mercoledì 11 aprile 2012

MORTE DI STATO IN EUSKAL HERRIA

Le bestie disumane dell'Ertzaintza hanno visto momentaneamente placata la loro sete di sangue e devastazione con la morte,dopo quattro giorni di agonia,del tifoso basco dell'Athletic Bilbao Iñigo Cabacas Liceranzu di ventotto anni,colpito da una pallottola di gomma sparata ad altezza uomo dalle merde in divisa.
La notizia era stata data in un primo momento,si penserebbe da giornalai del calibro di testate come Libero o Il Giornale,come conclusione a degli scontri avvenuti contro dei tifosi dello Schalke 04,ma col passare delle ore ci si è resi conto che la morte sia frutto di un omicidio di Stato avvenuto per mano della polizia speciale dell'Euskal Herria.
Sbirraglia tristemente famosa per pestaggi,assassinii,sequestri di persona,torture e un totale e disarmante abuso di potere che pure le leggi dello Stato centrale spagnolo impongono nelle zone come i Paesi Baschi dove ti incarcerano solo per un minimo sospetto di appartenere a gruppi politici indipendentisti o perché li guardi storto.
Le pallottole di gomma dovrebbero essere bandite dalla Comunità Europea(come nel resto del mondo)visto che negli ultimi quarant'anni hanno provocato un centinaio di morti oltre a menomazioni fisiche perenni(quasi tutte dovute alla perdita della vista)oltre che aver comportato altre ferite gravissime.
Le proteste più dure contro queste vere e proprie armi letali si sono avute in Irlanda(dove mi ricordo benissimo le numerose scritte"Ban plastic bullets")e nel Regno Unito.
L'articolo preso da Senza Soste parla di quest'ultimo fatto di cronaca oltre ai recenti scontri avvenuti durante l'ultimo sciopero generale a Gasteiz e ad altri ferimenti avvenuti a Barcellona nel corso degli ultimi anni mettendo alcuni video su come gli assassini in divisa usino queste armi(con tanto di descrizione di che cosa in realtà esse siano).
Le pallottole assassine della polizia basca.
Nel pomeriggio di lunedì 9, dopo 4 giorni di coma, muore a Bilbao Iñigo Cabacas Liceranzu , 28 anni, tifoso dell'Athletic Bilbao appartenente al gruppo dei Piratak. Si trovava al termine della partita di fronte all'Herriko Taberna di Indautxu, a 500 metri dallo stadio. Il luogo preferito dai cosiddetti Athletzales, termine improbabile col quale vengono chiamati i tifosi dell'Athletic di matrice indipendentista. L'Athletic aveva brillantemente passato il turno battendo lo Schalke 04 e approdando alla semifinali di Europa League. Un risultato quasi storico per una tifoseria da troppi anni disabituata ai successi. Erano in centinaia davanti all'Herrriko a brindare quando improvvisamente è arrivata l'Ertzaintza, la polizia autonomica basca. La scusa dell'intervento sembra essere stata una futile scazzottata avvenuta un quarto d'ora prima. Una cosa risoltasi in quattro e quattr'otto. L'Ertzaintza invece ha subito caricato, suscitando le comprensibile ire di chi se ne stava tranquillo e felice a bersi la sua birra. La risposta dell'Ertzaintza, come sempre più spesso accade da quelle parti, è stato quello di sparare. Nel mucchio. Ad altezza uomo. Pallottoloni di gomma grossi come noci che vengono lanciate a 720 km l'ora. Una di queste ha centrato in testa il 28enne bilbaino di Basauri sfondandogli il cranio. (red.)
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BILBAO - I fatti li sappiamo: la Ertzaintza, la polizia autonomica basca, ha assassinato a sangue freddo un tifoso dell'Athletic. Nemmeno l'autopsia ha potuto dire qualcosa di diverso da quello che hanno dichiarato decine di testimoni presenti mentre la Brigata mobile sceglieva l'obiettivo per scatenare la sua violenza carogna. Hanno sparato alla testa in una strada dove migliaia di persone si riuniscono da sempre davanti ai bar per celebrare le vittorie della squadra di Bilbao.
Gli avvoltoi in divisa conoscono il posto: lo hanno sorvolato da sempre, sanno che non ci sono vie d'uscita rapida, che se caricano in quella zona hanno enormi possibilità di creare il panico, di non scatenare una risposta organizzata, di scegliere le proprie vittime ed essere carnefici fino in fondo. Fino a dove quella divisa che gli copre il volto gli permette di arrivare: l'impunità è la loro regola del gioco. Giocano alla guerriglia con i fucili caricati, gli scudi, i caschi, i passamontagna, le divise rinforzate, i furgoni blindati e, perché no, le leggi speciali a proprio favore. Se loro ti caricano hanno il diritto di scegliere i tempi e i modi. Se te ti difendi, scende come una scure la legge sulla Kale Borroka, la legge che tipifica e unifica i delitti di resistenza a pubblico ufficiale con altri reati quali danneggiamento, devastazione, violenza urbana.
Come se non bastasse, se ti difendi dalla loro violenza la quantità d'anni che ti piove addosso viene aumentata dall'eccezionalità della misura penale: vieni immediatamente sottoposto a una legge speciale per reati di terrorismo, identificato come membro d'organizzazioni vincolate a ETA, giudicato da un tribunale speciale e ti cadono addosso come la grandine svariati anni di galera, tutti senza sconto di condanna, perché tu sei il nemico e loro sono lo Stato. Ma agli avvoltoi incappucciati non basta. Hanno bisogno dell'armamento, come soldati della democrazia, preparati militarmente per entrare in azione in qualsiasi tipo di manifestazione di piazza.

L'hanno fatto a Gasteiz, durante lo sciopero generale del 29 di marzo: hanno sparato su un picchetto che stava manifestando in strada e hanno centrato un diciannovenne, mandandolo al reparto di rianimazione per sette giorni in fin di vita, con un'emorragia cerebrale. Ma la carognata non è soltanto questione della polizia basca. Per trovare riferimenti recenti a questo tipo di violenza poliziesca dobbiamo tornare indietro di qualche anno: l'anno delle sei coppe del Barcellona. Il centro della città veniva invaso da migliaia di sostenitori del Barça, la maggior parte persone che quotidianamente sono escluse dalla circolazione delle Ramblas, persone che lavorano tutto il giorno e si ritirano nei loro quartieri dormitorio, o che sono sottoposte alla ferrea violenza del precariato, escluse dai circuiti commerciali del centro, estromesse dai salotti dove si saziano di consumo milioni di turisti ansiosi di pagare la propria quota di libertà per comprare desideri. Scendeva in massa il popolaccio, a festeggiare e a trasformare il centro in un campo di battaglia. I Mossos, la polizia autonomica catalana, creata a immagine e somiglianza di quella basca, avevano via libera per rispondere alla festa. Centinaia di pallottole di gomma bersagliavano indistintamente tutti coloro che fossero rimasti a festeggiare in zone non consentite, soprattutto le vie e le piazze pubbliche. Durante l'anno delle sei coppe, a Barcellona almeno quattro persone hanno perso un'occhio, due hanno avuto la rottura della milza, ci sono stati decine di feriti gravi per abrasione, senza contare poi l'immensa quantità di gente che per evitare ulteriori pestaggi e denunce preferiva evitare di farsi curare negli ospedali della città.
Quella misura di sicurezza, così la chiamarono, era sperimentata su una tribú senza nessun diritto, la tifoseria locale, quella che non può permettersi di pagare una poltroncina del Camp Nou, né un biglietto i prevendita, né una maglietta della squadra con lo sponsor Unicef. Allora si disse che l'ultras era un violento che cercava soltanto la bagarre e il saccheggio. L'operazione mediatica fu così reticolare da attraversare l'immaginario di tutti. Sull'onda lunga dell'ultras come nemico pubblico, perfino l'allora movimento studentesco, la base di quello che dopo sarebbe stato il movimento degli indignados, decise di smarcarsi dal fenomeno "hincha" (ultras). Forse qualcuno l'ha dimenticato, ma l'effetto pallottole di gomma contro l'ultras violento arrivò perfino a generare, qualche anno dopo, in una delle ultime celebrazioni popolari di una vittoria del Barcellona, un fenomeno di pulizia "etnica" interna, di immunizzazione sociale: gli indignados accampati nella Plaza Catalunya arrivarono a fare cordone per impedire che si "infiltrassero" gli hinchas nel loro movimento. La battaglia della polizia per individuare il nuovo vettore di convergenza dei mali del mondo, l'ultras, era diventata realtà.
Sull'altro fronte, il fenomeno di violenza poliziesca prendeva corpo attraverso misure di guerra sporca verso i movimenti Okupa. Come l'ultras, anche l'Okupa diventava capro espiatorio del degrado urbano. Le manifestazioni per il diritto alla casa, quelle di protesta per uno sgombero, quelle di condanna della politica penitenziaria, si trovavano davanti, soprattutto nelle grandi metropoli come Barcellona e Madrid, schiere di poliziotti antissommossa dotati di armi non convenzionali tipo il kubotan http://www.youtube.com/watch?v=1bB2aoDqtfs.Non gli bastavano le armi d'ordinanza. Avevano bisogno di ingaggiare un altro tipo di scontro. http://www.youtube.com/watch?v=Cl-tjiQyVPk
Per anni, i sindacati di polizia più illuminati, quelli che si dimenticano che il loro lavoro infame non ha regole, ma ci ricordano che ha un codice d'onore, si sono impegnati a dire che le pallottole di gomma sono un ottimo strumento per evitare il corpo a corpo. Non hanno mai detto che il corpo a corpo è una dimensione che può sfuggirgli di mano, puo precipitarsi contro. Hanno sempre insistito nel dire che sono meglio le pallottole come deterrenti per evitare che i corpi più violenti della polizia entrino in azione sui corpi delle persone. Le loro menzogne tentavano di coprire l'evidenza: ogni volta che si verifica un corpo a corpo tra reparti e popolo, sono gli uniformati a rimetterci:http://www.youtube.com/watch?v=_iT9oTWvPbw&feature=related
Hanno fatto entrare le pallottole di gomma nell'immaginario collettivo come strumento di "mediazione". Vediamo in che cosa consistono. 54 millimetri di diametro e 85 grammi di peso. Gomma dura e compatta. Sono sparate da fucili speciali in dotazione alle brigate mobili. http://www.youtube.com/watch?NR=1&v=EsqxUXFjzRg&feature=endscreen.Partono a una velocità di 200 metri al secondo: sono pallottole sparate a 720 km l'ora! Ovviamente, come no, ci sono i protocolli d'azione: la legge dice che non si può sparare a meno di 40-50 metri di distanza, che devono colpire prima a terra e sempre mirare alle zone inferiori...e bla bla bla bla bla...Nemmeno la Commissione europea ha potuto fermare il loro uso definendole come "letali", dopo che ne vennero sparate migliaia durante la rivolta delle Banlieu, nel 2005.
Si sa, qui nei Paesi Baschi si fa razza a parte. Chissà se sono stati i monti o l'oceano, se la colpa è di ETA, se è perchè parlano un'altra lingua... Fatto sta che gli avvoltoi dell'Ertzaintza hanno scoperto soltanto nel 2011 che le pallottole sono "letali". Il ministro degli interni del governo basco, il socialista Ares, ha espresso le sue condoglianze alla famiglia del tifoso dell'Athletic. Prima però aveva coperto l'omicidio di stato sostenendo che la Erzaintza era entrata in azione per evitare ulteriori problemi da parte dei facinorosi. Ora che l'autopsia ha certificato che la morte è avvenuta per l'impatto della pallottola, che ha creato un'immediata emorragia cerebrale, le dichiarazioni delle forze di governo si sprecano: epureremo i responsabili, dicono, faremo giustizia, affermano.
Intanto la famiglia ha bloccato ogni tentativo di risposta. Sono i casi nei quali le famiglie, vivendo intimamente il dolore dei propri cari defunti, si avvalgono del diritto di decidere il tipo di risposta. Dolore che non si può giudicare, dolore da rispettare, dolore però che potrebbe manifestarsi in maniera collettiva, perchè la morte di un tifoso è una morte sociale. Bilbao si sveglia dall'entusiasmo interclassista delle vittorie della propria squadra, con un omicidio di Stato. La dichiarazione di Bielsa, l'allenatore dell'Athletic, è probabilmente la più nobile di tutta la ridda di stupidità che circola:"Il calcio è un segmento che replica situazioni simili nel resto degli scenari sociali".
Iñigo Cabacas, un ragazzo di 28 anni che era lì vicino allo stadio, con gli amici, a bere una birra dopo la partita, è la nuova vittima della violenza poliziesca. Figlio unico, lavoratore senza contratto fisso in una banca del centro di Bilbao, Iñigo viene assassinato premeditatamente: gli avvoltoi conoscono il posto, lo sorvolano da tempo, sanno che non c'erano vie d'uscita.
La rabbia cova. Ci aspettiamo un'altra Bilbao, quella che sa gridare il dolore in lotta, quella che si solleva davanti all'ingiustizia e trasforma gli avvoltoi in carogne.
Per Senza Soste, J.ACAB
11 aprile 2012
P.S.: Questo video serve a far capire la distanza dalla quale i poliziotti baschi sparano. E' un video dell'ultimo sciopero generale: http://www.youtube.com/watch?v=nk12I75mY2Y&feature=related

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