mercoledì 31 ottobre 2012

LA SENTENZA SUL CASO MASTROGIOVANNI

Il primo grado del processo a carico di medici ed infermieri dell'ospedale San Luca di Vallo della Lucania,imputati per la morte del maestro elementare Francesco Mastrogiovanni(Franco),si è concluso con la condanna dei primi e l'assoluzione dei secondi,in una sentenza che farà storia nelle competenze giuridiche italiane.
A parte che il reato iniziale di omicidio colposo sia stato derubricato a sequestro di persona e che quindi le pene sono state più lievi in quanto siano state accettate dal giudice le attenuanti piuttosto che le aggravanti,d'ora in poi ci sarà molta più attenzione in quei casi in cui il tso(trattamento sanitario obbligatorio)venga richiesto ed attuato.
E'infatti emerso che la contenzione fisica di un individuo è illegale e che comunque immobilizzare e legare dei pazienti con problemi più o meno gravi diverrà nel prossimo futuro materia su cui ragionare e lavorare con diversi accorgimenti e regolamenti.
L'articolo è preso da Indymedia,per maggiori approfondimenti consiglio il link:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/search?q=mastrogiovanni .

VALLO DELLA LUCANIA: Processo Mastrogiovanni, condannati i medici mentre sono stati assolti gli infermieri. Il Comitato: “Giustizia è fatta”.
 
Condannati i medici, assolti gli infermieri. E' questo l'ultimo atto del processo Mastrogiovanni che così chiude i battenti per il primo grado di giudizio. La giudice del Tribunale di Vallo della Lucania Elisabetta Garzo, dopo quasi cinque ore di camera di consiglio, ha deciso di condannare per sequestro di persona, morte come conseguenza di altro reato e falso in cartella tutti i camici bianchi del reparto di Psichiatria dell'ospedale “San Luca”, ribaltando le richieste del pubblico ministero che invece aveva chiesto di derubricare il reato di sequestro di persona e sostituirlo con quello di omicidio colposo. Così Rocco Barone e Raffaele Basso sono stati condannati a 4 anni di reclusione (nel loro caso si sono visti imputare anche il sequestro di persona e il falso in cartella per la vicenda Mancoletti); Michele Di Genio a 3 anni e 6 mesi di reclusione; Anna Angela Ruberto e Amerigo Mazza a 3 anni di reclusione; Michele Della Pepa, unico presente in aula, a 2 anni di reclusione, ma con pena sospesa. Per tutti i medici, tranne che per Della Pepa, il giudice ha deciso inoltre di applicare l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e il pagamento delle spese legali. La Garzo nel leggere il dispositivo di sentenza ha anche tenuto a sottolineare che “...sono state riconosciute le attenuanti generiche equivalenti a quelle aggravanti”. Gli infermieri tutti presenti, sono invece stati tutti assolti perché il fatto non costituisce reato. La sentenza è stata accolta con molta discrezione sia da parte degli accusati che da parte degli accusatori in un'aula che traboccava di persone. “E' un risultato soddisfacente – ha detto l'avvocato Caterina Mastrogiovanni legale della famiglia del maestro più alto del mondo – perché il pubblico ministero ci ha abbandonato da soli nell'accusa. In ogni caso si è stabilito che la contenzione è illegittima. Viene così ridata dignità a Franco dopo la morte”. I legali dei medici si sono chiusi nel silenzio: “Vedremo le motivazioni del giudice e faremo le nostre valutazioni”, si è lasciato sfuggire Marco Nigro che ha assistito Michele Di Genio. Più loquaci gli avvocati degli infermieri: “E' stata accettata dal giudice la nostra valutazione in merito al caso”, ha detto Michele Avallone che ha difeso Antonio Tardio. “Siamo soddisfatti – ha aggiunto Claudio Mastrogiovanni legale di Raffaele Russo – perché è stata riconosciuta la nostra estraneità al fatto”. Francesco Bellucci, difensore di Antonio Luongo e Alfredo Gaudio, ha invece chiosato: “Non commento le sentenze, ma aspetto le motivazioni per capire come il giudice si è orientata”. Motivazioni che arriveranno entro 90 giorni. Piangono e si abbracciano invece i familiari di Franco Mastrogiovanni dopo che il giudice Elisabetta Garzo ha letto la sentenza che ha condannato i medici che hanno operato nel reparto di Psichiatria dell'Ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania dal 31 luglio fino al 4 agosto del 2009. “Mio fratello – esordisce la sorella Caterina Mastrogiovanni le cui parole sono rotte da un pianto frenato a stento – sarà contento perché è stata fatta giustizia. Da questa sentenza si è capito che in un ospedale pubblico si curano le persone e non si trattano come bestie come invece è successo a Franco. Ora spero che i camici bianchi capiscano come comportarsi con i propri pazienti”. Sulla stessa lunghezza d'onda il cognato del maestro più alto del mondo Vincenzo Serra: “Da oggi ci sono più garanzie per chi si reca in un'ospedale per essere curato perché se a morire è stato Franco al suo posto ci si poteva trovare qualsiasi altro cittadino”. Per il Comitato Verità e Giustizia ha invece parlato Giuseppe Galzerano che ha tenuto a ribadire: “Per noi è soddisfacente la sentenza così come è stata stilata dal giudice perché così come non auspichiamo il carcere a nessuno allo stesso modo vogliamo che nessuno venga ucciso in un'ospedale pubblico come invece è capitato a Franco. Grazie alla presenza del video i medici sono stati così inchiodati alle loro responsabilità”. Alla lettura della sentenza sono stati presenti, fin dal mattino, pure numerosi cittadini che sono giunti da ogni parte del Cilento, ma anche da altri parte d'Italia “...perché – hanno aggiunto gli aderenti al Laboratorio 31 di Sapri – volevamo dimostrare vicinanza e solidarietà alla famiglia Mastrogiovanni”. L'avvocato Giaocchino Di Palma di Telefono Viola ha posto l'attenzione sulla contenzione: “Dopo questa sentenza il legislatore deve affrettarsi a regolamentare questa pratica perché i medici che credono di poterla usare come cura devono invece rendersi conto che vanno contro la legge”. Sulla stessa linea Michele Capano che ha rappresentato il Movimento Robin Hood: “E' una sentenza che fa storia e che viene a ribadire il principio che la contenzione è illegale”.
www.buco1996.wordpress.com

martedì 30 ottobre 2012

COMMEMORAZIONI SUPERFLUE

I due articoli presi da Senza Soste conclamano una malattia che da tempo ammorba lo sport italiano,che dapprima aveva infestato solo il calcio e che ora si sta ramificando negli altri sport:questa patologia è lo sconfinamento del fascismo istituzionalizzato che vuole e che secondo la politica"deve"essere glorificato e celebrato in occasione di manifestazioni ed eventi sportivi.
Le polemiche ultime verso gli ultras livornesi che si sono voltati durante il minuto di silenzio per l'ennesima morte di un mercenario in Afghanistan,assieme alla scuderia Ferrari che ha deciso di mettere lo stemma della bandiera della marina italiana sulle sue vetture in occasione del Gran Premio disputato in India,sono gli spunti per questo post di protesta che non vuole troppo dilungarsi vista l'ovvietà di alcuni aspetti.
Frequentando da decenni gli stadi sono schifato dai minuti di raccoglimento per i soldati italiani che vanno a fare la guerra ben pagati e consci del pericolo cui vanno incontro:tali occasioni di commemorazione in campo sportivo devono essere effettuate solo nel caso di personalità sportive o per lutti che coinvolgono persone legate alle società(ultimo caso capitato a Bergamo in circostanza della morte della madre del presidente del Torino Cairo).
Lascio stare la retorica che ci si dovrebbe fermare per ogni morto sul lavoro o sulla strada o per altro,ogni commento è superfluo,il punto fermo è che la morte di un mercenario alla maggior parte della gente non gliene frega un cazzo e anzi,pur nel rispetto delle osservanze del minuto di silenzio,penso che si sia tolto di mezzo un potenziale assassino che agisce nel nome di un paese ma non di un popolo(nel mio di nome sicuramente mai!).
Poi nel caso della Ferrari si è giunti nell'orrido volendo difendere la posizione di due assassini conclamati,i marò che ammazzarono i pescatori indiani qualche tempo fà e che ancora i nostri politici e tutti i fascisti di turno volgiono coccolarsi e vedere liberi.
Io sto dalla parte degli ultrà amaranto che hanno voluto esprimere il loro dissenso dalla guerra in una maniera che in molti hanno giudicato offensiva per il singolo episodio di morte,tralasciando quello che accadde contro il Verona ed i cori contro Morosini che aumentano solo il disprezzo verso certa feccia della società talmente fuori dal mondo che non merita nemmeno un commento.

Livorno-Cesena esiste ancora il rispetto per il dissenso?
Livorno-Cesena, è ancora possibile in Italia il dissenso alla guerra?

Ci aveva provato la diretta Sky, a minimizzare con un fotogramma la curva girata spalle al campo durante l'ennesimo morto in Afghanistan, assieme a II Tirreno. Che ha dedicato ad uno dei fatti più attesi della serata poche masticate parole. Non si erano fatti i conti con il giornale piu' nazional-militare della stampa italiana: la Gazzetta dello Sport.
Il quotidiano più venduto d'Italia non è solo un monumento alla fuga dal calcio. Dove i commenti tecnici sono scarni e regnano il gossip su chi si porta a letto Balotelli e la promozione del potente di turno. Ma lasciamo anche perdere, per un attimo, il calcolo di quanti voti abbia fatto prendere per anni la Gazzetta a Berlusconi.
La Gazzetta è l'organo promozionale di tutte le missioni coloniali. In sinergia con trasmissioni, come su Sky, dove l'inviato in Afghanistan è stato Fabio Caressa, il principale telecronista delle partite di calcio. E così, nel servizio su Livorno-Cesena con richiamo in prima, la Gazzetta si è gettata ad infamare chi aveva voltato le spalle al campo, con un gesto di dissenso, durante il minuto di silenzio.
Un gesto civile e anche doveroso per far capire che nei luoghi pubblici, con la scusa del lutto, non si può imporre il consenso alla guerra. Oltretutto, fino a quando si facevano i sondaggi sulla guerra in Afghanistan la maggioranza degli italiani era contraria. Esiste ancora il rispetto per il dissenso in Italia? (Red) 27 ottobre 2012
vedi anche
La vergogna Ferrari in India.
La "rossa" gareggerà in India con la bandiera della marina militare per chiedere la liberazione dei marò. Perché non l'ha fatto negli Usa per chiedere giustizia per Calipari?
La nostra marina militare potrà contare oltre che sulle navi da guerra anche sulle monoposto Ferrari. Domenica, infatti, le Ferrari che gareggeranno sul circuito indiano porteranno la bandiera della Marina militare italiana per chiedere la liberazione dei due marò, trattenuti da otto mesi dalla giustizia indiana, contro la loro volontà e quella del nostro governo, come ha affermato il ministro degli esteri Terzi.
Da quando nello sport una squadra si schiera a fianco di una forza militare per una disputa che riguarda la giustizia?
Il nostro paese, e non la Ferrari, dovrebbe impegnarsi a dimostrare l'innocenza dei nostri marò o la loro non responsabilità nell'uccisione dei due pescatori indiani. E poi perché la giustizia indiana dovrebbe essere meno affidabile di quella italiana? L'India è un grande paese democratico sicuramente meno corrotto dell'Italia, a giudizio delle classifiche internazionali, dunque basta aspettare il processo e preparare la difesa. Invece non si accetta la giustizia indiana mentre non ci si è opposti al diktat della giustizia americana che non ha accettato di far processare Mario Lozano per la morte di Nicola Calipari, o che non ha condannato i responsabili del Cermis. Solo per citare i casi più eclatanti.
Dov'era allora la Ferrari? Ha mai pensato di correre negli Stati uniti con la nostra bandiera per chiedere la giurisdizione italiana sul caso Calipari (ma già vi aveva rinunciato anche il nostro governo...) o per chiedere la condanna dei militari che per un gioco hanno tranciato i fili della teleferica del Cermis?
Le ragioni di stato valgono anche per la Ferrari, chissà cosa ne penseranno i piloti che italiani non sono e che un giorno potrebbero trovarsi dalla parte degli accusati?
Giuliana Sgrena
tratto da http://giulianasgrena.globalist.it
25 ottobre 2012

lunedì 29 ottobre 2012

CAMILO CIENFUEGOS

Ieri c'è stato l'anniversario della morte di Camilo Cienfuegos,uno dei rivoluzionari più amati a Cuba,e che nell'isola caraibica viene solennemente ricordato,un esempio di uomo e di combattente che grazie alle sue doti è sempre stato amato da tutto il popolo cubano.
Il breve articolo preso da Infoaut racchiude in poche righe tutto quello che Camilo ha rappresentato per la liberazione di Cuba dalla dittatura di Batista,e che in soli ventisette anni di vita ha saputo dare ad un popolo tra i più fieri ed orgogliosi di tutto il mondo.

28 ottobre 1959: muore Camilo Cienfuegos.
Il 28 ottobre 1959 morì, all’età di 27 anni, Camilo Cienfuegos.
Camilo fu uno dei più importanti personaggi della rivoluzione cubana, basti pensare che fu alla guida di una delle due colonne che partì dalla Sierra Maestra ed attraversò l'isola fino a provocare la caduta del dittatore Batista e a conquistare l'Avana. L'altra colonna era guidata da Che Guevara, che battezzò l’amico Camilo "signore dell'Avanguardia".
Nato a l’Avana da una famiglia di umili origini, si interessò sin da giovanissimo alla politica, anche aiutando il padre, spagnolo, attivista della Unione dei lavoratori di sartoria. Si trasferisce poi negli Stati Uniti, dove lavorerà come operaio in diversi settori. Tornerà poi a  Cuba spinto dalla volontà di dare il proprio contributo a qui movimenti che sempre più duramente si opponevano al regime di Batista. Questo gli costò il carcere e anche una grave ferita: durante una manifestazione, la polizia militare sparò sulla folla, colpendolo ad una gamba. Questo episodio venne poi da lui stesso raccontato:
“mi portarono alla clinica degli studenti, dove ho vissuto una delle più grandi emozioni della mia vita, quando più di un centinaio di persone si riunirono lì all'ingresso e entrando vi fu un boato di applausi ed acclamazioni: mi sentivo una tale emozione, mi sentii sul punto di piangere, e urlai, 'Viva Cuba!'. Da quel momento fui ancora più sicuro che, a qualunque costo, Cuba doveva essere libera”.
Anche in quell’episodio si trovò a fianco del suo primo compagno di lotte, suo padre, che alzando le garze con cui aveva tamponato la ferita de figlio affermò: "E' il sangue di mio figlio, ma é sangue versato per la rivoluzione".
Ebbe un ruolo importantissimo nello svolgersi della rivoluzione e fu uno degli ideatori della strategia militare con la quale i ribelli riuscirono a prendere l’Avana. Anche per questo, dopo la rivoluzione, diventò comandante di tutte le forze armate di Cuba.
Fu senza dubbio uno dei personaggi più amati dal popolo cubano grazie alla sua semplicità, al sua generosità e al suo sorriso.
Il 28 ottobre 1959 si trovava in volo sull’oceano Atlantico su un Cessna 310, piccolo aereo da turismo. L’aereo fu investito da una tempesta e scomparve in mare. Restano comunque incerte le dinamiche dell’incidente: né il corpo di Camilo né i resti dell’aereo furono mai rinvenuti.
Tutt’ora il popolo cubano ricorda ogni 28 ottobre un uomo che, da semplice lavoratore, è diventato un leader della rivoluzione, con il motto “Se c'é stato un Camilo, ci saranno molti Camilo".
tratto da http://www.infoaut.org

venerdì 26 ottobre 2012

AL BERLUSCONE

La notizia è ancora fresca,ma diciamo che era nell'aria visto che l'ex premier Berlusconi aveva fatto dietro front riguardo ad una sua probabile candidatura come presidente del consiglio per il centro destra alle prossime elezioni(contro ogni,almeno mia,previsione):i giudici del processo Mediaset hanno condannato Al Berluscone a quattro anni di carcere per frode fiscale.
Proprio come accadde al mafioso Al Capone negli anni 30,che scampò sempre alle indagini degli inquirenti,Berlusconi ha fatto qualche passo falso ed è stato incriminato non per le sue vaste propensioni criminali mafiose ma per un reato di carattere fiscale.
Non che sia già stato condannato,infatti sono molteplici le sentenze di colpevolezza che però furono cadute in prescrizione,ma credo che a questa non ci scampi...ma fino a quando non lo vedo dietro le sbarre non ci credo.
L'articolo è preso dal Corriere della sera on line e aggiungo un link (http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2009/04/troppo-belloe-veroper-non-metterlo.html )ove Berlusconi era già stato paragonato anche se quasi inconasapevolmente ad Al Capone,prima di inserire qualche riga tratta da Wikipedia che parla della fine del mafioso(di Chicago)...basta sostituire il suo nome con quello di Berluscojoni oltre a qualche sottigliezza geografica e qualche altro appellativo ed il gioco è fatto.

"La caduta
Nel 1930 Al Capone, che da poco era entrato nella lista dei maggiori ricercati dell'FBI, fu dichiarato "nemico pubblico numero 1" della città di Chicago.
Studiando il modo di neutralizzarlo, visto che non si riusciva ad attribuirgli crimini diretti per la sua esperta capacità di organizzarli (oltre che per la protezione omertosa, che gli forniva alibi impeccabili), si dibatté negli Stati Uniti circa l'opportunità di tassare i redditi provenienti da attività illecita. Ottenuto l'avallo legislativo, si assegnò al caso una squadra di agenti federali del Dipartimento del Tesoro, comandata da Eliot Ness e composta da un pool di super-esperti e incorruttibili funzionari che si erano guadagnati il nomignolo di "Intoccabili".
Questi si misero alle costole di Capone analizzando ogni più piccolo movimento finanziario sospetto, ma Capone non aveva nulla di intestato, agiva sempre attraverso prestanome e le contabilità illecite erano gestite tramite codici, perciò il boss restava sufficientemente tranquillo. Finché non si trovò, per caso, un piccolo fogliettino nel quale era citato il nome di Capone. Fu la chiave di volta dell'intera operazione: si riuscì a sfruttare quel piccolo errore per porre in collegamento fra loro molte altre prove raccolte, allestendo quindi un piano accusatorio alquanto vasto, tradottosi nel rinvio a giudizio per evasione fiscale, con 23 capi d'accusa.
La difesa di Capone propose un patteggiamento, che fu però rifiutato dal giudice. La difesa chiamò anche in causa l'Agente Federale Richard James Hart (il cui vero nome, però, era Vincenzo Capone, fratello maggiore del Gangster) per testimoniare l'onestà del fratello minore e la sua assoluta estraneità a qualunque attività criminale, ma Vincenzo rifiutò di presentarsi per mentire. Provò allora a corrompere la giuria popolare, e forse stava riuscendo nell'intento, ma questa fu sostituita all'ultimo momento, la sera prima del processo, da una completamente nuova. La nuova giuria lo giudicò colpevole solo di una parte dei reati ascrittigli, comunque abbastanza perché gli fosse irrogata una condanna a 11 anni di carcere ed una pesante multa di 80.000 dollari".


L'UDIENZA FINALE AL TRIBUNALE DI MILANO
Processo Mediaset, 4 anni a Berlusconi
I giudici: «Fu un'evasione notevolissima»
Primo grado, il pm aveva chiesto 3 anni e 8 mesi
Al centro della vicenda diritti televisivi per 470 milioni

MILANO - Berlusconi condannato a 4 anni per frode fiscale. Con l'interdizione dai pubblici uffici per tre anni. Inoltre, il giudice ha disposto un ristoro dei danni provvisionale all'Agenzia delle Entrate di 10 milioni di euro. Si chiude così il processo sulle irregolarità nella compravendita dei diritti tv Mediaset. Nel leggere il dispositivo della prima sezione del tribunale di Milano, il giudice ha anche dato lettura delle motivazioni redatte contestualmente: «I diritti erano oggetto di passaggi di mano e di maggiorazioni ingiustificate. Passaggi privi di funzione commerciale. Servivano solo a far lievitare il prezzo». Per i magistrati il sistema dei costi gonfiati ha consentito così «un'evasione notevolissima».
IL PROCESSO - È stato un processo lungo quasi sei anni. Oltre a Berlusconi, è stato condannato il produttore statunitense Frank Agrama (3 anni). Prosciolto Fedele Confalonieri, presidente Mediaset. Condannati anche Daniele Lorenzano e Gabriella Galetto. Assolti invece Marco Colombo e Giorgio Dal Negro. Per quanto riguarda le prescrizioni, riguardano tutte gli imputati per riciclaggio, che è stato derubricato, e sono Paolo Del Bue, Erminio Giraudi, Carlo Scribani Rossi e Manuela De Socio. Si chiude così il primo grado di giudizio. Nel corso del processo gemello quello sul caso Mediatrade, l'ex premier e Confalonieri sono usciti con un proscioglimento in udienza preliminare. Il pm Fabio De Pasquale aveva chiesto 3 anni e 8 mesi di reclusione. I giudici hanno invece optato un diverso calcolo delle aggravanti. Il processo, iniziato nel 2006, aveva per oggetto la compravendita dei diritti televisivi e cinematografici con società Usa per 470 milioni di euro. Acquisti perfezionati da Fininvest - società di proprietà della famiglia dell'ex-premier - attraverso due società off-shore. Per la procura, le major americane avrebbero venduto i diritti alle due società off-shore, le quali a loro volta li avrebbero poi rivenduti con una forte maggiorazione di prezzo a Mediaset allo scopo di aggirare il fisco italiano e creare fondi neri a disposizione di Berlusconi. Tutti gli imputati hanno sempre negato ogni addebito.
LE TAPPE - Il processo di primo grado sui diritti Mediaset è durato ben sei anni. L'udienza preliminare è terminata, dopo continui rinvii, nel 2006. Poi richieste di ricusazione avanzate dai legali e l'istanza di astensione presentata dal giudice hanno ulteriormente rallentato il dibattimento. E ancora slittamenti dovuti al Lodo Alfano e al conseguente ricorso alla Consulta, richiesta di trasferimento del procedimento a Brescia, legittimi impedimenti di Silvio Berlusconi, cambi di capi d'imputazione. Un percorso a ostacoli.

giovedì 25 ottobre 2012

EL ALAMEIN:MANCO LA VITTORIA,E' QUESTA LA VOSTRA STORIA!

Il post di oggi è interamente preso dal sito labronico di Senza Soste visto che l'evento che si vuole commemorare questo sabato ha come luogo preposto la vicina città di Pisa,e siccome tale celebrazione non è altro che il settantesimo anniversario della battaglia di El Alamein un poco di legittimo scoglionamento è il minimo.
Come si può notare nel link http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2011/10/el-alamein-e-le-spese-militari.html questa è una festa dedicata ai fascisti nostalgici che sono felici di ritrovarsi e brindare ad una delle sconfitte più cocenti che l'allora Italia nera abbia mai subito,se non proprio la peggiore in assoluto.
Già da questo presupposto si capisce con quale animo questi pochi reietti del ventennio tentino il ricordo del tempo che fù sotto un profilo di sconfitta totale ed inequivocabile,un evento di tale miseria in un'ancora più tragica guerra che ci ha fatti sprofondare nell'abisso e nella povertà che questi quattro ratti altro non hanno da rimembrare che una disfatta epocale.
Festeggiare El Alamein è celebrare il fascismo,è l'antitesi del 25 aprile che i ratti neri chiamano"la festa dei vinti"e che sono orgoglioso di santificare tutti gli anni:sabato lo stadio di Pisa vedrà vecchi e nuovi mentecatti aggrappati ad una bandiera e ad una guerra persa,paracadutisti e militari pronti a salutare a braccio teso e che poi torneranno a casa nelle loro fogne,forse un poco più contenti ma in ogni caso sempre sconfitti.

Celebrazioni El Alamein: i parà si giustificano, i fatti non li scagionano.
Dal sito assopar.it dell'associazione nazionale paracadutisti leggiamo una interessante lettera aperta del Gen. Giovanni Fantini.
In questa lettera il generale ci propina una "serena e veritiera" analisi di cosa fu El Alamein cercando di farci capire come la sua associazione sia in sintonia con il capo dello stato (come se questo significasse qualche cosa) e con la costituzione. Ma smontare punto per punto le sue fantasie risulta esercizio assai facile ma obbligato per fare capire chi abbiamo di fronte.
L'analisi storica è presto liquidata, così come le menzogne che cerca maldestramente di raccontare.
Una delle dicerie più in voga anche tra i revisionisti è che "giovani su ambo i fronti, che si batterono in Nord Africa in quei giorni di fine ottobre del ’42, non ebbero purtroppo “nessuna possibilità di scelta”. La scelta invece c'era! Era quella di opporsi al regime come fecero molti partiti e gruppi politici fin dall'inizio. Uomini e donne costrette al confino, imprigionate, torturate e uccise. Caro generale, solo le menti ottuse dei "militar usano obbedir tacendo". Le persone libere pensano e scelgono, ma sappiamo che lei non potrà mai capire.
La contestazione non sta nel fatto che si celebri una sconfitta in senso stretto, ma che si celebrino le "virtù" (come le chiama lei) di chi combattè e fortunatamente perse al fianco dei nazisti che, ricordiamo, nel frattempo stavano sterminando milioni di persone nei campi di sterminio anche con l'aiuto italiano.
Altra questione che deve spiegare è quando dice: "Neppure si vuole festeggiare “la guerra”, poiché è indubbio che quest’ultima sia un’autentica “rovina” che nessuno vuole". Fare salire bambini per gioco sopra i carri e fargli imbracciare mitragliatrici (che non sono certo merendine), mettere in bella mostra ogni tipo di arma di piccolo calibro (anche qui il nostro archivio è piuttosto fornito di foto e articoli che testimoniano il fatto), vedere foto con giovanissimi in mimetica e basco mentre seguendo il padre fanno il saluto romano non ci pare proprio un modo per comunicare la rovina che è la guerra.
Ci dovrebbe fare riflettere invece quando il generale dice che "la Presidenza Nazionale già da diversi anni invia apposite circolari ai propri Presidenti di Sezione" in riferimento alla possibilità che siano presenti "nostalgici che si presentino per approfittare della situazione". Perchè mai un nostalgico dovrebbe approfittare dell'occasione?
Forse perchè come dimostrano foto e commenti liberamente reperibili, chi ogni anno organizza la festa di specialità, i banchetti e le adunate limitrofe prorpio una boy scout non è?
Ci dovrebbe, dunque, spiegare perchè gruppi di paracadutisti celebrano ogni anno "La festa dei Vinti" (o vero la festa dei fascisti che persero la guerra) il 25 aprile, con lanci di paracadutisti e ritrovi, o perchè la SestaGrifi (come da foto) abbia due fasci littori che fanno da cornice allo striscione del gruppo che ogni anno organizza una "adunata" a Poggio al Cerro, e dove il "Grifo Piantone" (singola persona che dovrebbe curare di più la sua privacy su facebook e che organizza l'adunata della Sestagrifi) distribuisce in rete materiali dei neofascisti di Casa Pound, si fa fotografare con elemetto di guerra tedesco dietro striscioni dei neofascisti.
Oppure ci potrebbe spiegare perchè sul forum congedati folgore i Partigiani (ovvero coloro che hanno veramente contribuito alla liberazione e alla stesura della costituzione che Lei dice di rispettare) vengono chiamati banditi, traditori. O perchè quando ne muore uno si commenti con gioia la dipartita di un combattente per la libertà!
Oppure dovrebbe spiegarci perchè la sua associazione aveva proposto di dare pari dignità ai repubblichini di Salò.
O se vuole, perchè questo ci è veramente oscuro, interessante sarebbe approfondire i legami tra ex parà e mercenari (si parla di non precisati “UOMINI DELLA TRADIZIONE”) , che nel forum dei congedati della Folgore sono commentati, raccontati con un dettaglio che lascia perplessi.
Quindi caro generale, si goda la sua ottima pensione che le garantisce al casta dei militari e non venga a raccontarci storielle su chi siete.
Se vuole confutare con immagini può benissimo andare al link: http://it.scribd.com/doc/39660880/Dossier-El-Alamein dove troverà uno dei tanti dossier che in questi anni sono girati.
Per Senza Soste, Ulisse Ognistrada
23 ottobre 2012
vedi anche
El Alamein: la Folgore commemora nello stadio di Pisa. Il 27 ottobre la manifestazione di "Pisa contro la guerra"
Volevano uno stadio e alla fine sono andati a Pisa. Per il 70esimo anniversario della battaglia di El Alamein la Folgore voleva per forza uno stadio e aveva chiesto l'Armando Picchi, ma Livorno-Verona del 20 ottobre e Livorno-Cesena del 26 ottobre avevano rovinato i piani. L'unica ipotesi, quindi, era lo spostamento di una delle partite ma motivi di ordine pubblico e la sicura contestazione che avrebbero subito in città li hanno fatti desistere. A Pisa, tuttavia, continueranno la tradizione della contestazione a questa assurda e costosa commemorazione. Invitiamo, dunque, i livornesi che in questi anni si sono sempre presentati numerosi in occasione della manifestazione "No El Alamein" a recarsi a Pisa per gridare "No El Alamein ne' qui ne' altrove". red 17 ottobre 2012
Di seguito l'appello di "Pisa contro la guerra" er la manifestazione del 27 ottobre e l'articolo di Senza Soste.
 
NO ALLA GUERRA!
NO ALLE SPESE MILITARI! NO EL ALAMEIN!
Sabato 27 ottobre a Pisa la Brigata Paracadutisti Folgore commemorerà il 70° anniversario della battaglia di El Alamein, nella quale venne sconfitta assieme alle forze naziste. Si tratta di una parata nostalgica, di uno sfoggio di armi e strumenti di morte che radunerà fascisti, estremisti di destra e guerrafondai da tutta Italia. Una vergogna per la città, che vedrà l'occupazione e la militarizzazione dello stadio, di Piazza dei Miracoli, dove si svolgeranno le celebrazioni e delle zone circostanti.
Nella guerra non c'è niente di valoroso, niente da festeggiare, tanto meno in una guerra fascista.
Ma queste non sono soltanto celebrazioni nostalgiche: da sempre celebrare le guerre del passato serve a giustificare quelle del presente, a preparare le guerre di domani.
La Folgore è stata infatti in prima fila in numerose missioni “umanitarie”, tra cui le guerre di occupazione in Afghanistan e Iraq, ed è stata spesso protagonista di violenze e brutalità contro la popolazione civile. Intanto il governo ha deciso negli scorsi mesi di bombardare l'Afghanistan e dopo l'attacco alla Libia, in Siria si aprono nuovi scenari di guerra. Monti lo ha detto chiaramente più volte: “Siamo in guerra”.
È la guerra condotta dal governo contro lavoratori e lavoratrici per aumentare i profitti delle banche e degli industriali, per proteggere i privilegi della Chiesa e della casta militare. È la guerra del governo contro qualsiasi dissenso interno, che militarizza i territori e reprime chi solleva la testa.
Quella che si terrà a Pisa il 27 ottobre sarà la celebrazione della rapina quotidiana nei confronti dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, degli studenti e delle fasce più deboli della popolazione. Il governo Monti e l'UE impongono sempre maggiori sacrifici, ci dicono che le casse sono vuote, ma i soldi ci sono!
Infatti mentre crollano salari e diritti, mentre aumentano licenziamenti, tasse e tagli al sociale ed all'istruzione, la casta militare non rinuncia alle proprie autocelebrazioni ed ai propri privilegi. Le spese militari complessive per il 2012 in Italia sono di 30 miliardi, oltre 10 miliardi nei prossimi anni per l'acquisto di cacciabombardieri F35, per le missioni all'estero sono spesi 1,4 miliardi di euro, e intanto l'industria bellica fa affari d'oro.
A Pisa in questi anni i militari, le istituzioni locali e la stampa hanno imbastito una campagna per mostrare il lato “sportivo” e “umanitario” dell'esercito, coinvolgendo nella propaganda militarista anche i bambini delle scuole elementari. Una propaganda che serve a far passare una nuova idea di città, la città militare. La città dell'Hub, il nuovo aeroporto militare in costruzione, secondo in Europa, che arriverà a movimentare fino a trentamila militari al mese. A Pisa è dunque fondamentale opporsi alla commemorazione di El Alamein.
È arrivato il momento di dire basta! Basta alla guerra, al militarismo, al nazionalismo! Basta al governo Monti, ai sacrifici, alle politiche di austerità! Basta alle spese militari, ai tagli, ai licenziamenti! Basta alla militarizzazione e alla repressione del dissenso! Basta deliri nostalgici e relitti del fascismo! Basta El Alamein!
La giornata del 27 ottobre vedrà manifestazioni in diverse città europee contro le politiche operate dai diversi governi subalterni alle imposizioni della Banca Centrale Europea, a Roma si svolgerà una manifestazione nazionale per il NOMonti day. Tutte queste mobilitazioni possono divenire l'inizio di un nuovo grande movimento contro la guerra e le politiche antipopolari dei governi europei.
Scendiamo in piazza sabato 27 ottobre con un corteo contro la guerra, la crisi, il militarismo, contro ogni fascismo. Prepariamo questa giornata con iniziative e assemblee. El Alamein: non c'è niente da commemorare!
CORTEO ORE 15
P.zza XX Settembre - Logge di Banchi
Pisa contro la guerra
***
Le vostre feste nelle vostre caserme
Il 27 ottobre la Folgore vuole commemorare El Alamein allo stadio. Ma la sera prima c'è Livorno-Cesena

Probabilmente quando uscirà questo articolo la notizia sarà già di dominio pubblico, ma nel momento in cui scriviamo non è più solo una voce il fatto che il comando della Folgore abbia chiesto ufficialmente al Comune di Livorno l’utilizzo dello stadio per la giornata del 27 ottobre (con annessa disponibilità di un altro paio di giorni per montaggio e smontaggio). Ma la sera prima, in anticipo, è prevista in calendario allo stadio Livorno-Cesena, per cui girano già voci di spostamento della partita. Inizialmente la scelta era ricaduta sul 20 ottobre, ma quel sabato sarebbe stato in programma Livorno-Verona, partita difficile da ricollocare in altra data per vari e ovvi motivi.
Non ci dilunghiamo certo sulla questione delle possibili date di rinvio della partita perché il nocciolo della questione è un altro. Ed è sia simbolico che sostanziale. In un momento in cui ai lavoratori vengono tagliati diritti, stipendi e pensioni, ai cittadini vengono tagliati scuola, sanità e servizi, ai giovani e ai disoccupati viene tagliato welfare e futuro, la casta dell’esercito viene ad occupare il territorio livornese per una commemorazione nostalgica e fascista e per autocelebrare le proprie gesta, inutili, mortali e costose, nei conflitti di mezzo mondo.
Ma andiamo con ordine, perché la questione dello sbarco di nostalgici fascisti che commemorano una battaglia combattuta al fianco di Hitler non è certo nuova ed in questi anni ha creato polemiche, e scontri in città.
La storia
La Campagna del Nord Africa, conosciuta anche come Guerra nel Deserto, si riferisce ad un teatro di guerra in cui si confrontarono italo-tedeschi da una parte e Alleati dall'altra tra il 1940 e il 1943.
L'esercito italiano in Libia, forte di 200mila uomini, ma del tutto impreparato ad una guerra moderna, aveva invaso, nel settembre del 1940, l'Egitto, difeso da 30mila soldati inglesi, con lo scopo di impossessarsi del canale di Suez. Dopo qualche successo iniziale nel dicembre dello stesso anno gli inglesi iniziarono la loro controffensiva. Quando Mussolini chiese aiuto ad Hitler, la Germania inviò alcuni reparti della Luftwaffe e l'Afrika Korps con al comando di Erwin Rommel, che sarebbe divenuto celebre come la Volpe del Deserto. Dopo una serie di offensive in Libia e in Egitto, la decisiva vittoria degli inglesi di Montgomery ad El Alamein costrinse le forze italo-tedesche ad abbandonare la Libia e ad attestarsi in Tunisia.
Tensioni in città
Durante la ricorrenza di El Alamein la città si è spesso riempita di giovani ex parà o nostalgici combattenti che cercavano gadgets, teschi e magliette della XMAS (La Russa in un appassionato discorso di 3 anni fa elogiò questa milizia di massacratori di partigiani e antifascisti) aell’ex mercatino di piazza XX settembre. Nel 2006 però avvenne il primo scontro. Un gruppetto di ex parà di Verona con tanto di magliette con celtiche e simboli fascisti vari, si scontrò con un gruppo di livornesi dopo essere stato protagonista di varie provocazioni proprio nella zona di Piazza XX Settembre nei pressi del Csa Godzilla. I veronesi furono costretti a lasciare la città scortati dalla polizia fino all’autostrada. Nel 2007 invece la sede delle tensioni si spostò alla Rotonda d’Ardenza. Infatti la Folgore aveva deciso di uscire dai confini della propria caserma e mettere in bella mostra tendoni proprio alla Rotonda con tanto di bambini in posa che si facevano fotografare impugnando mitragliatrici e “cavalcando” carri armati. Un presidio di protesta sfociò presto in rissa, sedata con l’arrivo della celere che si schierò ai 3 ponti per dividere i gruppi (vedi foto). Dalla parte del parco gli antifascisti, alla Rotonda giovani e meno giovani con saluti romani in bella mostra difesi dalla polizia. Negli ultimi due anni invece la città ha risposto alla commemorazione con cortei partecipatissimi che avevano come oggetto il No ai tagli della spesa sociale e SI ai tagli della spesa militare. Ma la Folgore, con al fianco le istituzioni locali, si è allargata, e per il rientro dei contingenti dall’Afghanistan ha sempre voluto lo stadio. Quest’anno invece ricorre il settantesimo anniversario di El Alamein e il comando della Folgore vuole rilanciare con un'altra presa dello stadio.
Media e politica
Sorprende, ogni anno, l’enfasi con cui il sindaco Cosimi ricorda questa ricorrenza. Commemorare una guerra è già un errore, lo è ancor più quando il ruolo avuto nella guerra in questione è quello di aggressori e per di più senza alcun risultato. E come se non bastasse gli fa eco Kutufà e il sempre fedele Tirreno che addirittura confeziona paginate sul ruolo benefico della Folgore nel mondo in quanto portatori di pace, fino ad auspicarne una presenza nelle scuole per raccontare ai bambini le loro splendide avventure nel segno della solidarietà e della democrazia.
Ma ancora più grave è la presenza dell’Anpi, l’associazione partigiani o meglio la succursale storico-retorica del Pd, che si presenta ogni anno al fianco della Folgore durante la commemorazione. Se oggi la presenza della Folgore è diventata visibile, ingombrante e costosa è anche colpa dell’attuale sindaco che ha sempre dato la sua benedizione politica all’evento ed ha messo sempre a disposizione strutture e uomini per l’organizzazione. Per altri tipi di manifestazione, sportiva o politica che sia, c’è difficoltà anche a farsi portare le seggiole…
La casta dei militari
Fra tutte le campagne anticasta, politica o sindacale che sia, nessuno osa toccare quella che veramente ci costa di più, quella militare. Poche settimane fa è scoppiato lo scandalo dei cappellani militari che ci costano la bellezza di 12 milioni di euro l’anno. Tutti pagati dallo Stato italiano e non con l’8×1000 della Chiesa. In Italia i generali delle Forze armate sono 425. Negli Stati Uniti gli alti ufficiali sono 900, ma coman­dano 1 milione e 400 mila uomini, sette volte più di noi. Le pensioni si aggirano intorno ai 15mila euro e per le alte cariche c’è una buonuscita aggiuntiva di 409mila euro lorde. Ma lo scandalo più grande sono i 30 miliardi complessivi di spesa (fonte Sipri) nel 2012, oltre 10 miliardi nei prossimi anni per i cacciabombardieri F35 e ben 1,4 miliardi di euro per le missioni militari all'estero.
Messaggio finale
Il messaggio quindi è chiaro. Che facciano le loro commemorazioni nelle loro caserme. Chi permetterà che le facciano altrove saranno loro complici. Livorno sveglia
tratto da Senza Soste n.74 (settembre 2012)
Vedi anche

mercoledì 24 ottobre 2012

DAVVERO SONO ESPERTI,STUDIOSI E SCIENZIATI?

Dopo la sentenza che ha condannato(ma purtroppo già sappiamo che la sentenza cadrà nel vuoto)dei componenti della commissione"grandi rischi"colpevoli secondo i giudici di gravi negligenze per i fatti che hanno riguardato il terremoto che ha devastato L'Aquila e le zone limitrofe il 6 aprile 2009, una domanda mio sorge spontenea:gli sismologi,i geologi ed in parte la protezione civile e la stessa commissione condannata che ci stanno a fare?
I due articoli seguenti parlano della cronaca e delle proteste suscitante nell'ambiente scientifico in tutto il mondo per questa che è stata definita una sentenza schok,in quanto si pregiudicherebbe la ricerca scientifica riguardante i terremoti e non solo,includendo tutte le altre calamità naturali come alluvioni,eruzioni vulcaniche,frane,etc.
Tutti i dimissionari elencati qui sotto e che certamente non vivono d'aria ed anzi hanno uno stipendio ben renumerato ed"offerto"per gran parte da tutti i contribuenti,non sopportano la responsabilità cui sono onorati e secondo le loro dichiarazioni oberati:l'istituto nazionale di sismologia allora che funzione ha se non quella di rilevare un sisma dopo che è accaduto?
Questi signori puniti ora da una sentenza del tribunale solo una settimana prima,allertati da altri colleghi e da studiosi,hanno glissato gli avvertimenti della terra che brontolava sempre più spesso in Abruzzo e che poi è esplosa col botto,con polemiche che hanno da subito colpito la commissione"grandi rischi"e la protezione civile anche se per altri motivi.
Secondo me la maggior parte di questi esperti,studiosi e scienziati potrebbero benissimo lavorare per dei privati o per loro stessi come se si dedicassero ad un hobby,che di certo non provocherebbe danni enormi come quelli che hanno contribuito ad aumentare:i terremoti ci sono sempre stati e sempre ci saranno,ma nel caso abruzzese davvero non poteva essere previsto?
Contributi presi dal Corriere della sera e dal sito del Tg3(vedi anche:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2009/04/sul-terremoto-ed-altro.html ).

L'Aquila, l'allarme della Protezione civile dopo la sentenza: «Si rischia la paralisi»  

Intanto si è dimesso Maiani, il presidente della Grandi Rischi «Non vedo le condizioni per lavorare serenamente»

La prima conseguenza della sentenza di condanna emessa lunedì nei confronti dei componenti della ex commissione Grandi rischi è «la paralisi delle attività di previsione e prevenzione». Lo afferma il Dipartimento della Protezione civile.

« A RISCHIO ALTRE PROFESSIONALITA'»- Secondo la Protezione civile «tocca invece pesantemente altre realtà e professionalità cardine del servizio nazionale della protezione civile: a partire dalle centinaia di tecnici dei centri funzionali e dei centri di competenza che ogni giorno si occupano di monitorare, sorvegliare e valutare i fenomeni naturali al fine dell'allertamento delle amministrazioni e delle strutture operative». Ma, secondo la Protezione civile, «anche i moltissimi professionisti dei numerosi Ordini che gratuitamente e volontariamente mettono a disposizione il proprio tempo e la propria esperienza in emergenza. Ultimo esempio, in tal senso - conclude il dipartimento - è stato il lavoro svolto nella fase post-sisma in Emilia, dove hanno contribuito allo svolgimento di decine di migliaia di verifiche di agibilità degli edifici danneggiati».
LE DIMISSIONI DI MAIANI - Lo aveva annunciato lunedì, martedì il fisico Luciano Maiani ha agito di conseguenza e si è dimesso da presidente della commissione Grandi Rischi:«Non è possibile fornire allo Stato una consulenza in termini sereni, professionali e disinteressati sotto questa folle pressione giudiziaria e mediatica». E non ha lasciato solo Maiani. Dopo di lui, a quanto pare, arriveranno le dimissioni di tutti i vertici della commissione Grandi Rischi: dal vicepresidente Mauro Rosi e quelle del presidente emerito, on. Giuseppe Zamberletti. Intanto è una levata di scudi generale da parte dei sismologi americani a difesa dei colleghi italiani: i commenti sulla sentenza variano da «assurda» a «vergognosa».

(modifica il 24 ottobre 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sentenza de L'Aquila.Si dimettono i vertici dei Grandi Rischi.

Raffica di dimissioni, lasciano Maiani e Dolce. Intanto, gli scienziati insorgono contro la sentenza del tribunale abruzzese che ha condanato i i sette membri della commissione grandi rischi tutti colpevoli di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose
 
L'intero ufficio di presidenza della Commissione nazionale Grandi Rischi, composto oltre che dal presidente Luciano Maiani, dal presidente emerito Giuseppe Zamberletti e dal vicepresidente, Mauro Rosi, ha rassegnato le dimissioni al presidente del Consiglio Mario Monti. Lo rende noto il Dipartimento della Protezione Civile sottolineando che "all'esito dell'iter amministrativo previsto, il professore verrà assegnato ad altro incarico". Maiani ha deciso di dimettersi per "l'impossibilità che la commissione Grandi Rischi possa lavorare serenamente e offrire pareri di alta consulenza scientifica allo Stato in condizioni così complesse".
Anche il direttore dell'ufficio rischio sismico e vulcanico del Dipartimento della Protezione Civile, Mauro Dolce, ha presentato le dimissioni dopo la sentenza del tribunale de L'Aquila che ha condannato a sei anni tutti i partecipanti alla riunione della Commissione Grandi rischi del 31 marzo 2009.

Intanto, il mondo della scienza internazionale insorge contro la sentenza di condanna del tribunale de L’Aquila. Il giudice Marco Billi ha ritenuto i sette membri della commissione grandi rischi tutti colpevoli di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. A Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Claudio Eva e Gianmichele Calvi sono state concesse le attenuanti generiche. I sette sono stati condannati anche all'interdizione perpetua dai pubblici uffici.


Una decisione "assurda e pericolosa", secondo la Union of Concerned Scientists, una influente Ong statunitense. “Dopo che L'Aquila è stata investita da terremoti di piccola intensità, gli scienziati hanno affermato che un sisma di grande potenza era improbabile ma possibile, sottolineando l'incertezza in questo campo - si legge in un comunicato - Quando il forte sisma ha colpito, causando vittime, gli scienziati sono stati messi sotto processo. In quell'occasione l'American Geophysical Union ha messo in guardia sul fatto che le accuse potevano mettere in crisi gli sforzi internazionali per capire i disastri naturali, perché il rischio di un contenzioso scoraggia gli scienziati e i funzionari dall'avvisare il proprio governo o anche lavorare nel campo della previsioni rischi in sismologia".

"Immaginate se il governo accusasse di reati criminali il metereologo che non è stato in grado di prevedere l'esatta rotta di un tornado. O un epidemiologo per non aver previsto gli effetti pericolosi di un virus. O mettere in carcere un biologo perché non è stato in grado di prevedere l'attacco di un orso. Gli scienziati devono avere il diritto di condividere ciò che sanno e ciò che non sanno senza la paura di essere giudicati criminalmente responsabili se le proprie previsioni non si avverano", continua il testo. "Ciò arriva dalla terra natale di Galileo. Crediamo che alcune cose non cambieranno mai", è la polemica conclusione.

La notizia ha avuto grande eco anche in Giappone. Shinichi Sakai, professore associato dell'Earthquake Research Institute di Tokyo, scrive: "Se fossi stato io lì avrei detto le stesse cose perché non è possibile stabilire quando può verificarsi una forte scossa sismica. - Sakai rileva che - Non è chiaro se la sentenza debba essere imputata ai componenti del comitato perché avevano la responsabilità di dare informazioni su provvedimenti e misure da prendere o perché i componenti sono colpevoli di valutazioni sbagliate come scienziati. Resta il fatto che in Giappone (che registra annualmente il 20% delle scosse pari e superiori a magnitudo 6 in tutto il mondo ndr) non ci sono mai stati processi simili. La previsioni dei terremoti - conclude - sono considerate attualmente molto difficili, come ha del resto ribadito l'ultima e recente riunione della Seismological Society of Japan".

martedì 23 ottobre 2012

BOLOGNA NON CAGA-POUND


L'appuntamento con la protesta che si terrà a Bologna il prossimo mese per chiudere la sede di Cagapound nel quartiere Murri è ancora lontano,ma è importante avere questo lasso di tempo per poter informarsi bene,per chi non lo sappia,chi sono e che cosa fanno questi autoproclamati"fascisti del terzo millennio"che sotto altri nomi e mascherati da fantomatiche"associazioni culturali"promouvono l'ideologia fascista e razzista in Italia.
Questi ratti neri che agiscono sotto la protezione di polizia e di certi politici malavitosi con raid e incursioni stanno assaltando immigrati,antifascisti e chi secondo loro sia diverso e non conforme al cameratismo fascista che in maniera confusa e vana vanno predicando.
L'articolo preso è un comunicato redatto dal Coordinamento antifascista Murri che per la data di sabato 24 novembre prossimo hanno organizzato una manifestazione popolare per far sì che la fogna bolognese di Ca$$a Pound aperta con coperture(si vergognano pure loro credo)sia chiusa.
[BO] sab 24 nov h.15: corteo: “Chiudiamo Casapound!”
Mentre in giro per l’Italia si susseguono i raid squadristi di CasaPound, a Bologna il Coordinamento Antifascista Murri lancia un appello per una manifestazione “popolare e  determinata” contro la sede neofascista aperta in via Malvolta, sabato 24 novembre 2012 alle 15 da Piazza Carducci.
Alcuni mesi fa i fascisti di CasaPound hanno aperto una loro sede in via Malvolta 16/d, nel quartiere Murri a Bologna, di nascosto, dietro la copertura di una fantomatica associazione culturale, dal nome sinistro: “Sole e acciaio”. Come residenti nel quartiere abbiamo sentito l’esigenza di tenere monitorate le loro attività, come prima forma di autodifesa. Pur provenendo da esperienze e realtà diverse siamo oggi unite dall’ideale antifascista e da una necessità non rimandabile: togliere qualsiasi agibilità alla propaganda dei fascisti e chiudere la sede di via Malvolta 16/d.
I cosiddetti fascisti del terzo millennio (come si definiscono pubblicamente) utilizzano le armi del mimetismo che hanno ereditato dai loro “padri” di Terza Posizione e mostrano un volto affabile e giovanile per cercare di imbonirci. Nella loro demagogia vogliono rifarsi a un supposto “fascismo delle origini”, venato di vitalismo e irrazionalismo, vicino a D’Annunzio, Fiume e al “diciannovismo” (dal 1919, anno di fondazione dei fasci di combattimento).
Dietro c’è la violenza squadrista: bastonate agli studenti che protestavano contro la controriforma Gelmini nel 2008 a Piazza Navona, coltellate ai gay e agli “alternativi”, infinite aggressioni a compagni o semplici dissidenti su e giù per l’Italia, fino all’assassinio: nel dicembre 2011 un militante di CasaPound, Gianluca Casseri, spara a bruciapelo ad alcuni venditori ambulanti senegalesi, a Firenze; ne ammazza due e ferisce altri tre, in quella che è una vera e propria esecuzione razzista.
Questi sono i pericoli. Per contrastare tutto ciò abbiamo iniziato un’attività pubblica nel quartiere e nella città: con regolari volantinaggi e affissioni, e attuando due iniziative simboliche, intitolando una rotatoria all’antifascista Emilio Bassi e dando vita a un presidio partecipato di fronte alla targa che ricorda il ruolo delle donne antifasciste nella Resistenza, presso il parco Renata Viganò, opera sfregiata con un fascio littorio la notte subito precedente alla nostra iniziativa.
Noi crediamo anche che i veri nemici siano i padroni, gli speculatori e tutti quegli apparati statali e sovrastatali che ci stanno facendo pagare con lacrime e sangue una crisi finanziaria di cui hanno l’esclusiva responsabilità., per questo ci siamo dati tre parole d’ordine: internazionalismo, libertà e giustizia sociale. Questi sono i nostri valori.
I fascisti di via Malvolta costituiscono un ostacolo nell’affermazione di questi valori perché sono, come tutti i loro camerati, a fianco dei padroni contro i lavoratori e al fianco della polizia contro chiunque si ribelli a un ordine ingiusto. Lo dimostra ad esempio il recente appoggio di CasaPound alle politiche del padrone dell’Ilva di Taranto Riva, noto sfruttatore ed affamatore, assassino inquinatore di una popolazione e del suo intero territorio.
La nostra netta percezione oggi è che i fascisti di via Malvolta tentino di allargare la propria sfera d’azione: adesivi, scritte, manifesti, aperitivi sul marciapiede, una sede aperta diversi giorni a settimana e la prima iniziativa pubblica il 13 ottobre scorso, conclusasi lungo la strada al grido di “Duce Duce”, sotto l’occhio protettivo carabinieri.
Tutto ciò è ostacolato spontaneamente dalla gente del quartiere che rimuove gli adesivi, copre le scritte, appende striscioni antifascisti e si riprende le strade (come è avvenuto lo stesso 13 ottobre), ma avviene anche nel silenzio assordante delle istituzioni, dal quartiere al comune.
Noi non resteremo a guardare: l’attività spontanea degli abitanti del quartiere merita l’appoggio di tutti-e. Proponiamo quindi alle donne e agli uomini liberi, e alle loro associazioni, una manifestazione, popolare e determinata, nel pomeriggio di sabato 24 novembre.
Sabato 24 novembre manifestazione ore 15 piazza Carducci
Chiudiamo le sedi dei fascisti! Chiudiamo Casa Pound!
Coordinamento Antifascista Murri

lunedì 22 ottobre 2012

ELEZIONI REGIONALI IN EUSKADI E GALIZIA

Ieri c'è stata una tornata elettorale in due regioni autonome della Spagna,in Galizia ed in Euskadi,con risultati che hanno avuto come comune denominatore il crollo del partito socialista(Psoe)con una percentuale superiore al 10% in entrambe le situazioni ed un buon bottino dei partiti indipendentisti.
Il primo articolo è preso da Contropiano(http://www.contropiano.org/it/esteri/item/12012-paese-basco-batosta-elettorale-per-socialisti-e-popolari )mentre il secondo è preso dal sito Spaghettibcn(http://spaghettibcn.com/20121022_risultati-elezioni-paesi-baschi-e-galizia.html )dove si tracciano i primi commenti relativi al voto.
Il contributo di Contropiano parla esclusivamente della situazione in Euskadi(la parte di Euskal Herria divisa tra le province di Gipuzkoa,Araba e Bizkaia)dove,a parte il crollo del Psoe,ha visto la vittoria del Partito nazionalista basco(Pnv)che è per l'autodeterminazione ma non per un'indipendenza netta dalla Spagna e che è formata da democratici:la formazione che racchiude diverse componenti della sinistra basca,Eh Bildu,ha ottenuto un risultato sui livelli delle consultazioni del maggio del 2011 quando si votò per le amministrative(questo voto è invece per la composizione del parlamento regionale).
Per maggiori informazioni su Eh Bildu suggerisco la visione di un paio di links:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2011/05/elezioni-amministrative-spagnole.html e http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2012/06/ri-sortu.html.
Il secondo articolo parla pure delle elezioni in Galizia dove ha ottenuto un buon successo Age(Alternativa Galega de Esquerda),per la prima volta ai blocchi di partenza:qui,a differenza che in Euskadi,il primo gruppo è il PP(Partito popolare)che ha tenuto nonostante le proteste degli spagnoli che hanno riguardato l'attuale schieramento al governo.
Tra un mese toccherà alla Catalunya dove si preannuncia un forte consenso per i partiti indipendentisti.

Paese Basco: batosta elettorale per socialisti e popolari.

Vittoria dei regionalisti del PNV mentre la sinistra indipendentista conferma i suoi consensi. E soprattutto batosta per i partiti nazionalisti spagnoli.

 Molti quotidiani italiani – compresa la Repubblica del solito Omero Cia(i) – titolano ‘vittoria indipendentista’ a proposito del voto che ieri ha rinnovato il parlamento regionale della Comunità Autonoma basca. Ma non è andata esattamente così, a riconferma che i tuttologi della 'grande stampa' non ci azzeccano quasi mai.

Elezioni storiche, quelle di ieri, per vari motivi: perché è passato esattamente un anno da quando l’ETA ha dichiarato una tregua definitiva e permanente; e perché tutte le forze della sinistra indipendentista – dai radicali di Batasuna e di Alternatiba ai socialdemocratici di Aralar, passando per i nazionalisti di sinistra di Eusko Alkartasuna – si sono di nuovo presentate unite nella coalizione Eh Bildu.

Che fino all’ultimo ha sperato di poter vincere la tornata elettorale, strappando il primo posto ai rivali del Partito Nazionalista Basco, partito di governo di ideologia nazionalista ma soprattutto liberale e democristiana. Alcuni sondaggi davano il sorpasso per possibile, se non in termini di voti almeno di seggi, vista la legge elettorale che assegna nel Parlamento Regionale un numero uguale di seggi ad ognuna delle tre province nonostante la forte diversità di popolazione.

Ma così non è stato, e già ieri intorno alle 22, a due ore esatte dalla chiusura dei seggi, era chiaro che il voto di ieri ha visto una fortissima, storica affermazione proprio del Partito Nazionalista Basco che si conferma come prima forza con 27 seggi sui 75 totali, ottenendo quasi il 34% e 383 mila voti. Occorre dire innanzitutto che è praticamente impossibile paragonare le regionali di ieri con quelle del 2009, perché all’epoca la sinistra indipendentista era divisa e Batasuna era fuori legge, e quindi la distribuzione dei seggi venne fortemente alterata dall’esclusione della sinistra radicale basca. E quindi tutti gli analisti si concentrano sulle elezioni più recenti, le amministrative e quelle generali del 2011.

Il Pnv strappa migliaia di voti in parte ai popolari e soprattutto ai socialisti, penalizzati anche dall’astensione di alcuni loro elettori delusi dalle politiche a base di tagli di Rajoy a Madrid e del governatore Patxi Lopez a Gasteiz.

Gli indipendentisti di sinistra ottengono 277 mila voti, il 25% e 21 seggi, confermandosi come seconda forza politica e confermando quasi il consenso elettorale delle ultime tornate (282 mila alle amministrative e 284 mila alle politiche). Un risultato importante ma che ha lasciato dirigenti e militanti di Eh Bildu con l’amaro in bocca. La coalizione non è riuscita a mobilitare una parte di suoi possibili elettori – il tasso di partecipazione è stato solo del 65% - e a Donostia e in altri comuni dove governa, Eh Bildu ha perso alcune migliaia di voti andati a destra verso il Pnv o verso l’astensionismo. A Donostia la sinistra indipendentista scende dal primo al terzo posto.

Ha in parte funzionato l’appello dei regionalisti del PNV a creare un argine moderato contro la possibile vittoria dei ‘radicali’. Ed anche la campagna sottotono non ha contribuito a convincere alcuni settori più a sinistra dell’elettorato.

Comunque, anche se per poche centinaia di voti, Eh Bildu rimane prima forza nella provincia di Gipuzkoa (quella di Donostia/San Sebastian) e seconda in Araba (Vitoria/Gasteiz) e Bizkaia (Bilbao). Un risultato intermedio che sarà sicuramente oggetto di una profonda riflessione all’interno di una coalizione che mette insieme visioni ideologiche e pratiche politiche spesso molto differenti.

Un altro dato incontrovertibile è il crollo dei socialisti del governatore uscente – obbligato dalla evidente mancanza di consenso a sciogliere anzitempo il parlamento uscente e ad indire le elezioni anticipate di ieri – che ottengono solo 16 seggi, e della destra spagnolista ridotta a 10 seggi. Mentre la sezione basca della sinistra spagnola scompare con un misero 1,5% dei voti, i liberali di destra dell’UPyD riescono a entrare con un rappresentante. Da notare che insieme i voti raccolti dai partiti ‘spagnolisti’ – Pp, Psoe e UPyD non raggiungono neanche il consenso ottenuto dal solo Pnv.

Teoricamente la composizione del parlamento basco è dominata da una maggioranza teorica di forze che rivendicano il diritto all’autodeterminazione: ben 48 seggi su 75. Ma se sulle rivendicazioni di tipo nazionale in qualche caso sarà possibile sommare i voti e i seggi del Pnv con quelli di Bildu, sulle questioni sociali, economiche e internazionali la distanza è abissale. Ed anche rispetto al tema dell’indipendenza è assai difficile che i democristiani vadano oltre la storica posizione regionalista.

Ora occorrerà capire cosa farà il Pnv. La scelta più probabile è che per governare apra ai socialisti dell’ex lehendakari Patxi Lopez, pesantemente ridimensionato dal voto.

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Il risultato elettorale delle elezioni autonomiche in Galizia e nei Paesi Baschi mostra chiaramente un risultato tanto evidente quanto sottovalutato dai maggiori mezzi di comunicazione, sempre focalizzati sul dualismo PP/PSOE e restii a dare il giusto peso alla dirompente sinistra indipendentista delle regioni autonome.

Vediamo insieme i risultati, presi dalle grafiche de ElPaís:
Galicia (votanti 63.8%):
  • PP: 45% (41 seggi), nel 2009 era il 46% (38 seggi), differenza: -1%
  • PSdeG (Socialisti): 20% (18 seggi), nel 2009 era il 31% (25 seggi), differenza: -11%
  • BNG (Blocco Nazionalista Gallego, sinistra): 10% (7 seggi), nel 2009 era il 16% (12 seggi), differenza: -6%
  • AGE (Alternativa Galega de Esquerda): 14% (9 seggi), nel 2009 non esisteva, differenza: +14%
E’ evidente il successo per AGE, nuova formazione politica che rompe con la sinistra tradizionale portando via ben 11 punti percentuali al PSOE più altri al partito nazionalista. Il risultato in Galizia non è stato, ai nostri occhi ed ai numeri, un successo per il PP che si trova con 135.493 votanti in meno (per intenderci Santiago de Compostela ha 95.000 abitanti in totale). La vera notizia sono proprio i 200.000 voti presi da AGE al suo debutto politico.
risultati elezioni Galizia
Euskadi (votanti 65.83%):
  • PNV (Partito Nazionalista Vasco, destra): 34% (27 seggi), nel 2009 era il 38% (30 seggi), differenza: -4%
  • EH Bildu (Reunir Euskal Herria, sinistra indipendentista): 25% (21 seggi), nel 2009 era il 9% (5 seggi),differenza: +16%
  • PSE (Socialisti): 19% (16 seggi), nel 2009 era il 30% (25 seggi), differenza -11%
  • PP: 11% (10 seggi), nel 2009 era il 14% (13 seggi), differenza -3%
Anche in Euskadi i numeri parlano chiaro, l’unica formazione politica che è cresciuta rispetto alle ultime elezioni è EH Bildu, ideologicamente legata alla izquierda abertzale e votata da 277.000 persone.
risultati elezioni Paesi Baschi
Un vento nuovo, decisamente, le elezioni in Galicia ed Euskadi dicono a chiare lettere che la gente è decisa a rompere con il modello politico che ha governato fino ad adesso, con il dualismo partitico di PP e PSOE ed anche con il nazionalismo tradizionale (BNV e PNV). E’ un voto che chiede un cambio radicale ed un cambio che contrasti le politiche neoliberista della attuale destra di governo.
Tra poco più di un mese toccherà alla Catalunya. Da un punto di vista topologico, la “nuova” formazione che dovrebbe beneficiare di questo nuovo cambiamento è la CUP (Candidatura d’Unitat Popular) che si presenta per la prima volta alla Generalitat dopo i successi alle municipali, prendendo 4 Ajuntaments e disseminando consiglieri in molti altri. A Barcellona candidano David Fernández, giornalista da sempre vicino ai movimenti sociali e redattore del settimanale Directa, ed Oleguer Presas, ex fluidificante del FC Barcelona e Ajax, famoso per il suo impegno sociale e politico.
A veure!

venerdì 19 ottobre 2012

IL GHISA ASSASSINO E' STATO CONDANNATO

A distanza di soli otto mesi,tempo record visto che siamo in Italia,la giustizia ha fatto il suo corso nel caso dell'uccisione del giovane cileno Marcelo Valentino Gomez Cortez avvenuta a febbraio per mano del vigile urbano Alessandro Amigoni,che sparò alla schiena del sudamericano quasi a bruciapelo durante un controllo effettuato presso il parco Lambro(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/search?q=alessandro+amigoni ).
Il rito abbreviato ha portaro alla condanna di dieci anni ed al risarcimento alla famiglia per 360 mila Euro per questo fanatico delle armi che in carcere potrà confrontarsi con parecchi immigrati,ennesimo esempio di una merda che quando indossa la divisa si sente al di sopra di tutto e di tutti,il classico verme che preso da solo senza armi e uniforme non è nessuno(beh,è nessuno anche con ma più nocivo).
L'articolo preso da Indymedia ripercorre la cronaca di quel tragico ed evitabile 13 febbraio scorso con la domanda:anche le divise dei"tutori dell'ordine"hanno una gerarchia in materia di causa ed effetto,ovvero crimine e condanna?Dato il caso secondo me sì.

Condannato a 10 anni e 360.000 euro il vigile assassino.

Finalmente un caso di giustizia equa e rapida, una vera eccezione in Italia.
Dopo soli 8 mesi, è arrivata la condanna per il vigile sceriffo che si divertì a fare tiro a segno con bersagli umani.
Comunque la giustizia rimane parziale, infatti manca l'interdizione dai pubblici uffici, il licenziamento, e la custodia cautelare, essendo reale il pericolo di reiterazione del reato.
Del resto, basta guardare la foto per rendersi conto che si tratta di un esaltato...
che piano piano stia cambiando qualcosa nello stato di polizia?
forse si sta rompendo la solidarietà fra i giustizieri italiani, oppure più semplicemente un semplice vigile non è considerato come uno della cosca?
MILANO - Il gup di Milano Stefania Donadeo ha condannato, al termine del rito abbreviato, a 10 anni di reclusione Alessandro Amigoni, il vigile urbano che durante un inseguimento,il 13 febbraio scorso, ha ucciso con un colpo di pistola un ventottenne cileno, in zona Parco Lambro.
Il giudice ha inoltre stabilito per Ruth C., costituitasi parte civile in qualità di madre dei figli e non di compagna di Marcelo Valentino Gomez Cortez, una provvisionale di 360 mila euro (180 mila euro per ciascuno dei due figli). L'accusa per il vigile Alessandro Amigoni era di omicidio volontario. Secondo quanto si apprende, il giudice ha concesso le attenuanti generiche. Per Amigoni, che il 13 febbraio scorso in zona Parco Lambro, durante un'inseguimento, esplose un colpo e uccise il cileno di 28 anni Marcelo Valentino Gomez Cortez, il pubblico ministero Roberto Pellicano aveva chiesto 14 anni di carcere.
La dinamica. La perizia disposta dalla procura aveva stabilito che il vigile avrebbe esploso il colpo ad una distanza che va da un minimo di 50 cm ad un massimo di 2,80 metri, mentre il giovane correva. Il proiettile, secondo l'analisi dei consulenti del pm, aveva raggiunto l'immigrato alla schiena. La difesa aveva chiesto l'abbreviato condizionato ad una perizia sulla distanza di sparo, rigettata però dal gup che ha quindi proseguito il processo in abbreviato semplice ed oggi è arrivato alla lettura del dispositivo della pena di 10 anni di carcere per l'agente di polizia locale. Oltre alla compagna si era costituito parte civile anche il Comune di Milano secondo cui Amigoni ha «intenzionalmente - come si legge nella costituzione di parte civile - persistentemente e apertamente violato i propri doveri istituzionali e di servizio» e «abusato della propria qualifica di pubblico ufficiale». Per il Comune il giudice non ha quantificato una provvisionale.