mercoledì 17 giugno 2009

PETRU BIRLANDEANU

Altra incursone nell'insieme dei post"polizia assassina"e dopo il video dell'uccisione di Carlos Palomino ecco quello compiuto dai camorristi a danno di Petru Birlandeanu,capitato come spesso accade nei delitti di stampo camorristico nel posto sbagliato al momento sbagliatissimo.

I camorristi rimangono pur sempre cuginetti dei fascisti(anche se qui da noi hanno intrecci e collusioni sprattutto con la n'drangheta calabrese)e della grande maggioranza degli sbirri(infatti i pochi appartenenti alle forze del disordine che voglio combattere mafia & company...almeno voglio crederci che esistano davvero,vengono intralciati,ovvero trasferiti o uccisi,nei loro compiti dai boss seduti in parlamento).

L'indifferenza che vediamo nel video è frutto del retaggio culturale dei napoletani,abituati a farsi i fatti loro sorattutto in certe circostanze dove l'omertà regna sovrana:penso ugualmente che se fosse successo tale spiacevole fatto a Milano piuttosto che a Crema le reazioni non sarebbero cambiate di molto.

Nell'articolo di Cristina Zagaria di ieri tratto da"Repubblica.it Napoli"c'è l'ennesimo sfogo della vedova dell'assassinato che ha dovuto aspettare mezz'ora prima dell'arrivo dell'ambulanza tra gente menefreghista nell'aiutarla ma pronta a fotografare coi cellulari il cadavere del marito,mentre appena prima del video c'è la breve descrizione dei fatti compiuti dai soliti noti che però grazie al clima omertoso la faranno franca anche stavolta.

Morte ai camorristi,ai mafiosi ed ai fascisti...ed agli sbirri che li coprono e che fanno parte della criminalità organizzata!

Nessun soccorso per il mio Petru in agonia".
La moglie del romeno ucciso: "L'ambulanza solo dopo mezz'ora".

«Il mio Petru è stato lasciato morire. C' era una sola ambulanza e ha portato via il 14enne. Mio marito è rimasto a terra per 30 minuti. Se era italiano sarebbe stato diverso, a noi ci lasciano finire così». Parole forti nella denuncia di Mirella, la compagna del romeno Petru Birlandeanu ucciso per errore dai killer della camorra. Un delitto compiuto durante una sparatoria tra la folla avvenuta poco prima delle otto di sera martedì a Montesanto. «Per 5 minuti ha parlato. Per 10, mi ha guardato fisso negli occhi e, quando io gridavo, lui scuoteva la testa e mi stringeva più forte la mano. Per mezz' ora il corpo di mio marito Petruè rimasto per terra e nessuno ha fatto niente. Ci guardavano tuttie c' era anche chi mi scattava fotografie. È arrivata un' ambulanza, ma non era per noi era per il bambino ferito. Due feriti un' ambulanza sola... per l' italiano». Un' accusa. Lunga trenta minuti. Mirella è spaventata e arrabbiata. Mirella ha poco più di vent' anni ed è la moglie di Petru Birlandeanu, il romeno ucciso per errorea Montesanto. Mirella fumae piange. Fuma e si preme le mani sulla testa. Fuma Winston blu e si accuccia per terra, seduta sul cordolo dell' aiuola davanti all' obitorio, tenendo stretta la mano al fratello. Ernesto Cravero, docente della Federico II, sul sito di Noi Consumatori, conferma il racconto di Mirella: «Ritorno verso il ferito, il poveretto non si muove più, la donna che era con lui piange in silenzio. Sento delle sirene, penso: è l' autoambulanza. No, è una volante. Sono disorientato...eppure l' ospedale dei Pellegrini è lì a 100 metri. Chissà, portarvi quell' uomo a braccia o in barella. Alle 20 gli addetti della funicolare chiudono le portea vetro per isolare quel poveretto che è ancora lì e non si muove più». La sparatoria è avvenuta tra le 19.30 e le 19,40: trenta minuti prima. L' accusa di Mirella è dura: «Se era italiano sarebbe stato diverso. Agli italiani noi romeni facciamo paura e ci lasciano morire». E Mirella, piccola donna vestita di nero, con le ciabatte aperte e due cerchi d' oro alle orecchie, in Italia da tre anni, non trova spiegazione né tregua. «Mio marito è morto per 8 euro. Tanti erano i soldi che aveva in tasca. Tanti i soldi che racimoliamo ogni giorno e spediamo quasi tutto in Romania, dove c' è la mia bambina». Petru e Mirella hanno due figli, la più grande ha 10 anni, il più piccolo ne ha 6 e vive a Napoli. «Ma non lo portavamo quasi mai con noi al lavoro», fa notare Mirella. Lavoro? Petru suonava la fisarmonica sulla Cumana, ma era un calciatore. Mirella mostra la carta di identità del marito e racconta: «Era un centravanti del Poli Iasi, serie A rumena. Amava seguire le partite del Napoli e quando poteva giocava con i bambini, insegnava a giocare a calcio anche agli italiani. Perché Petru era romeno, non rom». Quando pronuncia la parola "italiani" grida: «Gli italiani vogliono ammazzare anche me. Non ho visto niente, niente... ma ero lì e la mafia ora mi sta cercando». Un motorino sfreccia nel viale e lei scoppia a piangere. Un attimo dopo una sirena. Mirella si rannicchia e poi balza in piedi. I rumori della paura fanno affiorare i ricordi: «Siamo alla stazione. Sentiamo gli spari. Petru mi afferra e dice: "Corri". Vedo il sangue, ma lui mi dice che è solo un graffio e che devo correre. Fino alla fine ha pensato a me, a salvare me...a lui non ha pensato nessuno e io non potevo fare niente». Torna la rabbia, appannata dall' impotenza. Ora accanto a Mirella c' è suo fratello, una interprete romena, Elisabeta, Enzo Esposito dell' Opera Nomadi, Federico Zinnae Carlo Parato del Partito Identità Romena della Campania. Chi è accanto a Mirella ha già avviato la domanda in Prefettura (che si è già attivata) perché Petru sia riconosciuto vittima di mafia, mentre il Comune si è offerto di organizzare il trasferimento della salma in Romania. Ma Mirella non riesce a seguire niente. Si prepara a passare la notte piangendo, senza che le sue lacrime sfiorino mai il corpo di Petru, come vuole la tradizione. Telefona in Romania: «Preparate il vestito da sposo di Petru. Deve essere tutto pronto, per il funerale. Torniamo a casa presto, per sempre».

Camorra, morte in diretta di una vittima innocente.

Martedì 26 maggio, 19,47. Nel cuore della città, a Montesanto, un passo dai Quartieri Spagnoli. I killer della camorra sfrecciano sulle moto sparando all'impazzata. E' il loro modo di marcare il territorio, di fare capire che lì comandano loro. Incuranti della folla che a quell'ora affolla la stazione Cumana, esplodono una serie di proiettili. La gente, anziani, donne, bimbi, ripara all'interno della Cumana, terrorizzata. Tra i fuggiaschi ci sono anche un uomo e la sua donna. Lui si chiama Petru Birlandeanu, romeno che sbarca il lunario suonando la fisarmonica sui treni. Arranca, un proiettile lo ha colpito, sta morendo. Lo sorregge vanamente la sua compagna. Cade senza forze davanti ad altri che sembrano interessati soltanto a obliterare i biglietti e fuggire da lì. Petru muore e la sua donna si dispera. Sola, solissima, in attesa di qualcuno che soccorra Petru, l'ultima vittima innocente della camorra. Il raid viene ripreso da tre telecamere presenti nella zona e ora fa parte del fascicolo della magistratura che indaga sul delitto.

Nessun commento: