giovedì 27 febbraio 2014

I TEMPI DELLA GIUSTIZIA INDIANA SONO POI COSI' TANTO LUNGHI?

giustizia tempi costi processi
L'articolo preso da"Cittadinanzattiva.it"(http://www.cittadinanzattiva.it/aree-di-interesse/giustizia/120-tempi-e-costi-dei-processi.html )l'ho citato diciamo per pretesto per quello che voglio dire oggi e che sul web non sono riuscito a trovare,ma fornisce pure dati e cifre che fanno capire che i tempi ed i costi della giustizia italiana sono i più lunghi ed elevati rispetto ai paesi presi in considerazione.
Proprio in questi giorni si parla dell'imminente archiviazione per il delitto di Yara Gambirasio e dell'assoluzione dell'ex fidanzato di Simonetta Cesaroni,due casi che nel passato più lontano e più recente hanno fatto clamore,e rispettivamente dopo tre e ventiquattro anni non si è riusciti a trovare uno o più colpevoli.
Pochi giorni addietro si è parlato nuovamente della strage di Piazza della Loggia a Brescia,con la Cassazione che ha annullato le assoluzione di Maggi e Tramonte e qui siamo a ben quarant'anni di distanza temporale.
Allora io mi chiedo perché tutti,ma proprio tutti i telegiornali in primis e poi gli altri mezzi di comunicazione parlano di gravi ritardi nelle indagini e degli innumerevoli rinvii della giustizia indiana a distanza di due anni esatti per i marò assassini quando prima o dopo di questa notizia si evidenziano i tempi biblici di quella italiana?
In Italia è sempre meglio non porsi mai troppe domande,questo fatto è assodato poiché poi ci si trova in situazioni intricate e talvolta pericolose,ma dobbiamo capire che i mass media sono pilotati da chi li comanda e che quindi questi enormi casi di ipocrisia mediatica sono all'ordine del giorno.


Tempi e costi dei processi.


L'eccessiva durata dei processi civili provoca un grave deficit di tutela dei diritti patrimoniali, influenzando significativamente il sistema economico italiano e la capacità del Paese di attirare investimenti.
Le inefficienze del sistema giustizia e l'incertezza del diritto, infatti, ostacolano l'accesso al credito bancario e condizionano i comportamenti delle aziende che operano in Italia, le cui scelte sono indirizzate dalla necessità di scongiurare il giudizio. Ne risulta minata la regolarità delle transazioni, aumentano i costi a fronte di maggiori garanzie di adempimento e della previsione di clausole arbitrali, si altera la composizione e la fisionomia stessa delle aggregazioni aziendali.
Al contempo, in un paese in cui sono necessari in media 1.250 giorni per il recupero di un credito di natura commerciale, il capitale privato internazionale è totalmente disincentivato ad investire. Ne consegue una consistente perdita di produttività e competitività del sistema Paese1.
Nel nostro paese, la durata media dei processi civili ammonta a circa tre anni; in ragione di questo record negativo, l'Italia è collocata al 157° posto su 183 nazioni nella graduatoria annuale della Banca Mondiale e rappresenta, al contempo, il fanalino di coda dei paesi dell'OCSE.

Il grafico fornisce una fotografia impietosa dell'enorme divario tra l'Italia e gli altri paesi avanzati, illustrando in modo lampante il primato italiano per i tempi più lunghi delle cause civili ed i costi più elevati.
Sulla stessa lunghezza d'onda, nel contesto europeo, sia la Commissione Europea sia il Consiglio hanno evidenziato la necessità che l'Italia adotti misure volte a ridurre la durata delle procedure di applicazione del diritto contrattuale, la cui eccessiva lunghezza rappresenta uno dei profili di debolezza del nostro contesto imprenditoriale2.
Analogamente, la Banca d'Italia ha prodotto negli ultimi anni numerosi studi a riguardo, in quanto l'inefficienza della giustizia civile, quale "pilastro tra le istituzioni di un'economia di mercato" mette seriamente in discussione "diritti di proprietà, contratti, promozione della concorrenza".
Altrettanto impressionante è la mole del contenzioso in Italia: secondo il Rapporto 2010 della Cepej, la Commissione che monitora l'efficienza della giustizia di 47 paesi europei, nel nostro Paese vengono annualmente avviate 4.809 cause civili ogni 100.000 abitanti, a fronte delle 3.961 del Regno Unito, delle 2.672 della Francia e delle 2.345 della Germania.
Al di là di un leggero calo rispetto al picco registrato alla fine del 2009, sventolato dall'ex Ministro della Giustizia Alfano come una grande vittoria del suo Dicastero, resta impressionante il dato relativo al numero delle cause pendenti, che al 30 giugno 2010, ammontavano a 5.600.6163.
Tra fascicoli nuovi e processi pendenti, l'arretrato prosegue inesorabilmente ad accumularsi, con il risultato che in Italia, secondo le stime della Cepei, sono 533 i giorni di attesa per la pronuncia di una sentenza di primo grado.
I dati generali trovano conferma nelle segnalazioni dei cittadini in merito ai tempi dei procedimenti civili, registrate dal PiT Giustizia di Cittadinanzattiva. In particolare, nel corso dell'ultimo anno di attività, le segnalazioni sulle cause civili la cui durata oscilla tra uno e cinque anni di pendenza, che nel 2009 coprivano il 36% del totale, sono aumentate di ben 24 punti percentuali, arrivando al 50% nel 2010.
In merito alla lunghezza dei processi civili in Italia, la Corte di Strasburgo ha rilevato numerose volte la presenza di lacune strutturali nell'ordinamento nazionale, esortando l'assunzione di misure risolutive di sistema, non soltanto riparatorie del diritto dei ricorrenti.
In realtà, il rimedio interno alla violazione della ragionevole durata del processo, adottato con la legge n. 89/2001 (c.d. Legge Pinto), ha natura meramente indennitaria, non interviene in alcun modo sul piano strutturale. Con la conseguenza che il meccanismo introdotto ha generato un ulteriore enorme costo a carico dello stato, con nuove ricadute sul sistema economico e sociale del paese4. Paradossalmente peraltro, il rimedio, piuttosto che migliorare i tempi della giustizia italiana, ha prodotto un'ulteriore patologia: il cosiddetto fenomeno della "legge Pinto al quadrato", relativo a richieste di risarcimento per il ritardo nella definizione, oltre che della prima causa, anche della seconda causa, avente ad oggetto, appunto il ritardo della prima.
Anche le numerose riforme del processo civile che si sono susseguite negli ultimi anni, tutte più o meno apertamente orientate dalle raccomandazioni delle Istituzioni Europee, muovono dalla dichiarata intenzione del legislatore di rendere la giustizia italiana più celere ed efficiente; invero, i dati dimostrano quanto tale intenzione risulti regolarmente disattesa.
Per quanto concerne l'ultima riforma del codice di procedura civile, approvata nel 2009, con la quale si è introdotto il processo sommario di cognizione, essa non sembra finora avere prodotto risultati significativi. Le potenzialità deflattive della mediazione obbligatoria nelle controversie di natura civile e commerciale, al di là dei limiti dell'istituto come disciplinato dal D.lgs. n. 28/2010 ed al quale è dedicata una trattazione a parte 5, andranno invece verificate dopo un periodo sufficiente di sperimentazione.
Al di fuori delle considerazioni in merito ai punti di forza e debolezza del nuovo istituto, in generale, il ricorso alle tecniche di risoluzione alternativa delle controversie va certamente incoraggiato e valorizzato, ne è prova l'esperienza positiva maturata nel settore della conciliazione paritetica da Cittadinanzattiva, che nel corso degli anni ha implementato numerosi protocolli di conciliazione in materia di consumo.

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1Secondo le stime di Confartigianato, la lentezza dei processi civili costa alle imprese italiane 2,3 miliardi di euro.
2Raccomandazioni per l'Italia in adempimento della Strategia Europa 2020.
3Relazione al Parlamento del Ministro della Giustizia, 18 febbraio 2011.
4Con riferimento al periodo 2002-06, gli esborsi per indennizzi ammontavano a 41,5 milioni di euro. Nel 2008 il montante è raddoppiato, salendo a 81,3 milioni. Complessivamente, fino al 2008, considerando ulteriori 36,6 milioni ancora dovuti dal Ministero della Giustizia, il costo per le casse dello Stato è stato di quasi 188 milioni di euro.
5Vedi quaderno "Sette diritti per una nuova giustizia. I cittadini alle prese con la mediazione in sanità"

mercoledì 26 febbraio 2014

IL SOTTOBOSCO RENZIANO

L'articolo proposto oggi da Senza Soste incute molto timore poiché se solo anche una piccola parte di quello descritto corrispondesse veramente alle intenzioni reali di Renzi,sulla veridicità della notizia ragionando solamente su quello esposto non ci sono dubbi,sarebbe un fatto gravissimo per la situazione italiana.
Qui sotto si parla di Michael Mc Ledeen,eminenza nera della destra repubblicana Usa responsabile tra l'altro degli squadroni della morte in Nicaragua e teorico delle guerre d'invasione americana nel Medio Oriente,e di Davide Serra,che ha accumulato milioni di Euro speculando sui ribassi delle Borse mondiali e quindi scommettendo attivamente sulla crisi globale.
Essi sono rispettivamente il consigliere per la politica estera e il braccio destro in materia economica personali di Renzi,due avvoltoi che fanno della morte e dell'impoverimento della maggior parte delle persone il proprio credo religioso.
Vi sono altri nomi elencati,alcuni famosi altri meno,vi sono links dove approfondire i dettagli di alcuni nuovi ministri nominati dal neoducetto fiorentino,si parla di banche,di mezzi di comunicazione che vanno da televisioni alla stampa che in toto appoggiano Renzi naturalmente investendo capitali e volendo indietro tanto di quello messo in campo,il tutto prelevato dalle nostre tasche.

Il governo dell'attacco finale: ecco chi sono e cosa fanno i ministri del borioso fiorentino
Il defunto segretario del Psi Bettino Craxi diceva: «Guarda come si muove il Corriere e capirai dove si va a parare nella politica». Gad Lerner ha, più recentemente, detto: «Non troverete alla Leopolda i portavoce del movimento degli sfrattati, né le mille voci del Quinto Stato dei precari all'italiana. Lui (Renzi) vuole impersonare una storia di successo. Gli sfigati non fanno audience».
Padoan, l'uomo che doveva incantare i numeri
Padoan, l'uomo che spinse l'Argentina nell'abisso
Galletti: Un Ambiente col nucleare e senza l'acqua pubblica
Marianna Madia, il "nuovo" ministro contro aborto, eutanasia e unioni civili
Orlando il riformatore con gli occhi di Berlusconi
***
Ecco chi si nasconde nell'ombra di Renzi
La destra repubblicana neocon e quella israeliana, l'Arabia Saudita, Morgan Stanley, Mediobanca, De Benedetti e Caltagirone. Dietro Renzi non c'è spazio per il Quinto Stato.
di Franco Fracassi - http://popoff.globalist.it

Quando negli anni Ottanta Michael Ledeen varcava l'ingresso del dipartimento di Stato, al numero 2401 di E Street, chiunque avesse dimestichezza con il potere di Washington sapeva che si trattava di una finta. Quello, per lo storico di Los Angeles, rappresentava solo un impiego di facciata, per nascondere il suo reale lavoro: consulente strategico per la Cia e per la Casa Bianca. Ledeen è stato la mente della strategia aggressiva nella Guerra Fredda di Ronald Reagan, è stato la mente degli squadroni della morte in Nicaragua, è stato consulente del Sismi negli anni della Strategia della tensione, è stato una delle menti della guerra al terrore promossa dall'Amministrazione Bush, oltre che teorico della guerra all'Iraq e della potenziale guerra all'Iran, è stato uno dei consulenti del ministero degli Esteri israeliano. Oggi Michael Ledeen è una delle menti della politica estera del segretario del Partito democratico Matteo Renzi. Forse è stato anche per garantirsi la futura collaborazione di Ledeen che l'allora presidente della Provincia di Firenze si è recato nel 2007 al dipartimento di Stato Usa per un inspiegabile tour. Non è un caso che il segretario di Stato Usa John Kerry abbia più volte espresso giudizi favorevoli nei confronti di Renzi.

Michael Ledeen, una delle anime nere della destra repubblicana negli Usa, è uno dei consiglieri di Renzi. Ma sono principalmente i neocon ad appoggiare Renzi dagli Stati Uniti. Secondo il "New York Post", ammiratori del sindaco di Firenze sarebbero gli ambienti della destra repubblicana, legati alle lobby pro Israele e pro Arabia Saudita. In questa direzione vanno anche il guru economico di Renzi, Yoram Gutgeld, e il suo principale consulente politico, Marco Carrai, entrambi molti vicini a Israele. Carrai ha addirittura propri interessi in Israele, dove si occupa di venture capital e nuove tecnologie. Infine, anche il suppoter renziano Marco Bernabè ha forti legami con Tel Aviv, attraverso il fondo speculativo Wadi Ventures e, il cui padre, Franco, fino a pochi anni fa è stato arcigno custode delle dorsali telefoniche mediterranee che collegano l'Italia a Israele.


Forse aveva ragione l'ultimo cassiere dei Ds, Ugo Sposetti, quando disse: «Dietro i finanziamenti milionari a Renzi c'è Israele e la destra americana». O perfino Massimo D'Alema, che definì Renzi il terminale di «quei poteri forti che vogliono liquidare la sinistra». Dietro Renzi ci sono anche i poteri forti economici, a partire dalla Morgan Stanley, una delle banche d'affari responsabile della crisi mondiale. Davide Serra entrò in Morgan Stanley nel 2001, e fece subito carriera, scalando posizioni su posizioni, in un quinquennio che lo condusse a diventare direttore generale e capo degli analisti bancari.
La carriera del giovane broker italiano venne punteggiata di premi e riconoscimenti per le sue abilità di valutazione dei mercati. In quegli anni trascorsi dentro il gruppo statunitense, Serra iniziò a frequentare anche i grandi nomi del mondo bancario italiano, da Matteo Arpe (che ancora era in Capitalia) ad Alessandro Profumo (Unicredit), passando per l'allora gran capo di Intesa-San Paolo Corrado Passera.

Davide Serra, braccio destro di Renzi per l'economia, è considerato unp squalo della finanza internazionale. Nel 2006 Serra decise tuttavia che era il momento di spiccare il volo. E con il francese Eric Halet lanciò Algebris Investments.
Già nel primo anno Algebris passò da circa settecento milioni a quasi due miliardi di dollari gestiti.
L'anno successivo Serra, con il suo hedge fund, lanciò l'attacco al colosso bancario olandese Abn Amro, compiendo la più importante scalata bancaria d'ogni tempo. Poi fu il turno del banchiere francese Antoine Bernheim a essere fatto fuori da Serra dalla presidenza di Generali, permettendo al rampante finanziere di mettere un piede in Mediobanca. Definito dall'ex segretario Pd Pier Luigi Bersani «il bandito delle Cayman», Serra oggi ha quarantatré anni, vive nel più lussuoso quartiere di Londra (Mayfair), fa miliardi a palate scommettendo sui ribassi in Borsa (ovvero sulla crisi) ed è il principale consulente finanziario di Renzi, nonché suo grande raccoglietore di denaro, attraverso cene organizzate da Algebris e dalla sua fondazione Metropolis.

La banca d'affari Morgan Stanley è considerata tra i responsabili della crisi economica mondiale. E così, nell'ultimo anno il gotha dell'industria e della finanza italiane si sono schierati uno a uno dalla parte di Renzi. A cominciare da Fedele Confalonieri che, riferendosi al sindaco di Firenze, disse: «Non saranno i Fini, i Casini e gli altri leader già presenti sulla scena politica a succedere a Berlusconi, sarà un giovane». Poi venne Carlo De Benedetti, con il suo potentissimo gruppo editoriale Espresso-Repubblica («I partiti hanno perduto il contatto con la gente, lui invece quel contatto ce l'ha»). E ancora, Diego Della Valle, il numero uno di Vodafone Vittorio Colao, il fondatore di Luxottica Leonardo Del Vecchio e l'amministratore delegato Andrea Guerra, il presidente di Pirelli Marco Tronchetti Provera con la moglie Afef, l'ex direttore di Canale 5 Giorgio Gori, il patron di Eataly Oscar Farinetti, Francesco Gaetano Caltagirone, Cesare Romiti, Martina Mondadori, Barbara Berlusconi, i banchieri Fabrizio Palenzona e Claudio Costamagna, il numero uno di Assolombarda Gianfelice Rocca, il patron di Lega Coop Giuliano Poletti, Patrizio Bertelli di Prada, Fabrizio Palenzona di Unicredit, Il Monte dei Paschi di Siena, attraverso il controllo della Fondazione Montepaschi gestita dal renziano sindaco di Siena Bruno Valentini, e, soprattutto, l'amministratore delegato di Mediobanca Albert Nagel, erede di Cuccia nell'istituto di credito. Proprio sul giornale controllato da Mediobanca, "Il Corriere della Sera", da sempre schierato dalla parte dei poteri forti, è arrivato lo scoop su Monti e Napolitano, sui governi tecnici. Il Corriere ha ripreso alcuni passaggi dell'ultimo libro di Alan Friedman, altro uomo Rcs. Lo scoop ha colpito a fondo il governo Letta e aperto la strada di Palazzo Chigi a Renzi.
Il defunto segretario del Psi Bettino Craxi diceva: «Guarda come si muove il Corriere e capirai dove si va a parare nella politica».
Gad Lerner ha, più recentemente, detto: «Non troverete alla Leopolda i portavoce del movimento degli sfrattati, né le mille voci del Quinto Stato dei precari all'italiana. Lui (Renzi) vuole impersonare una storia di successo. Gli sfigati non fanno audience».

martedì 25 febbraio 2014

SGOMBERI NELLE TERRE CHE LA SPAGNA OCCUPA

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Breve articolo che parla di due sgomberi di centri sociali avvenuti presso i territori occupati dalla Spagna in Euskal Herria e in Catalunya rispettivamente a Bilbao e a Barcellona la scorsa settimana.
In entrambi i casi le polizie speciali delle regioni autonome hanno identificato e poi rilasciato gli occupanti dei due edifici che davano modo alla gente dei rispettivi quartieri di essere luogo di aggregazione e di politica,cosa che evidentemente dappertutto non va bene alle varie polizie.
L'articolo è preso da Infoaut.

Spagna: sgomberata casa occupata Erribe 13 e CSO 'Carboneira'.

La polizia spagnola autonoma ha sgomberato ieri 20 febbraio un edificio occupato a Bilbao. Alle 6.30 del mattino la polizia si è presentata davanti alla casa occupata Erribera 13, situata nella zona vecchia della città. Dopo un tentativo risultato inutile per entrare dalla porta principale dell'edificio occupato, la polizia sfonda una finestra e si introduce all'interno della casa occupata.

Il presidio all'esterno dell'edificio cerca in qualche modo di rallentare l'operazione di sgombero, la polizia interviene e ferma una giovane ragazza con l'accusa di “disobbedienza”.

Intanto gli occupanti all'interno dell'edificio si organizzano e decidono di salire sul tetto per cercare di resistere allo sgombero. La polizia raggiunge gli occupanti sul tetto, costringe gli occupanti a scendere dal tetto e una volta in strada vengono identificati e successivamente rilasciati.

Altra operazione di sgombero, sempre in territorio spagnolo, è avvenuta il 19 febbraio a Barcellona. Lo storico centro sociale la "Carboneria" viene sgomberato dalla Mossos d'Esquadra, polizia autonoma catalana con piene competenze nella città di Barcellona. Gli occupanti resistono per alcune ore è solo in serata gli agenti riescono a prendre possesso dello stabile.

lunedì 24 febbraio 2014

TRA IL TESTO UNICO ED IL JOB ACT


Testo unico sulla rappresentanza sindacale. Un test tra democrazia e regime
Domani a Roma ci sarà un convegno sul testo unico sulla rappresentanza sindacale firmato lo scorso 10 gennaio tra Cgil,Cisl,Uil e Confindustria,ovvero tra gli ex principali sindacati nazionali ed i padroni,già volendo vedere una cosa che non sta né in cielo né in terra,perché va bene il dialogo e talvolta lo scontro se necessario,ma calare le braghe non davanti ad una singola azienda ma proprio davanti a tutte è vergognoso e penoso per chi ancora paga la tessera di quei sindacati.
L'articolo sotto preso da Contropiano(http://www.contropiano.org/lavoro-conflitto/item/22408-testo-unico-sulla-rappresentanza-sindacale-un-test-tra-democrazia-e-regime )lancia le coordinate dell'evento di domani ed il titolo eloquente del test tra democrazia e regime la dice lunga sull'accordo firmato poco più di un mese fa con la balla che è il lavoratore alla fine che decide(vedere le simpatiche vignette prese dal sito della Cgil:http://www.nidil.cgil.it/files/TESTO%20UNICO%20vol%20A3.pdf ).
Il job act di Renzi,o meglio i job acts,sono il cavallo di battaglia del neo presidente del consiglio in ambito lavorativo,e riassumo brevemente a cosa servano,non per aumentare i posti di lavoro ma sono lo strumento regalato nelle mani del padrone che può licenziarti liberamente,pagarti un assegno diciamo di mantenimento che va bene per tutti e se rifiuti poi un lavoro che abbia più del 21% della cifra di tale assegno questo non lo prendi più.
Chiariti su questo è giunta quindi l'ora di stracciare le tessere,per chi ancora non l'avesse fatto,di questi sindacati che ormai sono il tramite ed i consulenti dei padroni per meglio inculare il lavoratore:finisco col dire che ormai soprattutto la Cgil da sindacato di lotta è diventato un puro sindacato di servizi che(pagando)ti fa la dichiarazione dei redditi.

Testo unico sulla rappresentanza sindacale.Un test tra democrazia e regime.

Domani pomeriggio a Roma, martedi 25 febbraio, numerosi costituzionalisti, giuslavoristi, avvocati del lavoro e sindacalisti discuteranno del Testo unico sulla rappresentanza sindacale nel seminario pubblico che si terrà presso il Centro Congressi Cavour, in via Cavour 50 A, dalle ore 15.30. Il titolo del seminario è emblematico: Testo unico sulla rappresentanza: monopolio o rappresentanza sindacale? La discussione intende entrare nel merito della legittimità o meno del testo che Cgil Cisl Uil Ugl e Confindustria hanno messo a punto sulla rappresentanza sindacale. L’incontro è promosso comunemente dall’Associazione per la Democrazia Costituzionale; dall’Associazione per i diritti sociali e di cittadinanza e dal Forum Diritti/Lavoro. Presiederanno il seminario Sergio Mattone, Magistrato e Presidente Associazione per i diritti sociali e di cittadinanza,  e Franco Russodel  Forum Diritti/Lavoro, mentre il relatore sarà Carlo Guglielmi, Giuslavorista del Forum Diritti/Lavoro.
Interessanti le partecipazioni alla discussione.
Sono previsti infatti gli interventi di Piergiovanni Alleva, Cesare Antetomaso, Gaetano Azzariti, Francesco Bilancia, Giorgio Cremaschi, Claudio De Fiores, Loredana Di Folco, Antonio Di Stasi, Gianni Ferrara, Riccardo Faranda, Domenico Gallo, Giuseppe Marziale, Paola Palmieri, Piero Panici, Marco Pivetti, Gianni Rinaldini, Giovanni Russo Spena, Arturo Salerni, Maria Spano, Fabrizio Tomaselli.

domenica 23 febbraio 2014

IL GOVERNO SI E' ANNIDATO(COME UN PARASSITA)

Piccola interferenza ed interruzione nel blog visto l'avvento del nuovo governo Renzi che si è appena insediato in Italia,direi pure annidato,proprio come un batterio o un virus o un parassita,e voglio mantenere lo spirito pure nell'articolo riportato qua sotto a cura di Don Zauker,visto che bisogna per forza almeno sorridere per non fare peggio.
Con il tris di ministri della destra riconfermatissimi,alcuni altri trombati alla grande e direi anche giustamente se il punto primo immediato di questo governo non fosse la situazione dei marò(con tutti i problemi che ha il paese proprio a quei due assassini si vuole pensare per prima manco ci fosse stato un golpe!),alcuni ministri semisconosciuti ed altri vecchi marpioni delle sedie che contano.
Consiglio di cliccare sui vari link evidenziati sotto e soprattutto a quello corrispondente alla ministra delle semplificazioni Madia,il cui curriculum è da impietrire visto le raccomandazioni e la storia della famiglia.
Questo passerà alla storia come il governo che forse riuscirà a fare le cose promesse dal ducetto di Firenze,e che purtroppo getterà l'Italia,almeno la maggioranza della povera gente che vi ci abita,nel più profondo e tragico destino manco se fosse premier Andreotti o Berlusconi.


Giovinezza, giovinezza…


22 febbraio 2014

Ecco qua il governo Renzi, il governo con meno ministri dell’Universo, il governo con più donne della storia dell’Uomo, soprattutto il governo più giovane a memoria di cercopiteco, il governo con più capelli, quello con i colori più sgargianti, quello più più più.
Certo, nella lista delle virtù mancano aspetti trascurabili tipo la ferrata competenza, la provata esperienza, l’affidabilità senza dubbio alcuno, il prestigio a livello internazionale, l’impegno contro la corruzione, contro le manovre di palazzo e contro la criminalità organizzata e altre quisquilie trascurabili; anche perché, in una congiuntura spensierata come questa, di cosa ce ne facciamo?
E così, anche se noi preferiremmo essere guidati da mummie in fin di vita, o tutte donne, o tutti uomini, o tutti transessuali, o tutti puma, a patto che sappiano fare il loro mestiere con i controcazzi, ci adeguiamo al coro festante (come tutti quelli che hanno salutato i governi precedenti) e intoniamo un bell’hip hip hurrà alla nuova compagine! Viva, viva!
Magari sbagliamo noi e l’esser donna è di per sé un valore aggiunto, così, a prescindere (quindi anche la Santanchè, o la Biancofiore, o la Binetti sarebbero andate bene, immaginiamo), tanto più se col pancione, tipo la dolce Madia.
Sono solo i segnali del tempo in cui viviamo, e per evitare di apparire dei vecchi rincoglioniti rancorosi cerchiamo sempre di scorgere quanto di buono abbia da offrire la modernità.
No, via, vaffanculo, non ce la possiamo fare.
Vaffanculo, cazzo.

sabato 22 febbraio 2014

UNA CITTA' BALDA E FIERA

Domani Livorno vedrà un migliaio circa di ratti di fogna,ma di quelli cattivi e proprio ma proprio ignoranti e brutti come la miseria,provenire presso l'Armando Picchi,e trattasi delle merde dell'Hellas che a mò di orda barbarica scenderanno dalla padanissima Verona,enclave della Repubblica di Salò,per lordare la città tirrenica.
L'articolo preso da"La Nazione"ma soprattutto l'emblematico e bello come il sole comunicato della curva Nord amaranto ci fanno capire che un'intera città ed un'intera popolazione sono pronte a difendere la propria città con tutti i mezzi possibili,e il messaggio di poche parole ma decise,pure e fiere come la tifoseria livornese non merita altro che un plauso e una stima profonda verso questi ragazzi e ragazze che al di là della mera domenica e dell'evento sportivo impegnano ogni giorno della propria vita per l'ideologia comunista che portano avanti dal 1921.

Livorno-Verona, tensione già altissima: messaggi di 'guerra' fra le tifoserie, occhio all'ordine pubblico.

Livorno, 21 febbraio 2014 - Tutto lascia presagire che quello di domenica a Livorno sarà un mezzogiorno (e mezzo) di fuoco. Alle 12,30 infatti si gioca Livorno-Verona al ‘Picchi’: una partita delicatissima sia per il cammino degli amaranto verso la salvezza, sia per l’ordine pubblico.
Vediamo tutto nel dettaglio


L’ASSETTO TATTICO - Il grave infortunio che terrà Luci a lungo lontano dal campo di gioco obbliga l’allenatore Di Carlo a reinventare il centrocampo.
Nella particella disputata in famiglia oggi pomeriggio allo stadio, Emerson è stato provato nel ruolo di regista basso. Il tecnico potrebbe utilizzare l’esperto brasiliano con Duncan e Greco, posizionando sugli esterni Mbaye a destra e Mesbah a sinistra. Ciò escluderebbe quindi Biagianti almeno dallo schieramento iniziale: il centrocampista fiorentino partirebbe dalla panchina.
Nella partitella in famiglia Di Carlo ha testato la difesa a tre con Coda, Rinaudo e Castellini. In avanti Paulinho ed Emeghara, con quest'ultimo rimpiazzato da Belfodil. Ancora indisponibile Siligardi, benché in via di recupero.
Ricordiamo che domenica contro l’Hellas Verona di Mandorlini mancheranno gli squalificati Ceccherini e Benassi, convocati con Bardi per lo stage dell'Under 21 lunedì 24 e martedì 25 febbraio a Roma.


L’ORDINE PUBBLICO - Contro l'Hellas Verona "domenica non sarà una partita come le altre: il risultato, la classifica, gli schemi, saranno di contorno a una giornata che va ben oltre lo sport. L'appuntamento è per le 9 sotto la curva nord dello stadio Picchi”.
E' l'appello alla città rivolto dagli ultras livornesi per fronteggiare gli ultrà veronesi. Le due tifoserie sono divise da rivalità politica, prima ancora che sportiva: quella toscana di estrema sinistra e quella veneta legata all'estrema destra.
E che la battaglia sia soprattutto politica lo dimostra l'immagine scelta a corredo del volantino diffuso via Facebook dai tifosi amaranto: un uomo armato di mazza ne insegue un altro in fuga stilizzato a mo' di svastica.
''Non possiamo restare indifferenti - scrivono gli ultras livornesi - di fronte agli insulti sulle centinaia di migranti morti a Lampedusa, sull'apologia del fascismo e migliaia di altri episodi di razzismo'’.
Infine, avvertono: ''Non possiamo in nessun modo permettere loro di girare indisturbati per Livorno, né tanto meno sfilare in maschera''. Il riferimento finale è alle scaramucce tra veronesi e livornesi che da giorni corrono sul web: i veneti avrebbero invitato i rivali a Viareggio per andare insieme al Carnevale, ma a tutti è sembrato soprattutto un appuntamento per cercare lo scontro.
In Toscana sono attesi almeno 800 sostenitori gialloblù che saranno scortati da un imponente servizio d'ordine per evitare che le due tifoserie entrino in contatto tra loro sia allo stadio, nei dintorni e durante il tragitto dei pullman veneti in entrata e uscita dalla città.
Livorno-Verona, tensione già altissima: messaggi di 'guerra' fra le tifoserie, occhio all'ordine pubblico
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venerdì 21 febbraio 2014

CAOS UCRAINA

Il caos che sta caratterizzando la vita degli ucraini e soprattutto quelli cha abitano nella capitale Kiev
passa singhiozzando da momenti di bonaccia a quelli di guerra vera,e questi ultimi giorni complice il numero elevato di vittime morte in piazza,portano l'ex repubblica sovietica verso una guerra civile anche se le ultime notizie vogliono che il premier attuale Yanukovych abbia accettato compromessi come elezioni anticipate e amnistia per chi sta combattendo per strada.
Questi ultimi accorgimenti sono stati dettati in particolar modo dall'Europa visto l'andazzo gravissimo che la situazione a Kiev stava prendendo,con vere e proprie bande organizzate di forze politiche legate all'estrema destra neonazista che attaccano direttamente la polizia.
Non tutti i protestanti sono comunque di quella sola ideologia merdosa:in piazza Maidan,principale sede degli scontri,vi sono presenti anche persone da giovani studenti a vecchi pensionati,e di certo il presidente Yanukovych del suo ce lo ha messo tutto così come tutti i politici in un paese dove la corruzione è uno dei problemi maggiori.
E'questo caos di manifestanti,eterogenei per provenienza politica e sociale,unita all'assenza di veri e propri leader e con evidenti lacune organizzative(a parte le armate filonaziste che provocano ad hoc e cercano il contatto con la polizia a difesa del parlamento)che fanno di questa rivolta un'accozzaglia di gruppi diversi e distanti tra loro,alcuni a favore dell'Europa e altri filo-russi,un'enigma al momento nel quale l'Ue e gli Usa(tanto per cambiare)ora ci mettono il becco.
E come sempre queste lotte intestine non nascono da un giorno all'altro ma vengono covate da decenni tra la popolazione che prima era affezionata al comunismo dell'Urss,poi ha esultato alla fine dell'unione stessa e che ora vuole in parte ritornare come prima,continuare ad essere una nazione unica e sola oppure legarsi all'Europa,e forse questo è l'unico caso continentale dove i neonazi combattono(fino ad ora)per aderirvi.
L'articolo di Contropiano(http://www.contropiano.org/internazionale/item/22338-ucraina-bagno-di-sangue-e-trattativa-la-diretta )dà l'opportunità di seguire gli eventi in diretta,mentre quello preso da Senza Soste(http://www.senzasoste.it/le-nostre-traduzioni/l-ucraina-affonda-nel-sangue-in-una-crisi-senza-uscita )cerca di analizzare questa tragica crisi.


Ucraina:bagno di sangue e trattativa.La diretta.


La polizia, che da 24 ore presidiava il perimetro del parlamento in centro, ha iniziato a ritirarsi. L'ok è arrivato dopo un incontro con gli emissari dell'Unione europea, i capi delle diplomazie tedesca e polacca, che hanno "convinto" questa mattina Yanukovych a fare importanti concessioni alle opposizioni. Gli agenti della polizia ucraina hanno cominciato a risalire sulle loro camionette per lasciare l'area, ha riferito un corrispondente dell'agenzia Interfax. I due cannoni ad acqua schierati davanti al Parlamento sono stati ritirati. Altri due cannoni ad acqua e vari bus della polizia restano invece su via Grushevsky, tra il parlamento e gli edifici del governo, ma non ci sono agenti a presidiare.
14.00 - I tre partiti dell'opposizione nazionalista e di destra ucraina hanno formalmente accettato di sottoscrivere un'intesa con il presidente Viktor Yanukovych basata sulle elezioni anticipate, la riforma costituzionale e la costituzione di un governo di unità nazionale. Lo ha annunciato il capo del partito fascista Svoboda, Oleg Tiagnybok, che però ha detto che la decisione ultima spetta gli occupanti di Piazza Maidan, alcune centinaia di miliziani di organizzazioni ancora più oltranziste come 'Pravi Sektor' (Settore Destro) e Spilna Prava.
13.00 - "Annuncio il lancio di una procedura per la tenuta di elezioni presidenziali anticipate" ha dichiarato in mattinata il presidente Viktor Yanukovich in un comunicato, senza precisare date. "Lancio anche il processo di ritorno alla Costituzione del 2004", che attribuiva minori poteri al presidente in favore di governo e Parlamento, e la formazione di un "governo di unità nazionale". La soluzione delle trattative andate avanti per tutta la notte sarà discussa in una sessione straordinaria del parlamento, che inizierà probabilmente dopo il secondo round di oggi tra Yanukovich, opposizione e mediatori europei, tra i quali il ruolo guida è affidato, neanche a dirlo, al tedesco Frank Walter Steinmeier.
12.30 - Alcuni autobus che trasportavano abitanti della repubblica autonoma della Crimea - di ritorno a casa dopo aver partecipato a un meeting del Partito delle Regioni al governo - sono stati bloccati e i loro occupanti aggrediti da manifestanti antigovernativi nella provincia di Circassia. 

11.25 - I corpi senza vita di due agenti delle forze speciali sono stati ritrovati nella caserma dei Berkut data alle fiamme ieri dagli insorti nella città di Lviv. Nella capitale Kiev finora sono stati 16 i poliziotti uccisi e 160 quelli ricoverati in ospedale - alcuni sono in gravi condizioni - perché colpiti da pallottole.
11.15 - Attivisti delle organizzazioni di destra hanno distrutto un monumento a Lenin nella città di Zhitómir, nelle regioni occidentali dell'Ucraina.
11.00 - Sono stati liberati durante la notte i 67 poliziotti aggrediti e presi in ostaggio ieri mattina dai miliziani del partito di opposizione Svoboda (ex Partito Nazional-Socialista Ucraino). Le agenzie di stampa raccontano poi che nelle ultime ore un pullman con a bordo una sessantina di agenti del ministero dell'Interno, per lo più ragazzi di 18-20 anni, è stato preso d'assalto da centinaia di manifestanti nel centro di Kiev, in via Khmelnitski. Alcuni 'insorti' minacciavano con delle asce i giovani dentro il pullman, alcuni dei quali erano in lacrime. Alla fine, in difesa dei poliziotti sono intervenuti il miliardario e deputato dell'opposizione Petro Poroshenko, la cantante Ruslana e due preti. I giovani sono stati lasciati scendere dal bus e rilasciati. 
10.55 - Continuano gli scontri a fuoco nel centro di Kiev. Alcune centinaia di miliziani dell'opposizione stanno bersagliando le barriere poste dalla polizia a protezione del parlamento, ci sarebbero alcuni feriti tra gli agenti.
10.50 - Non sono solo i gruppi di estrema destra a boicottare i negoziati e a cercare di forzare la situazione verso la guerra civile. Anche le dichiarazioni di Yulia Tymoshenko non lasciano ben sperare. "Viktor Yanukovich non può essere perdonato e l'opposizione non deve trattare con lui" ha affermato dal carcere la leader di Batkivhshcyna (Patria), condannata a 7 anni di reclusione per malversazione e corruzione. La ex premier chiede "che l'opposizione non si sieda mai al tavolo dei negoziati con Yanukovich" e considera "chi romperà questo tabù" un "complice dell'uccisione di persone innocenti".
10.45 - Questa mattina l'assemblea parlamentare di Kiev, la Rada, ha votato una risoluzione che condanna le violenze nei confronti dei manifestanti e mette al bando le operazioni "Antiterrorismo" ordinate nei giorni scorsi dall'esecutivo. Una decisione presa da 236 deputati (le opposizioni più una quindicina di transfughi) sui 238 presenti. I parlamentari della maggioranza di governo e di altri partiti - compreso il Partito Comunista - non hanno partecipato al voto. 
10.35 - In queste ore in Ucraina si assiste ad uno sfaldamento del Partito delle Regioni, al governo, espressione in buona parte degli interessi di una parte degli oligarchi del paese. Alcuni parlamentari hanno deciso di dimettersi dalla principale forza politica del paese, evidentemente su mandato di alcuni pezzi degli apparati di potere desiderosi di orientarsi verso il blocco vincente rappresentato dai partiti – Udar e Patria – espressione dell’oligarchia e dei potentati delle regioni occidentali dell’Ucraina che spingono per un ingresso del paese nell’area di influenza dell’Unione Europea. Defezioni anche nell'esercito: durante la notte si è dimesso anche il vice capo di stato maggiore, il generale Yuri Dymanski.
La situazione alle 10.30 
Ieri a Kiev c’è stato un nuovo bagno di sangue, con i settori oltranzisti dell’opposizione e le bande paramilitari dell’estrema destra che hanno attaccato la polizia in diversi punti facendo saltare la debole tregue raggiunta poco prima. Nel centro della capitale Kiev per tutto il giorno si sono susseguite sparatorie tra forze dell’ordine – Berkut e reparti speciali del Ministero dell’Interno – e milizie dell’opposizione che hanno provocato un numero imprecisato di morti – alcune decine secondo fonti ufficiali, addirittura 100 per gli ‘insorti’. Il conteggio include anche alcuni poliziotti raggiunti da colpi di arma da fuoco oltre che molti dimostranti.
Nel frattempo a Kiev si susseguivano le riunioni tra i ministri degli esteri di Germania, Francia e Polonia con il presidente ucraino Yanukovich per imporgli un passo indietro. Pressioni esercitate anche dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti e dalla Nato che hanno deciso ieri le prime sanzioni contro il governo ucraino.
Gli scontri sono durati in forma sporadica fino a questa mattina fino a che non è stato annunciato un accordo preliminare. Durante la notte, all’interno del Palazzo Presidenziale a poche centinaia di metri da una piazza Maidan ancora occupata dagli insorti difesi dalle barricate e da centinaia di copertoni in fiamme, è andata in scena l’ennesima trattativa tra governo e i partiti di destra ed estrema destra - Udar, Patria e Svoboda – con la mediazione internazionale. Ai negoziatori europei si è aggiunto ieri anche un inviato russo, su richiesta espressa del capo di Stato ucraino. Putin ha mandato da Mosca Vladimir Lukin, commissario per i diritti umani, 77 anni, politico liberale e ritenuto più moderato rispetto al ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.

All’alba di oggi l’annuncio del raggiungimento di un accordo di massima che prevede la convocazione di elezioni anticipate, una riforma costituzionale che aumenti l’autonomia delle regioni e diminuisca i poteri presidenziali, e la costituzione di un esecutivo di coalizione con l’inclusione di esponenti dell’opposizione.
In buona parte  gli stessi obiettivi già concordati nelle scorse settimane prima che, martedì mattina, migliaia di miliziani delle formazioni ultranazionaliste e fasciste assaltassero armi alla mano il Parlamento, la sede del Partito delle Regioni e una sede dei Servizi di Sicurezza dando inizio ai combattimenti e provocando un bagno di sangue che ha permesso l’internazionalizzazione della crisi con l’intervento dell’Ue, degli Usa e della Nato.
L’accordo definitivo dovrebbe essere annunciato per le 11 ora italiana, ammesso che non arrivino nuove pesanti provocazioni dai miliziani di Oleg Tiahnybok (Svoboda) e dagli squadristi di Spilna Prava (radical-nazionalisti) e di Pravi Sektor (neonazisti).
Stamattina, di nuovo, in piazza Indipendenza gli ‘insorti’ hanno rotto la tregua e sparato contro i cordoni di polizia, così come nei dintorni del Parlamento.
Nel frattempo l’agenzia di rating statunitense Sandard & Poors ha tagliato di un gradino il rating di lungo termine dell'Ucraina portandolo a CCC dal precedente CCC+. 

giovedì 20 febbraio 2014

LA PROPAGANDA DEL GOVERNO CONTRO I NO TAV



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Come da prassi ormai assodata ecco che alla vigilia della manifestazione nazionale indetta a Chiomonte in Val Susa per dopodomani sabato 22 febbraio,ecco che il ministero ombra della propaganda del governo emette un editto sotto forma di tre lettere scritte da dei fantomatici Noa,nuclei operativi armati,che annunciano sentenze di morte verso alcuni personaggi che hanno contribuito alla repressione dei manifestanti No Tav.
Lo stesso movimento ha dichiarato prontamente di non essere a conoscenza dell'esistenza di questi Noa e di non condividerne il proclama,rimarcando il fatto che la protesta imbastita contro questa opera costosa ed inutile che degrada il territorio è di disobbedienza civile e non violenta.
Gli scontri che si sono verificati in questi anni anche con feriti da entrambe le parti sono frutto quasi sempre di attacchi violenti da parte delle forze del disordine che non solo provocano ma che in troppi casi agiscono con veri e propri raid contro i manifestanti,ma i mass media principali italiani vogliono sempre ribaltare la situazione.
Concludo con un link che spiega le ragioni della manifestazione di sabato(http://www.infoaut.org/index.php/blog/no-tavabenicomuni/item/10692-22-febbraio-liberarre-tutt*-vuol-dir-lottare-ancora )che avrà anche altri cortei e presidi in tutta Italia(un presidio ci sarà anche sabato mattina a Crema al mercato).
Articolo preso da Senza Soste.

L'ultima provocazione contro il movimento No Tav.

Immancabile come l'influenza invernale, alla vigilia della mobilitazione nazionale contro la repressione, con al centro la resistenza No Tav (per continuare con Roma e Napoli), arriva la solita letterina delirante che finge di inneggiare al "movimento" e ne prepara l'attacco da parte degli organi repressivi. Una busta e un francobollo costano poco, ma se il gioco funziona il risultato politico può essere importante...
Un documento firmato Nuclei Operativi Armati (Noa), che annuncia "la lotta armata di liberazione", è stato infatti recapitato oggi all'Ansa di Torino. Il documento parla di "lotta di liberazione contro il Tav" e di un "tribunale rivoluzionario" che "condanna a morte" alcune persone ritenute "responsabili della repressione in atto" nei confronti del movimento notav.
Un delirio di frasi sconnesse, mal copi-incollate da qualche documento d'altri tempi e che - in totale assenza di qualsiasi episodio di violenza reale - viene elevato dai media a "prova" di una realtà inventata. Ricordate l'episodio delle "molotov  sul pianerottolo" di Stefano Esposito, senatore Pd autodichiaratosi ultrà pro-tav? Sembra un episodio della stessa saga. Allora, però, fu lo stesso Esposito ad autodenunciarsi "rivelando" - nel corso di lacrimevoli e vittimistiche interviste - che il suo palazzo era inzeppato di telecamere. Come nel caso dell'"attentato a Belpietro", però, non è venuto fuori nemmeno un fotogramma sfocato. Che si sia trattato, in entrambi i casi, di "attentatori" che viaggiavano a velocità della luce?
Tornando ad oggi. Il documento, recapitato in una busta bianca affrancata e con timbro postale apparentemente di Torino, è naturalmente stato posto al vaglio degli investigatori. 
La sigla fantasiosa è del tutto nuova, quasi "apolitica". "I NUCLEI ARMATI OPERATIVI (NOA) - si legge nel documento - sono pronti all'azione diretta nei confronti dei mandati e degli esecutori della strategia repressiva che sta togliendo libertà e prospettiva al movimento no tav. Le accuse, ridicole, di terrorismo richiedono una risposta forte che dimostri, rapidamente, che non siamo inermi. Ora è il momento di praticare la lotta armata di liberazione, i terroristi sono loro, noi siamo i partigiani della libertà".
Come si può notare, l'anonimo e maldestro estensore non usa - perlomeno nelle parti pubblicate dalla stessa Ansa - alcuna connotazione politica particolare. Il termine "rivoluzionario" viene usato come se significasse qualcosa anche senza un aggettivo qualificativo particolare. 
In secondo luogo,prima finge di "difendere" il movimento dalle acuse di "terrorismo" ("ridicole" è anche l'unica parola giusta del testo), ma subito dopo usa il "noi non siamo  inermi" come se a parlare fosse il movimento stesso. Conoscendo un po' la storia di questo paese, insomma, sembra proprio che il comunicato sia stato scritto e diffuso all'unico scopo di "confermare" la fantasiosa tesi accusatoria elaborata da Giancarlo Caselli & co. nella procura di Torino.
La sigla 'Noa', spiega l'Ansa, è già nota agli inquirenti. E soltanto a loro, bisogna dire.
"Torino è il luogo da cui partiremo per svegliare le coscienze proletarie e rivoluzionarie", si legge ancora nel documento scritto a computer, che si conclude con la "condanna a morte" del "tribunale rivoluzionario insediato per valutare le responsabilità politiche della repressione in atto nei confronti del movimento notav in Valsusa".Troppo palese lo scimmiottamento dei comunicati anni '70, nella versione penosa rielaborata dagli sceneggiati Rai degli ultimi mesi... Per favore, cambiate ghost writer!
Il documento fa riferimento, in particolare, a quattro persone. E definisce le condanne "immediatamente esecutive". Un po' di suspence, alla fin fine, è necessaria...
Questoè il regime in difficoltà: una manica di balle "programmatiche" raccontate da chi rivceve l'incarico di governo e una manica di balle per tenere la gente esasperata lontana dalle piazze. Ci abbiamo fatto l'abitudine, non ci caschiamo.
*****
La dichiarazione del Movimento No Tav:

Rispediamo al mittente (Governo & C) queste deliranti follie

A pochi giorni dalle manifestazioni nazionali previste per il 22 febbraio, in piena campagna di raccolta fondi per le spese legali del MOVIMENTO NO TAV, in un momento di grande rilancio della lotta civile, popolare, nonviolenta contro LO SPRECO DELLE RISORSE E CONTRO LE GRANDI OPERE INUTILI E IMPOSTE che uniscono i resistenti di tutt’Italia e dell’Europa i “poteri forti e più o meno occulti” rispondono con i soliti metodi TERRORISTICI vecchi di decenni.
Abbiamo più volte ribadito che il DNA del Movimento NO TAV è quello di essere un movimento popolare, di massa e pronto a praticare, a viso aperto, le necessarie forme di disobbedienza civile ma senza  alcuno spazio per la violenza contro le persone.
Questa è la storia della nostra lotta ventennale, del nostro presente e del nostro futuro.
Nessuno ha alcun titolo e nessuno può permettersi di strumentalizzare  il Movimento e tantomeno di pensare di potersi sostituire al percorso di lotta che il Movimento NO TAV ha deciso e costruito, collettivamente, nella pratica quotidiana e a viso aperto.
Conosciamo troppo bene i mandanti di queste operazioni vecchie di quarant’anni.
Rispediamo al mittente (Governo & C) queste deliranti follie.
Movimento NO TAV
19 febbraio 2014

mercoledì 19 febbraio 2014

ALFANO DIFENSORE DEL CETO MEDIO

Mentre impazza il toto-ministri vorrei spendere due riflessioni sulle dichiarazioni di Alfano,prossimo riconfermato successore a se stesso presso il ministero dell'interno e vice premier in pole position,che fanno capire cha ancora una volta se dovesse consolidarsi il governo Renzi il popolo in difficoltà sarà nuovamente lasciato non solo da parte ma contribuirebbe ancor maggiormente ad arricchire i sempre più pochi che stanno beneficiando della crisi a scapito di milioni di persone.
Già partendo dal fatto che rivuole la stessa maggioranza al potere che è stata cancellata grazie all'intervento extraparlamentare di Renzi secondo me è più di un controsenso,e mentre si sfrega le mani per l'autoesclusione di Sel(errare è umano e per fortuna si sono fermati lì),frasi come"noi vogliamo essere gli avvocati del ceto medio in crisi"sono da reazionario convinto e non trovano nel complesso un beneficio per il popolo non più sovrano(ma quando mai lo è stato?).
Ceto medio è un termine che non rappresenta più una buona fetta della popolazione,ormai è sinonimo di borghesia di livello medio-alto,sono gli stessi arricchiti che hanno speculato con l'entrata in vigore dell'Euro e che ora si ritrovano in una difficoltà che paragonata al loro status economico direi ridicola e che hanno contribuito loro ad aumentare.
Sono la maggioranza dei commercianti e dei liberi professionisti alcuni dei quali pagano forse le tasse in modo corretto(e sono molto buono affermando questo)che hanno aumentato talmente i prezzi che poi il popolino non riesce più a permettersi di poter comprarsi le loro merci.
E Alfano vuole essere il difensore di questi personaggi che sono numericamente sempre di meno e che in modo inversamente proporzionale sono sempre più ricchi,ed è lo stesso filo logico che da sempre la destra vuole intraprendere e che un po' di riffa e di raffa da più di vent'anni sta portando avanti.
Articolo preso da"Il fatto quotidiano"(http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/18/governo-renzi-primo-giorno-di-consultazioni-alfano-si-senza-vendola/885001/ )che fornisce contributi video e altri commenti.

Governo Renzi, primo giorno di consultazioni. Alfano: “Sì senza Vendola”.


Il leader Ncd promette appoggio al governo se non imporrà la patrimoniale e materrà la stessa alleanza "che ha sostenuto Letta". Ma tanto Vendola si è chiamato fuori: "Indisponibili ai compromessi". Con un referendum online, la rete chiede a M5s di andare all'incontro. La Lega chiude le porte.


Sì senza Vendola“. Il primo giorno di consultazioni del nuovo premier incaricato Matteo Renzi si concludono con una mezza apertura dal leader del Nuovo centrodestra e una lista di nodi da sciogliere. Nelle prossime ore però, potrebbe già esserci un incontro di maggioranza per discutere il programma. Sel e Lega Nord non ci stanno, mentre Scelta Civica ha detto ci sarà “con tutto il suo impegno”. Ora è il turno di Forza Italia, guidata dal pregiudicato Silvio Berlusconi, e a sorpresa del Movimento 5 Stelle. Dopo una giornata di discussioni interne al gruppo infatti, a scegliere è stata la rete con un referendum online. “Per noi è una farsa”, avevano scritto sul blog i leader Grillo e Casaleggio, “ma ci sembra opportuno chiedere a voi”. E così è stato: 20.843 iscritti hanno chiesto l’incontro con Renzi (20.397 i contrari). Grillo ha dovuto lasciare la platea di Sanremo nel bel mezzo della serata: domani sarà con i capigruppo, in streaming, a Roma per vedere il premier.
A microfoni accessi intanto, il leader Angelino Alfano ancora sembra dettare la linea del governo: “No a un governo di sinistra o di centrosinistra, noi volgiamo che nasca con la stessa maggioranza che ha sostenuto il governo di Enrico Letta, se si allarga a sinistra per noi non va bene. E’ emerso chiaramente che Vendola non c’è, il primo scoglio è superato, però se si farà la patrimoniale ad esempio noi non ci stiamo”. Elenca le condizioni, ma in privato, secondo numerose indiscrezioni, è di altra opinione. Stanno infatti cadendo molti dei paletti che frenavano l’accordo: il leader Pd sarebbe pronto a confermare la presenza di Angelino Alfano, Maurizio Lupi e Beatrice Lorenzin al governo. Alfano dovrebbe invece rinunciare alla carica di vicepremier, figura che il leader Pd in generale non ama, ma restare al Viminale. Così come il presidente del consiglio incaricato avrebbe garantito Ncd sul fatto che non ci saranno due maggioranze, quella con Fi per le riforme e quella con Ncd per il governo. Non che Renzi abbia nessuna intenzione di rallentare sull’approvazione della legge elettorale. Ma alcune piccole correzioni, magari sui collegi multipli e sull’entrata in vigore della legge solo dopo un tempo stabilito, sarebbero possibili nel passaggio della riforma al Senato in parallelo alle modifiche su Palazzo Madama.
La tabella di marcia del sindaco di Firenze non intende aspettare chi vuole pestare i piedi, ma tra le parole e i fatti le difficoltà sono tante. I colloqui a Montecitorio sono durati tutta la giornata. “Il governo sarà pronto entro fine settimana”, aveva assicurato a inizio giornata Graziano Delrio, braccio destro del premier incaricato Matteo Renzi. “Il lavoro procede bene, siamo tranquilli”. Anche se la responsabilità, i due sindaci all’improvviso alla guida della politica nazionale, la sentono tutta. “Speriamo davvero”, avrebbero detto ai loro, “che sia la scelta giusta”. Ma ormai il salto nel vuoto è stato fatto, e i dubbi tocca lasciarli alle spalle. L’intento è quello di chiudere il governo entro la fine della settimana, sia per quanto riguarda il programma che la lista dei ministri. Oggi il primo incontro con le varie forze politiche. Guerra totale con la Lega Nord: “Siamo venuti qui”, ha detto il segretario Salvini, “per fare le nostre proposte, ma non concordiamo su nulla”. Poi è stata la volta di Sinistra ecologia e libertà: “La nostra sarà un opposizione non faziosa. Valuteremo i singoli provvedimenti”. Disposta a impegnarsi invece è Scelta Civica: “Speriamo in una legislatura costituente. Noi ci siamo”. Mancano all’appello, tra gli altri, Forza Italia e il Movimento 5 Stelle. I primi faranno il loro ingresso a Montecitorio mercoledì mattina, guidati naturalmente dal pregiudicato Silvio Berlusconi (che già nei giorni scorsi ha incontrato Napolitano). Un incontro che dovrà in qualche modo ribadire l’accordo sulla riforma elettorale e sciogliere gli ostacoli nati con le ultime decisioni di Renzi. Ma non solo Berlusconi. A incontrare il sindaco di Firenze ci saranno anche i grillini, così come ha deciso la rete: Beppe Grillo e i capigruppo D’Incà e Santangelo vedranno il premier e chiederanno che la riunione sia trasmessa in streaming. Il risultato del sondaggio online arriva dopo un pomeriggio di discussioni: prima i parlamentari si sono riuniti in un’assemblea congiunta d’emergenza per valutare le mosse, poi sono stati scavalcati in corsa da un sondaggio online lanciato dai leader Grillo e Casaleggio: “Per noi è una farsa, ma decida la rete”.
Tavolo di maggioranza sul programma, probabilmente alla presenza del solo Graziano Delrio, e una lista di ministri ancora da chiudere. Renzi chiede di andare avanti spediti. Resta ancora il nodo del dicastero dell’Economia, tra i più importanti e quello che dovrebbe dare credibilità a tutto il governo. Finora ci sono stati il ‘no’ secco di Romano Prodi e il rifiuto dell’amministratore delegato di Luxottica Andrea Guerra allo Sviluppo economico e il niet del patron di Diesel Renzo Rosso. Anche Enrico Letta, già sondato da ambienti vicini al Colle prima delle dimissioni del 14 febbraio, non ha alcuna intenzione di tornare sui suoi passi accettando un superministero che accorpi il Tesoro agli Affari europei: “Se sono inadatto a guidare il governo, perché dovrei esserlo in un altro ruolo?”, avrebbe detto l’ex premier agli ambasciatori del Colle. Fuori corsa anche Fabrizio Barca che, durante una telefonata con un finto Vendola registrata dai giornalisti de ‘La Zanzara’, ha spiegato di aver ricevuto pressioni dal patron di Repubblica Carlo De Benedetti, ma di aver subito opposto un secco diniego. E allora chi andrà a ricoprire quell’incarico? Sicuramente qualcuno che sia in grado di trattare con l’Europa visto che, a livello internazionale, Matteo Renzi non è abbastanza o per nulla conosciuto (il New York Times lo ha definito il “sindaco di Napoli”, ndr). Dal Colle arriva l’indicazione dell’ex Bce Lucrezia Reichlin che però a L’Unità ha dichiarato: “Non condivido quel poco che ho letto del piano di Renzi”. Tra i tecnici, prende quota il nome dell’ex rettore della Bocconi Guido Tabellini; non si esclude neppure il neo direttore dell’Istat Pier Carlo Padoan. No comment invece dal presidente Ferrari Luca Cordero di Montezemolo a cui Renzi avrebbe chiesto, secondo Il Corriere, di usare la propria moral suasion con gli arabi nell’affaire Alitalia. C’e poi chi accredita la possibilità che Mario Draghi spinga per la riconferma dell’attuale ministro di via XX Settembre Fabrizio Saccomanni e chi ipotizza nomi più fantasiosi come quello della senatrice di Scelta civica Linda Lanzillotta.
Governo Renzi, primo giorno di consultazioni. Alfano: “Sì senza Vendola”LA CRONACA ORA PER ORA - Il leader Ncd promette appoggio al governo se non imporrà la patrimoniale e materrà la stessa alleanza "che ha sostenuto Letta". Ma tanto Vendola si è chiamato fuori: "Indisponibili ai compromessi". Con un referendum online, la rete chiede a M5s di andare all'incontro. La Lega chiude le porte

martedì 18 febbraio 2014

TERNI E' ANTIFASCISTA

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L'articolo preso da Infoaut parla del presidio di alcuni antifascisti ternani organizzato sabato scorso per protestare ed impedire una manifestazione indetta da Caga Pound per ricordare i martiri delle foibe e che si è rivelata la solita marcetta di pochi metri per una strada deserta con più rappresentati dei fasci in divisa che il resto.
La presenza compatta dei compagni di Terni(i comunque pochi cagapoundisti venivano da fuori città)per rimarcare il fatto che i topi di fogna di estrema destra non possono e devono avere agibilità di qualunque tipo per le strade italiane,è segno tangibile di una città ed un territorio che da sempre è antifascista.
L'articolo di Infoaut parla del presidio con un comunicato della Rete Antifascista Ternana.

Terni è antifascista!Respinta Casa Pound.

Un presidio partecipatissimo, tra le 250 e 300 persone, si è riunito su appello della Rete Antifascista Ternana per impedire la sfilata che Casa Pound aveva annunciato per le vie cittadine per commemorare i martiri delle foibe.
Il presidio si è inizialmente concentrato a Piazza della Repubblica. Su spinta poi della numerosa partecipazione si è deciso di occupare Piazza Ridolfi, la piazza antistante il Comune, punto di partenza del corteo dei fascisti del terzo millennio ed autorizzatagli dalla questura. Ai quindici poveri tartarughini, perlopiù provenienti da fuori città, non è rimasto che accendere due candeline e percorrere i 40 metri di una Via Cristoforo Colombo deserta e completamente circondati dalle forze dell’ordine.

Terni ha reagito alla provocazione fascista in maniera forte, senza accettare divieti, riprendendosi le piazze del centro e vietando di fatto la sfilata, affermando chiaramente che in questa città, che tanto ha dato alla Resistenza, non c’è spazio per i fascisti  vecchi e nuovi che non avendo ideali scimmiottano e sfruttano l’armamentario simbolico della sinistra per affermare i loro fini aberranti.

Qui non c'è spazio per Odio e Razzismo, per camice nere nascoste dietro uno spesso velo di demagogia e nazionalismo strumentale. Dopo  i fatti dell’Aviosuperficie di qualche anno fa, lo abbiamo ribadito anche Sabato 15 Febbraio 2014. Infine, vogliamo sottolineare l’eterogenea partecipazione al presidio, che ha visto protagonisti studenti, precari, lavoratori, sindacalisti, partiti, realtà autogestite e persone di tutte le fasce d’età, tutti uniti ed incordonati per ribadire una volta di più NO PASARAN!!! TERNI RESISTE!!! La RAT, approfitta dell’occasione per dare, appuntamento a tutti Lunedì 24 febbraio alle ore 9 davanti al Tribunale di Terni in corso del Popolo per il presidio in solidarietà degli antifascisti processati per la manifestazione all’aviosuperficie. Estendere la Solidarietà, Rilanciare la Lotta!

 

Rete Antifascista Ternana

lunedì 17 febbraio 2014

IL NIENTE



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L'articolo di Don Zauker analizza il"fenomeno"Renzi con un pezzo che è più un editoriale che un pezzo sarcastico ed ironico come da consuetudine,vi sono ragionamenti interessanti su questo piccolo tiranno che negli ultimi mesi grazie ad un pomposa pubblicità di alcuni mass media è riuscito a passare da sindaco di Firenze a presidente del consiglio a Roma.
A prescindere dal fatto che il Pd non rappresenta per nulla la sinistra vera italiana,essendo farcita di ex democristiani come lo stesso Renzi,si prospetta anche qui l'imminente sfascio del partito che ha i giorni contati,con conseguente vantaggio per la destra:l'analisi si conclude con quello che risulta evidente a molti,con la vittoria della politica del niente,perché è questo che Renzi riesce davvero a comunicare agli italiani.

Sbadiglio.

Premessa: non siamo tra quelli che sono rimasti delusi da Matteo Renzi.
E non lo siamo semplicemente perché non ci eravamo mai fatti illudere, non da lui, non dall’impressionante potenza dei media che hanno contribuito a costruirne il personaggio, non dall’entusiasmo di alcuni suoi elettori, molti dei quali anche nostri cari amici.
Siamo più furbi o più intelligenti di altri? Seee, figuriamoci. Pensiamo solo di essere, dopo tutti questi anni, solamente più cinici; e questo è tutt’altro che un pregio.
Semplicemente, non abbiamo mai creduto che Matteo Renzi potesse essere il salvatore dell’Italia, allo stesso modo in cui non abbiamo mai pensato che possa essere la sua rovina.
E non pensiamo neanche che Renzi possa essere la rovina del PD o della sinistra italiana: il PD è meritatamente in rovina da anni, dall’istante stesso in cui è nato, ma forse anche da prima, col risultato che la cosiddetta “sinistra italiana” non esiste più da anni. O meglio, la cosiddetta “sinistra italiana” esiste e dopo questo bel ventennio di desertificazione morale, culturale e sociale non è stata in grado di produrre niente di meglio di Matteo Renzi.
È questo è quello che ci deprime e che ci preoccupa.
Non Renzi.
Detto questo, auguriamo al pio Matteo di formare il suo governo pescando a piene mani della colonnina di destra di Repubblicapuntoit (suo habitat naturale) con ministri come Baricco e magari anche Benigni, Allevi, Littizzetto, Montezemolo, Prandelli, Jovanotti, Della Valle e altre icone di quella visione della sinistra che ha in lui il proprio naturale sbocco e miglior campione.
Gli auguriamo – sinceramente – di formarlo e di smentire tutti quelli che si aspettano il suo fallimento e, ancora di più, quelli che, come noi, non si aspettano assolutamente niente.
Perché questo temiamo, più di ogni altra cosa: il niente.

sabato 15 febbraio 2014

SQUADRISMO SINDACALE

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Ieri sera guardando le scene di quello che stava accadendo durante un'assemblea a Milano con i vertici della Cgil mi sono chiesto,domanda molto retorica perché la risposta mia me la sono già data da anni,se il sindacato storicamente più importante d'Italia possa continuare ancora ad essere quello che era negli anni settanta e ottanta,un sindacato di lavoratori e lavoratrici con le palle che hanno portato a successi notevoli per le garanzie ed i diritti di tutte le maestranze.
L'aggressione fisica a Cremaschi della Fiom è l'emblema dello squadrismo di stampo fascista che la Cgil sta continuando ad imporre ormai in tutti i campi,sempre più legati come drogati al Pd ed ai suoi vertici che cambiano di volta in volta,e sempre più a braccetto di Confindustria e dei padroni il sindacato sta raschiando il fondo del barile sia in termini propositivi che rappresentativi.
La Fiom,ufficialmente nemmeno invitata all'assemblea meneghina tanto che era assente il segretario Landini,aveva protestato per questa negazione,e durante il dibattito che praticamente non c'è stato per i relatori del documento congressuale"Il sindacato è un'altra cosa",contrapposto a quello"Il lavoro decide il futuro",ci sono stati spintoni con Cremaschi e Vox cacciati letteralmente dalla sede,con quest'ultimo che è dovuto farsi medicare in ospedale.
Se il futuro del lavoro e del sindacato è questo stiamo freschi,articolo preso da Infoaut.

Assemblea Cgil:aggrediti gli aderenti al documento"Il sindacato è un'altra cosa".

Inaudita aggressione a Milano. Chiediamo le dimissioni di Susanna Camusso. (...)
Condanniamo la gravissima aggressione subita dal compagno Giorgio Cremaschi e da altre compagne e compagni aderenti al documento congressuale "Il sindacato è un'altra cosa" a Milano, nel corso di un'assemblea CGIL con la presenza di Susanna Camusso.
L'assemblea era già di per sé un fatto inusuale, in quanto erano convocate solo categorie con i gruppi dirigenti favorevoli all'accordo del 10 gennaio ed esclusa la FIOM, che aveva protestato pubblicamente.
Un gruppo di compagne e compagni aderenti al documento alternativo, tra cui delegati delle categorie formalmente presenti in assemblea e Giorgio Cremaschi, primo firmatario del documento, si è quindi presentato all'incontro. Lo scopo era distribuire un volantino contro l'intesa sulla rappresentanza, che ricordava la singolare coincidenza tra l'assemblea per il si al testo unico sulla rappresentanza ed il 14 febbraio 1984, giorno del Decreto Craxi per il taglio alla Scala Mobile dei salari. Inoltre si volevano esercitare i diritti della minoranza con un intervento nel l'assemblea.
I compagni indossavano anche cartelli con il no all'accordo.
Il primo problema con il servizio d'ordine è sorto in quanto si voleva impedire ai compagni, che ne avevano pieno diritto, di accedere all'assemblea. Già lì il servizio d'ordine ha esercitato pesanti pressioni. Alla fine ai delegati è stato concesso di entrare purché lasciassero i cartelli. Solo Cremaschi ha potuto conservare il cartello che diceva no all'accordo.
Una volta in sala i nostri compagni hanno seguito in assoluto silenzio la relazione e all'apertura del dibattito Nico Vox,delegato della funzione pubblica, ha chiesto di poter intervenire come unico intervento di dissenso tra i tanti già programmati.
Subito tutto il gruppo di delegati dissenzienti è stato circondato dal servizio d'ordine che impediva a Nico Vox di avvicinarsi alla presidenza. Susanna Camusso si avvicinava al gruppo e anche a lei veniva rivolta la richiesta che Nico potesse  parlare, senza ricevere risposta. Si rispondeva  invece dal palco dicendo che si poteva parlare in altre sedi. Alle proteste del gruppo di delegati seguiva una violentissima aggressione da parte del servizio d'ordine. I compagni venivano brutalmente spintonati, insultati minacciati. Giorgio Cremaschi veniva gettato nelle scale e solo per fortuna non ha riportato danni mentre Nico Vox doveva ricorrere all'ospedale.
Quello avvenuto è un atto senza precedenti nella vita della CGIL, dove i più aspri dissensi non sono mai stati affrontati con la violenza fisica e le minacce personali. Il senso profondamente antidemocratico dell'accordo sulla rappresentanza inquina già tutta la vita interna della CGIL, ma è  evidente che qui si è passato il segno.
L'esecutivo nazionale de "Il sindacato è un'altra cosa" esprime piena condivisione e solidarietà verso i compagni Giorgio Cremaschi, Nico Vox e verso tutti gli aggrediti. I compagni colpiti verranno tutelati in tutte le sedi, ma è chiaro che la responsabilità politica della segretaria generale della CGIL è enorme.
Al direttivo della CGIL convocato per il 26 febbraio verrà presentata una mozione di sfiducia verso Susanna Camusso che si è rivelata incapace di tutelare i diritti e le libertà degli iscritti alla CGIL e per questo deve dimettersi.

Da Rete 28 Aprile