sabato 23 febbraio 2013

NE' RAGAZZATE NE' BALORDI

Il post richiama la morte avvenuta per mano fascista del giovane compagno romano Renato Biagetti nell'agosto del 2006,ucciso a coltellate dopo una festa tenutasi su una spiaggia a Focene(vedi:http://www.reti-invisibili.net/renatobiagetti/ ),e la lettera della madre,con toni anche forti, rafforza il ricordo e la nostalgia di un figlio ammazzato in maniera così violenta.
La signora Stefania Zuccari evidenzia che troppe volte le aggressioni di natura fascista sono confuse con ragazzate o da gesta compiute da balordi,mentre invece tutto questo è solo un'interpretazione confusa e facile che certi giornalisti e mezzi di comunicazione attuano:sono invece agguati premeditati e compiuti da criminali,anche comandati da forze politiche che poi vengono insabbiate,nascoste e difese dalle forze del disordine in primis e da certa (dis)informazione.
Proprio ieri era l'anniversario della morte di Valerio Verbano,il primo senza la presenza di un'altra madre che per anni ha combattuto nel nome del figlio ucciso e di tutti i compagni che hanno nell'antifascismo un valore primario nelle loro vite.

Mi chiamo Renato, non temo i fascisti ma gli indifferenti.
La lettera della mamma di un ragazzo ucciso dai fascisti a Roma per denunciare la normalità del male
di Stefania Zuccari*
Mi chiamo Renato Biagetti. A me i fascisti non fanno paura. Non mi hanno mai fatto paura. Nemmeno quando mi hanno ucciso.
Quelli che mi fanno paura sono quelli che non dicono nulla, non vedono nulla, non sanno nulla. Quelli che ancora pensano che sono ragazzate o che "quelli come me se la sono andati a cercare". Quelli che dicono che è folklore. Bandiere nere, svastiche, saluti romani. Folklore, come i ballerini con il tamburello o le processioni con il santo con appesi i serpenti. Fenomeni marginali, sacche di delinquenza. Risse tra balordi. Tre righe in cronaca.
Intanto si riscrive la storia. Si mischiano i morti. Si dimenticano cause, ragioni. Io sono morto per loro. Non per voi. Sono morto per loro. E a loro continuo a pensare.
E' tutto così assurdo. Un brutto film, uno di quelli in cui la sceneggiatura non gira. Eppure in quel film io ci abitavo, come ci abitate voi. Un Paese che ancora non si è stufato delle morti come la mia. Un Paese in cui tutto è normale. Anche morire fuori da una festa di musica reggae. 8 coltellate. Una è stata così forte che addosso mi è rimasto il segno del manico del coltello.
Tutto normale. Anzi normalissimo. Cosa c'è di strano? Si comincia sempre così. Di questo ho paura.
*Stefania è la mamma di Renato Biagetti ucciso dalle coltellate di due fascisti dopo una festa in spiaggia a Focene. E' la fondatrice di Madri per Roma città aperta. Come le Madres de la Plaza de Mayo ha raccolto anche lei il testimone delle idee di suo figlio
tratto da http://popoff.globalist.it
19 febbraio 2013

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