempio, si è revisionisti se si lega la morte di Pinelli alla figura del commissario Calabresi oppure se si fa ricostruzione storica del ruolo fondativo della resistenza nella costituzione della repubblica italiana. Preceduta dalla pista aperta dalle accuse di antisemitismo di sinistra e di antisionismo come antisemitismo celato di sinistra, quella di questo genere di revisionismo è un'accusa che tende a far coincidere la condanna della storiografia di sinistra con le stesse modalità a suo tempo applicate per quella di destra. Con l'effetto però di rivalutare la cultura di destra per cui i partigiani nella storia ad uso mediale sono assassini, il '68 una generazione di torturatori, i movimenti di solidarietà con le lotte dei popoli arabi una prova del fatto che l'antisemitismo di sinistra ha lunghe radici.

NEGAZIONISMO

L'accusa di negazionismo a sinistra viene formulata nei confronti di chi metta in discussione basi e metodi storiografici della costruzione di testi come Il libro nero del comunismo. Per cui ogni rilettura di fonti e contesti che cerchi di capire come si produca l'affermazione che vuole "il comunismo come sangue e terrore che ha prodotto cento milioni di morti" è valutata con lo stesso genere di accuse che si rivolgono a chi nega l'esistenza delle camere a gas. Poco conta che a sinistra nessuno neghi l'esistenza delle camere a gas, quello che è importante è il processo di assimilazione tra destra e sinistra. Che anche qui finisce per avvantaggiare la destra: il regime di Hitler diventa, nella lettura di Nolte, una risposta al comunismo oppure 50 anni di Democrazia Cristiana in Italia ritrovano legittimazione con argomenti da guerra fredda contro la "montante barbarie rossa".

CENSURA

La posta in gioco di questa rilettura mediatica dei concetti di antisemitismo, antisionismo, revisionismo e negazionismo è anch'essa la censura. Ma si tratta di una censura di tipo nuovo: da esercitarsi nei confronti della sinistra. E non solo visto che è un genere di censura che ha tutte le caratteristiche dei poteri dittatoriali (chiusura, messa al bando, cordone sanitario da parte dell'opinione pubblica) ottenuta però con linguaggio e mezzi formalmente democratici. Che anche qui finisce per favorire la destra: l'eguaglianza di cui è portatrice la sinistra sbiadisce vista l'emergenza dell'accusa di antisemitismo, il rifiuto del nazionalismo da parte della sinistra diventa sospetto perchè antisionista e quindi antisemita, il pensiero critico viene assimilato a quello revisionista e negazionista. Insomma un fascismo di nuovo tipo, basato sulla censura preventiva di una cultura politica piuttosto che sulle manganellate, emerge sotto il rivestimento di un linguaggio formalmente democratico. Perchè se la censura a sinistra è una leva d'emergenza, a destra è lo stato regolativo permanente della vita politica. Infatti l'accusa alla sinistra di essere antisemita è ormai regola.


Per il lessico della seconda sezione ricostruito da quest'articolo Senza Soste è quindi un quotidiano antisemita. E' quindi possibile pensare affermazioni del genere, basta solo divorziare definitivamente dalla realtà.Vale la pena di aggiungere che, su Internet, Senza Soste è stato accusato di essere simile a pubblicazioni tedesche degli anni '30 che promuovevano l'odio antisemita. Siccome la materia di cui si parla non ci è sconosciuta giova ricordare come funzionavano all'epoca certe testate. Il Volkischer Beobachter, quotidiano del NSDAP, uscì per 22 anni ogni giorno dal febbraio 1923 all'aprile del 1945 riportando quotidianamente articoli dove gli ebrei erano rappresentati come origine di ogni male e necessitanti di sterminio. Il nostro quotidiano web pubblica ogni tanto articoli giornalistici di analisi e stima dei danni dei bombardamenti israeliani a Gaza senza, ovviamente, nessuna chiamata in correo della cultura ebraica in tutto questo. E' triste dover puntualizzare certe cose ma lo si fa per evidenziare l'enormità di certe accuse e la banalizzazione dei paragoni storici in questo genere di accuse che ci vengono rivolte.Del resto ad accusare Trotta di antisemitismo è un ex-candidato sindaco, che rivendica legittimamente la propria cultura ebraica, che ha insistito tanto per presentare a Livorno un libro che rivaluta il MSI dell'immediato dopoguerra. E si tratta dello stesso MSI che aveva come stella polare della propria cultura proprio quel Julius Evola che per mantenere vivo l'antisemitismo inventò l'espressione di "razzismo spirituale". Che altro non era che il nuovo tentativo di legittimazione dell'antisemitismo dopo il crollo delle ragioni biologiche del razzismo.Questa è proprio un'epoca che non ha proprio più bisogno della mescalina. Sostanza che così può tranquillamente tornare all'uso originario: come pratica nei riti sciamanici del Messico centrale. Per le allucinazioni, dalle nostre parti, basta e avanza il linguaggio quotidiano della politica ufficiale.

Per Senza Soste, nique la police.

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