martedì 4 agosto 2009

ENNESIMO SDOGANAMENTO DEL FASCISMO

E come festeggiare degnamente il ventinovesimo anniversario della strage di Bologna se non scarcerando uno dei responsabili materiali di quell'orrore che costò la vita ad 85 persone?
E il prossimo anno,anniversario tondo tondo,che facciamo?
Liberiamo pure quella cagna della moglie?
Perchè quello di ieri è un altro colpo durissimo inferto all'Italia:la rimessa in libertà e con pieni diritti di Giusva Fioravanti,eminenza nera dei Nar responsabile della suddetta strage e di numerosi crimini tra i quali assassinii di compagni,di avvocati,magistrati,poliziotti e alcuni suoi camerata considerati infami.
Questo pezzo di merda è libero dopo essere stato condannato a 8 ergastoli ed altri 134 anni ed ottto mesi di reclusione!
E'una vergogna che certa gente giri libera ma speriamo,mettiamola sul buono,che sia pure una gratificazione perchè ammazzare uno al di fuori del carcere è molto più facile.
Sì,la giustizia popolare che fu dei partigiani nella Resistenza,della Volante Rossa nel milanese negli anni appena dopo la fine del conflitto quando uccisero i fasciti che si erano resi protagonisti di efferati delitti ed erano rimasti impuniti.
Solo il pensiero di una sua morte violenta mi lascia sperare che questo amaro in bocca,questo senso di scoramento possa diventare un sentimento di gioia in quanto sono in molti ad avere la mano pronta ad essere armata per vendicare la morte di un compagno o di un parente o di un amico.
Oggi ricorre pure l'anniversario della strage del treno Italicus avvenuta nel bolognese il 4 agosto 1974 dove morirono 12 persone:altra strage fascista compiuta da Ordine Nero e sponsorizzata dallo Stato grazie ai piduisti ed in quel caso nessuno pagò per l'eccidio.
L'articolo sotto in cui si paventa una prossima carriera politica di Fioravanti(nei Carc?)viene da Indymedia Lombardia mentre la biografia dell'ormai dead man walking è di Wikipedia e si può notare come alla fine un serial killer,poichè in fondo si tratta di questo,se la possa cavare dopo una ventina d'anni di prigione,con molti privilegi e la possibilità negli ultimi anni di una condizionale dalle maglie molto ampie.
Morte a Fioravanti e a tutti i fascisti!
«Fioravanti riabilitato nel 2010, potrà anche fare politica. E' una vergogna».
Libero. E anche riabilitato. Cioè con pieni diritti civili, anche quello di essere candidato ed eletto. Considerata la sintonia con il sindaco di Roma Gianni Alemanno e l’assessore alla Cultura Umberto Croppi, non è da escludere che Giusva Fioravanti, fondatore dei Nar, cinque ergastoli di cui il più infamante per la strage di Bologna, possa nel prossimo futuro tentare anche la carriera politica. Fioravanti compirà 52 anni il prossimo 28 marzo, e ha davanti anni importanti della vita.
La denuncia è di Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione vittime della strage di Bologna. «Tra pochi mesi, a partire dal 2010, la persona condannata in quanto esecutore materiale di una strage che ha ucciso 85 persone e ferite più di duecento, sarà riabilitato, avrà riconquistato tutti i diritti e le garanzie civili, compreso quello di essere eletto. Sarà uno come tutti noi. È una vergogna, in Italia pagano solo le vittime. E poi ci accusano di non voler perdonare...».
Cinque ergastoliCi si chiede come sia possibile che uno con cinque ergastoli sulle spalle, che significa fine-pena-mai, possa, dopo nemmeno trent’anni, trovarsi libero cittadino e nel pieno dei suoi diritti. Bolognesi ha passato ore con il Tribunale di sorveglianza di Roma, che ha in carica Fioravanti così come la moglie Francesca Mambro, a fare conti e ad esaminare norme. Alla fine il risultato è questo: riabilitazione completa a partire dal 2010. Fioravanti e la moglie hanno sempre negato la strage mentre invece si sono assunti la paternità di altri dodici delitti. Omicidi politici, però. Non certo una strage, «quella mai» ripetono da anni i coniugi (si sono sposati in carcere nel 1985). Anche facendo finta, per un attimo, che la Cassazione non abbia mai mandato definitivi gli ergastoli per la strage di Bologna, restano sempre gli altri ergastoli, gli omicidi rivendicati dai Nar.
La riabilitazione del condannato, anche all’ergastolo, è prevista dall’articolo 179 del codice penale. Fioravanti fu arrestato il 5 febbraio 1981 dopo un conflitto a fuoco lungo il Canale Scaricatore di Padova in cui furono uccisi due carabinieri. Il 15 aprile 2004, dopo 23 anni, Giusva ha ottenuto dal Tribunale di sorveglianza la libertà condizionale perché ha tenuto «un comportamento tale da fare ritenere sicuro il suo ravvedimento» e, come prevede l’articolo 176 del codice penale, ha potuto lasciare il carcere.
La riabilitazioneAnche una condanna all’ergastolo, quindi, può diventare una condanna a tempo se c’è la buona condotta dopo 26 anni. Fioravanti ne ha beneficiato dopo 23 perché altri tre gli sono stati scontati per buona condotta. Pena estinta quindi, e dopo cinque anni la riabilitazione che «estingue le pene accessorie e ogni altro effetto penale della condanna».
Sempre codice alla mano Bolognesi giudica tutto questo «un favoritismo» perché nel caso di Fioravanti «non sono stati rispettati i requisiti che la legge pone alla base della concessione dei benefici: il ravvedimento e il risarcimento dei danni alle vittime».Il ravvedimento sarebbe dimostrato, anche, da un incontro con i coniugi Calidori che a Bologna persero un fratello e il più caro amico. Gli hanno scritto una lettera. E c’era scritta la parola «perdono».
Giuseppe Valerio Fioravanti detto Giusva (Rovereto, 28 marzo 1958) è un ex terrorista italiano.
Dopo una breve carriera di attore diviene un militante neofascista a capo del gruppo terroristico di estrema destra Nuclei Armati Rivoluzionari. Riconosciuto colpevole con sentenze passate in giudicato dell'omicidio di 93 persone,dopo diciotto anni di detenzione è attualmente un uomo libero, senza più nessun carico giudiziario pendente.

Biografia.

Nato a Rovereto in provincia di Trento, ma cresciuto a Roma nel quartiere Monteverde, Giuseppe Valerio Fioravanti è il primogenito di Mario (ex annunciatore RAI) e di Ida (casalinga). Dopo di lui vengono due gemelli: Cristiano e Cristina.

La breve carriera attoriale.

Grazie all'aiuto del padre, Valerio recita alcuni ruoli televisivi e cinematografici minori insieme ai fratelli. Esordisce come comparsa in un episodio di Boccaccio '70 per la regia di Fellini. A cinque anni recita insieme ai due fratelli in alcuni spot pubblicitari per la trasmissione Carosello: è in questa circostanza che gli viene attribuito il soprannome di Giusva.Nel 1967 appare nello sceneggiato televisivo La fiera della vanità.
Diventa popolare l'anno successivo con un'altra serie televisiva: La famiglia Benvenuti di Alfredo Giannetti con Enrico Maria Salerno. Prosegue poi lavorando in alcuni film western all'italiana: Cjamango (1967), L'odio è il mio Dio (1969), La taglia è tua... l'uomo l'ammazzo io (1969) e Shango, la pistola infallibile (1970).
Viene iscritto al Liceo Scientifico John Fitzgerald Kennedy di Roma, nella zona di Trastevere, e nel frattempo inizia la sua militanza d'estrema destra. Parte per gli Stati Uniti per un anno di studio a Portland, nell'Oregon.
Torna in Italia per le riprese del film Grazie... nonna (1975), una commedia erotica all'italiana con Edwige Fenech e con Gianfranco D'Angelo ed Enrico Simonetti dove ha il ruolo da protagonista di un timido adolescente.

Eversione e terrorismo.

Ritornato a Roma si iscrive all'Istituto Paritario "Mons. Tozzi", nella zona di Monteverde. La frequenza dell'istituto e della locale sezione del MSI gli farà conoscere Franco Anselmi, Massimo Carminati e Alessandro Alibrandi, quest'ultimo figlio del giudice Antonio Alibrandi e anch'egli, come Fioravanti, tra i fondatori dei Nuclei Armati Rivoluzionari.
Il primo episodio criminale per cui è stato riconosciuto colpevole risale al 1978: il 28 febbraio Fioravanti uccide con alcuni colpi di arma da fuoco il ventiquattrenne Roberto Scialabba, militante comunista, finendolo con un colpo alla nuca in piazza Don Bosco a Cinecittà dove Scialabba lavorava come elettricista.
Partecipa poi a uno scontro a fuoco con la polizia davanti al cinema romano Rouge et Noir, dove si proietta Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini. In questa circostanza viene arrestato e trattenuto per alcuni giorni per aver lanciato un tubo Innocenti contro un agente.
Iscrittosi all'Università di Perugia, l'abbandona per arruolarsi alla scuola per sottufficiali di Cesano, per poi poter essere inviato alla SMIPAR (Scuola Militare di Paracadutismo) di Pisa.
Nei quattro mesi di permanenza a Pisa, tuttavia, si rivela estremamente insofferente alla disciplina militare, colleziona diverse punizioni e viene infine inviato alla caserma di Spilimbergo. Una sera in cui è di guardia alla polveriera, viene a trovarlo Alibrandi in compagnia di altri amici romani. Valerio decide di appropriarsi di una Campagnola dell'esercito e di portare in giro gli amici. Quella stessa sera vengono sottratte dalla polveriera 144 bombe a mano. La mancanza viene scoperta e Fioravanti verrà poi condannato dal Tribunale Militare di Padova (con sentenza del 14 giugno 1979) a otto mesi di reclusione, con i doppi benefici di legge, per il furto dell'automezzo e l'abbandono del posto di guardia.
Il 9 gennaio 1979 Fioravanti, insieme ad altre tre persone, assalta la sede romana di Radio Città Futura dove è in corso una trasmissione gestita da un gruppo femminista. Il gruppo appicca il fuoco ai locali della radio e ferisce a colpi di mitra quattro impiegate che cercano di fuggire. Il 16 giugno dello stesso anno guida l'assalto alla sezione del PCI dell'Esquilino a Roma dove si tiene un'assemblea congiunta (del quartiere e dei ferrovieri) con oltre cinquanta persone. A seguito del lancio di due bombe a mano, nonché svariati colpi di arma da fuoco, rimangono ferite venticinque persone. Nonostante una sentenza passata in giudicato lo accusi di aver guidato il commando, Fioravanti ha sempre negato questo addebito.
Il 17 dicembre pianifica, insieme ad altri terroristi, l'omicidio dell'avvocato Giorgio Arcangeli, ritenuto responsabile della cattura di Pierluigi Concutelli, leader neofascista. Fioravanti non ha mai visto la vittima e ne conosce solo una sommaria descrizione. L'agguato viene teso sotto lo studio dell'avvocato, ma ad essere ucciso è un inconsapevole geometra di 24 anni, Antonio Leandri, vittima di uno scambio di persona e colpevole di essersi voltato al grido Avvocato! lanciato da Fioravanti.
Il 6 febbraio 1980 Fioravanti uccide il poliziotto diciannovenne Maurizio Arnesano. Lo scopo dell'omicidio è quello di impadronirsi del suo mitra. Al sostituto procuratore di Roma, il 13 aprile 1981, il fratello Cristiano dichiara: «La mattina dell'omicidio Arnesano, Valerio mi disse che un poliziotto gli avrebbe dato un mitra; io, incredulo, chiesi a che prezzo ed egli mi rispose: "Gratuitamente"; fece un sorriso ed io capii».
Il 30 marzo 1980 assieme a un commando di terroristi assalta il distretto militare di via Cesarotti a Padova. Un sergente viene ferito e vengono rubati 4 mitragliatori M.C, 5 fucili a ripetizione, pistole e proiettili. Sul muro della caserma, prima di andarsene, Francesca Mambro firma la rapina con la sigla BR per depistare le indagini.
Il 23 giugno 1980 Fioravanti, Francesca Mambro e Gilberto Cavallini, quest'ultimo esecutore materiale dell'omicidio, uccidono a Roma il sostituto procuratore Mario Amato.Il magistrato aveva ereditato i fascicoli d'indagine dal giudice Vittorio Occorsio e da due anni conduceva le principali inchieste sui movimenti eversivi di destra. Poco tempo prima di essere assassinato aveva chiesto l'uso di un'auto blindata che gli era stato negato. All'indomani dell'omicidio i NAR telefonano ad un quotidiano e fanno ritrovare un volantino di rivendicazione: «Oggi 23 giugno 1980 alle ore 8.05, abbiamo eseguito la sentenza di morte emanata contro il sostituto procuratore Mario Amato, per le cui mani passavano tutti i processi a carico dei camerati. Oggi egli ha chiuso la sua squallida esistenza imbottito di piombo. Altri, ancora, pagheranno». Amato aveva annunciato che le sue indagini lo stavano portando «alla visione di una verità d'assieme, coinvolgente responsabilità ben più gravi di quelle stesse degli esecutori degli atti criminosi».

La strage di Bologna.

Per approfondire, vedi la voce Strage di Bologna.
Il 2 agosto 1980 alle ore 10.25, nella sala d'aspetto di 2° Classe della Stazione di Bologna Centrale, un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, esplode uccidendo ottantacinque persone e ferendone oltre duecento. Il 26 agosto dello stesso anno la Procura della Repubblica di Bologna emette ventotto ordini di cattura nei confronti di altrettanti militanti di gruppi di estrema destra, tra cui Fioravanti.
Lentamente e con fatica, attraverso una complicata e discussa vicenda politica e giudiziaria, e grazie alla spinta civile dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 si giunge ad una sentenza definitiva: il 23 novembre 1995 Fioravanti è condannato dalla Corte di Cassazione all'ergastolo con l'accusa di essere l'esecutore materiale della strage, insieme a Francesca Mambro e Luigi Ciavardini.
Fioravanti, Mambro e Ciavardini, anche dopo la condanna in Cassazione, hanno sempre negato di essere coinvolti nella strage: i tre hanno sempre affermato di trovarsi effettivamente insieme quel giorno, ma a Padova, non a Bologna.

Gli ultimi omicidi e la cattura.

Il 9 settembre alcuni appartenenti ai NAR, tra cui Giorgio Vale, Mambro, Fioravanti e il fratello Cristiano, uccidono Francesco Mangiameli -dirigente di Terza Posizione in Sicilia- accusato di aver sottratto agli stessi NAR i soldi destinati ad organizzare l'evasione del terrorista Pierluigi Concutelli.
Il 5 febbraio 1981 Mambro e Fioravanti, insieme ad altri militanti NAR, tentano di recuperare delle armi nascoste in un canale presso Padova. Vengono però scoperti da due carabienieri: Enea Codotto, 25 anni e Luigi Maronese, 23 anni. Dagli atti del processo emerge che, una volta scoperto, Fioravanti finge di arrendersi. Poi grida alla Mambro, nascosta dietro un'auto: «Spara, spara!».Fioravanti viene però ferito durante il conflitto a fuoco, in seguito al quale i due carabinieri rimangono uccisi. Ferito gravemente alle gambe, viene abbandonato dai sodali in un appartamento nel centro di Padova, ed arrestato la notte stessa.
Il 30 settembre 1981 i NAR uccidono il ventitreenne Marco Pizzari, estremista di destra e intimo amico di Luigi Ciavardini, poiché sospettato di delazione. Alla spedizione punitiva partecipa anche Francesca Mambro.
Suo fratello Cristiano, una volta arrestato, non esita ad accusarlo di molti altri crimini, tra i quali l'omicidio di Pecorelli e di Mattarella. Pur venendogli contestati vari reati (omicidio, rapina, conflitto a fuoco) viene liberato dopo poco tempo a seguito del suo ruolo di pentito e collaboratore di giustizia.

Le condanne e la pena.

Con sei sentenze della Corte d’Assise d’Appello è condannato per numerosi reati, tra cui terrorismo, furto e rapina, [8] a 8 ergastoli e al carcere per complessivi 134 anni e 8 mesi, sconta in tutto 26 anni di reclusione compresi 5 di libertà vigilata.
Nel febbraio del 1985 sposa in carcere Francesca Mambro. Oggi hanno una figlia.
Nel 1997 scrive un film-documentario sul carcere insieme allo scrittore Pablo Echaurren e a Francesca D'Aloja e ne cura anche la regia. Il film si intitola Piccoli ergastoli e viene presentato al Festival di Venezia dello stesso anno nella sezione "Eventi speciali".In occasione della proiezione Fioravanti - insieme alla Mambro - gode di un permesso premio di 10 giorni.
Dal luglio del 1999 fruisce del regime di semilibertà in regime di lavoro esterno presso l'associazione Nessuno tocchi Caino.
Dal 2 Agosto 2009 concluso il periodo di semilibertà diviene un uomo libero la cui la pena è considerata estinta.

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