venerdì 25 luglio 2014

I PROFUGHI DI SERIE A

L'articolo preso da"Il Messaggero"di ieri(http://www.ilmessaggero.it/ )parla della triste e tragica vicenda di Meriam Yahia Ibrahim che nel suo paese di nascita,il Sudan,era stata condannata a morte per apostasia:aveva sposato un cristiano convertendosi pure lei in a questa religione da quella musulmana scatenando la sentenza della pena capitale prevista dalla Sharia.
Il mio intervento e commento non vuole essere critico nei confronti di Meriam ma vuole far riflettere sul tema dei migranti e dei profughi,dei perseguitati per motivi politici e religiosi:ebbene questo si tratta di un caso di assoluto privilegio sponsorizzato dai media in un clima globalizzato(ad occidente)di odio verso l'Islam.
Sono di tutti i giorni le notizie di battelli e barconi fatiscenti che traghettano migliaia di profughi per lo più in questo momento siriani e palestinesi che spesso finiscono in tragedia con centinaia di morti accertate e con altre decine non ufficializzate.
Meriam e la sua famiglia(marito con l'orologio d'oro al polso)sono stati portati in salvo a Roma con un volo della presidenza della repubblica italiana,ben vestiti e puliti,accolti dal Ministro degli esteri Mogherini e dal premier Renzi con la moglie,e successivamente ricevuti dal Papa Francesco in Vaticano.
Omaggi e riverenze degne dei capi di Stato mondiali,ma quelli proprio importanti,e così come la maggior parte dei profughi che giungono in condizioni pietose in Italia con gli sbarchi anche Meriam non resterà in Italia ma partirà a breve per gli Usa.
Ripeto che il mio articolo non vuole essere polemico con il caso in sé di Meriam e della sua famiglia ma dinnanzi alle notizie delle morti quotidiane e dei viaggi in condizioni disumane per sfuggire da guerre e da persecuzioni una riflessione e anche un po' di vergogna sarebbero meglio farla e provarla.


La cristiana Meriam arriva in Italia. Incontro con il Papa in Vaticano.


Meriam è arrivata a sorpresa in Italia. La ragazza cristiana condannata a morte in Sudan, per apostasia era stata liberata un mese fa.
Finisce l'incubo per Meriam: la giovane cristiana sudanese di 26 anni condannata a morte, all'ottavo mese di gravidanza, per apostasia, è libera ed è arrivata stamattina a Roma.
La donna, con il marito e i due figli - tra cui Maya nata due mesi fa in cella - è giunta a Ciampino con un volo di stato italiano, dove l'ha attesa Matteo Renzi con la moglie Agnese ed il ministro degli Esteri Federica Mogherini: oggi «è un giorno di festa», ha detto il premier sottolineando il lavoro «straordinario» del viceministro degli Esteri Lapo Pistelli nella vicenda. E proprio Pistelli ha lasciato intendere anche la possibilità che Meriam incontri il papa.

L'incontro con il Papa. La donna verso le 13 è stata ricevuta da Papa Francesco che ha lodato la sua fede. È durato circa mezz'ora l'incontro tra il Papa e la sudanese Meriam a casa Santa Marta. Il Pontefice, ricevendola in un clima definito di «grande serenità» l'ha ringraziata per la sua «testimonianza di fede» e la sua «costanza». Lo riferisce il portavoce padre Federico Lombardi.
L'incontro con la cristiana sudanese perseguitata Meriam, «da parte del Papa vuole essere un segno di vicinanza per tutti coloro che soffrono a motivo della loro fede e della pratica di fede
».

Dopo la condanna a morte e a 100 frustate per adulterio (per aver sposato un cristiano) inflitta a maggio scorso, la giovane era stata arrestata e messa in cella insieme al piccolo figlio di 20 mesi con una sentenza shock che aveva suscitato l'orrore e la mobilitazione del mondo intero facendo scattare molte iniziative internazionale per la sua liberazione. Un dossier, quello di Meriam, su cui dal primo momento si è mobilitato anche il governo italiano con il premier che ha citato il caso della ragazza sudanese anche nel suo discorso di apertura del semestre Ue.

Nella prima udienza, quella in cui gli era stata inflitta la condanna a morte, il giudice si era rivolto all'imputata chiamandola con il nome arabo, Adraf Al-Hadi Mohammed Abdullah, chiedendogli di convertirsi nuovamente all'Islam. «Io sono cristiana e non ho commesso apostasia», fu la replica della donna che gli costò la condanna a morte e la carcerazione. Solo poche settimane dopo Meriam, in cella, ha dato alla luce una bimba in condizioni durissime: «Ha partorito in catene», aveva spiegato il marito, che è anche cittadino americano, avanzando preoccupazioni di possibili conseguenze per la salute della bimba. Il 23 giugno il tribunale sudanese ha poi deciso la liberazione della donna. Che però è stata fermata nuovamente il giorno dopo insieme al marito e al loro legale mentre si trovava all'aeroporto - mentre con i bambini tentava di lasciare il paese con destinazione Stati Uniti - per un «controllo dei documenti». Rilasciata per la seconda volta, con la sua famiglia, si è poi rifugiata all'ambasciata americana a Khartoum, dove ha ricevuto il passaporto che le ha permesso oggi di lasciare il Paese diretta come prima tappa in Italia, dove resterà un paio di giorni prima di raggiungere New York.

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