martedì 31 marzo 2015

GIUSTIZIA O VENDETTA?

La notizia del sequestro di un giudice del tribunale di Istanbul sta facendo il giro del mondo per l'importanza simbolica che i due esponenti del Fronte Rivoluzionario turco stanno attuando con questo gesto che probabilmente porterà alla loro morte.
Non è un giudice qualunque il procuratore Mehmet Selim Kiraz,è il titolare dell'inchiesta che sta insabbiando l'omicidio di Berkin Elvan,il giovanissimo ragazzo morto dopo nove mesi di coma per essere stato colpito violentemente in testa dal bussolotto di un lacrimogeno lanciato ad altezza uomo durante gli scontri del giugno 2013 a Gezi Park(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2013/06/caos-turco.html ).
Durante quegli scontri ci fu anche l'omicidio di Ethem Sarısülük che fu praticamente giustiziato da un poliziotto di Erdogan(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2013/06/ucciso-dalla-tolleranza-zero.html )mentre a distanza di un anno ad Adana fu ucciso un altro ragazzino,Ibrahim Asan(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2014/06/ibrahim-aras.html ).
La mano pesantissima della polizia turca durante le manifestazioni ha portato a questo atto che non sto a dire se di giustizia o di vendetta,ognuno può tratte le sue conclusioni,ma sicuramente la scelta di questi due persone che si sono asserragliate nello studio del giudice non si limita solo alla voglia di dare il volto e la giusta punizione non solo a chi ha ucciso materialmente Berkin Elvan ma anche a chi tira i fili della repressione e che tenta,riuscendoci,di insabbiare e a non far trovare nessun colpevole.
L'articolo preso da Contropiano(http://contropiano.org/internazionale/item/29982-istanbul-commando-del-fronte-rivoluzionario-prende-in-ostaggio-un-giudice )racconta la cronaca concitata di queste ore e fa un passo indietro parlando di Gezi Park e dell'organizzazione di stampo marxista leninista del Partito-Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo,che non è né Isis e nemmeno le Brigate Rosse come già qualcuno sta facendo intendere.

Istanbul: commando del Fronte Rivoluzionario prende in ostaggio un giudice.

Un atto di giustizia per alcuni, di vendetta per altri. Questa mattina un commando dell’organizzazione rivoluzionaria turca Partito- Fronte rivoluzionario di liberazione del Popolo ha compiuto un blitz all’interno del Palazzo di Giustizia di Istanbul ed ha preso in ostaggio il procuratore Mehmet Selim Kiraz, occupando il suo ufficio al sesto piano del palazzo. Poco dopo l'organizzazione ha diffuso su alcuni siti e sulle reti sociali le foto del giudice con una pistola puntata alla testa.
Il procuratore è stato preso di mira dal Dhkp-C in quanto titolare dell’assurda inchiesta - di fatto un insabbiamento - sulla morte del quindicenne Berkin Elvan, l’adolescente morto l’11 marzo del 2014 dopo ben 269 giorni di coma. Nel giugno del 2013 il ragazzo, mentre era in strada per comprare il pane per la sua famiglia, si era imbattuto nei poliziotti che reprimevano selvaggiamente una manifestazione contro il governo (erano i giorni in cui milioni di turchi e curdi manifestavano in solidarietà con il movimento contro la cementificazione di Gezi Park, l'autoritarismo del governo, l'islamizzazione forzata e il sostegno ai ribelli sunniti in Siria). Un candelotto lacrimogeno sparato ad altezza d’uomo da un poliziotto, uno dei tanti che in quei giorni fecero strage di manifestanti, colpì Elvan alla testa mandandolo in coma. A due anni di distanza dall’episodio l’inchiesta non è stata capace di appurare alcuna responsabilità all’interno delle forze dell’ordine o nella catena di comando né tantomeno di punire l’agente che sparò la capsula che colpì Berkin Elvan stroncando la sua giovanissima vita.

Poco dopo l’irruzione del commando all’interno dell’edificio giudiziario alcuni testimoni hanno udito alcuni colpi di arma da fuoco - secondo gli stessi membri del commando dei colpi in aria sparati per sventare l'intervento degli agenti di sicurezza - mentre tutta la zona è stata immediatamente circondata e isolata dalle forze speciali della polizia che sono penetrate nel palazzo evacuandolo.
Secondo un comunicato diffuso dal sito di estrema sinistra halkinsesi.tv (fatta immediatamente oscurare dal governo turco), ritenuto vicino al movimento clandestino considerato terroristico da Ankara ma anche da Ue e Stati Uniti, il gruppo armato marxista ha inviato alle autorità un ultimatum fino a questo pomeriggio alle 15.30 per soddisfare le sue richieste: tra queste, la confessione in diretta da parte del poliziotto responsabile dell'omicidio di Elvan, un processo agli agenti in un "tribunale popolare", l'assoluzione di tutti coloro che sono tuttora sotto processo per aver partecipato alle manifestazioni di solidarietà per Berkin Elvan, un salvacondotto che consenta la fuga ai componenti del commando.
I quali hanno affermato che "prima o poi, è certo, riusciremo ad entrare anche all'interno del Palazzo Bianco", in riferimento alla faraonica sede governativa fatta costruire recentemente dal presidente Recep Tayyip Erdogan.
Vedat Yiğit, il vice-procuratore del tribunale di Istanbul, ha informato i media turchi che la polizia era in contatto con i sequestratori e che stava negoziando tramite un “mediatore scelto da loro”.
Ma nel primo pomeriggio la diretta delle tv dal luogo dove sorge il palazzo di giustizia è stata chiusa d'autorità che hanno anche imposto la censura di ogni informazione sull'evoluzione degli avvenimenti.  La decisione è stata presa dal premier, il liberal-islamista Ahmet Davutoglu, sulla base di una norma che gli consente di ordinare la "censura" per motivi di sicurezza nazionale e ordine pubblico.
Proprio mentre il premier imponeva il silenzio stampa - propedeutico alla decisione di risolvere la questione con un assalto delle forze speciali - un gruppo di manifestanti ha raggiunto le immediate vicinanze del Palazzo di Giustizia di Caglayan scandendo slogan tra i quali "Berkin Elvan è immortale".
Nei giorni seguenti la morte dell'adolescente, nel marzo del 2013, in tutta la Turchia si susseguirono manifestazioni di protesta stroncate da una durissima repressione della polizia che operò violenze e arresti. Scenario simile anche quest'anno nel giorno dell'anniversario del decesso, quando decine di manifestazioni hanno ricordato il ragazzo in tutta la Turchia chiedendo la punizione degli assassini, anche in questo caso represse dalle forze di sicurezza.

lunedì 30 marzo 2015

GUARDIE E LADRI

Breve introduzione all'articolo preso da Contropiano(http://contropiano.org/archivio-news/documenti/item/29881-rapina-dieci-feriti-un-morto-fermati-due-carabinieri )che riguarda la notizia della tentata rapina avvenuta ad Ottaviano(Na)e che ha visto due carabinieri in trasferta da Mestre nei panni dei delinquenti e di due persone di origine rumena che sono stati feriti dopo aver cercato di fermarli.
Nel far west creatosi tra l'assalto al supermercato rapinato all'epilogo dell'incidente finale dall'auto sulla quale scappavano hanno lasciato dietro loro un morto e nove feriti.
Non è un contributo polemico sul lavoro delle forze dell'ordine ed in questo particolare caso dei carabinieri,è solo per rimarcare il fatto che la feccia è ovunque e spesso si trova più facilmente nei posti dove te l'aspetteresti di meno.
Perché il denaro facile fa gola a tutti,e in Italia ci sono decine di casi simili e quello storico fu quello della banda della Uno bianca che tra gli anni ottanta e novanta fecero stragi nei territori della Romagna.


Rapina,dieci feriti,un morto.Fermati due carabinieri.


Torna la "Uno bianca"? L'immagine dei poliziotti rapinatori che sconvolsero Bologna e l'Emilia Romagna, seminando morte nelle loro rapine, mentre mettevano alla prova la propria "intoccabilità" di assassini invisa, torna in occasione si una sanguinosa rapina avvenuta ieri a Ottaviano, in provincia di Napoli.
Nel paese di Raffaele Cutolo c'è stata un tentativo di rapina a un banalissimo supermercato, immediatamente trasformatosi in una sparatoria tra la gente, inseguimenti da film, conseguenti incidenti stradali, feriti (una decina), di cui uno è morto poi all'ospedale.
Alla fine in manette sono finiti due carabinieri in congedo, per ora sono in stato di fermo. I due Carabinieri, uno originario di Cercola (Napoli) e l'altro di Chioggia (Venezia), entrambi in forza al Battaglione Mestre e in congedo ordinario in Campania, sono stati subito sospesi dal servizio. Entrambi sono feriti e si trovano piantonati in ospedale. Per loro, al momento, le ipotesi di reato sono rapina aggravata e tentativo di omicidio plurimo, cui si aggiungerà certamente, dopo la morte di Pasquale Prisco, 28 anni,uno dei dieci feriti, anche quella di omicidio.
Il giovane ucciso è il figlio del proprietario del supermercato Etè, situato in via Vecchia Sarno di Ottaviano, obiettivo della fallita  rapina. Era in prognosi riservata, come altri tre dei feriti più gravi. Colpito all'addome, aveva riportato gravissime lesioni al duodeno e al fegato, oltre che alla colonna vertebrale. I medici dell'ospedale Martiri del Villa Malta di Sarno (Salerno), dove era stato ricoverato, l'avevano sottoposto a un delicatissimo intervento chirurgico. Qualche ora dopo l'operazione, però, nel cuore della notte, è morto.
Pasquale Prisco avrebbe inseguito i rapinatori subito dopo la mancata rapina nel supermercato, insieme ad altri parenti del gestore del negozio, che dopo essere stati avvertiti da un dipendente si sono lanciati sulla pista dei banditi. L'inseguimento, al quale hanno partecipato almeno tre auto, è andato avanti per alcuni chilometri sulle strade del Vesuviano fino a quando non vi è stato un incidente nel quale è rimasta coinvolta l'auto dei rapinatori.
Secondo le testimonianze, colpi di pistola sono stati sparati nel supermercato, all'esterno e durante l'inseguimento. Articolata e ancora da definire la dinamica dell'accaduto. Secondo una prima ricostruzione, dopo la mancata rapina, i carabinieri-banditi sono scappati a bordo di un'auto dopo avere sparato alcuni colpi nel supermercato e ferito delle persone. A questo punto, dopo l'allarme del dipendente del market, è scattata la caccia al rapinatore, lungo le strade dell'hinterland napoletano. L'inseguimento ha subito uno stop all'altezza della zona industriale di Ottaviano, sulla strada statale 268, a causa di un incidente che ha coinvolto due vetture e nel quale sono rimaste ferite tre persone
Sul posto sono infine arrivati carabinieri, polizia, 118 e Anas. La svolta nelle indagini è arrivata in serata quando gli inquirenti hanno cominciato a rilevare una serie di elementi fortemente contradditori nelle deposizioni dei due militari, in un primo momento indicati come vittime, conteggiati tra i feriti e quindi ascoltati come testimoni privilegiati dell'accaduto. A questo punto il pm di Nola ha deciso il fermo quali indiziati dei reati di rapina aggravata e tentato omicidio plurimo.
Uno ha una ferita al gluteo, l'altro una frattura alle ossa nasali (non si capisce ancora se per effetto dell'incidente con l'auto o per essere stati finalmente raggiunti dagli inseguitori).
Il quadro è quello di un mondo completamente rovesciato, un po' come nel film "I cancelli del cielo", in cui i "cattivi" (gli allevatori latifondisti) sono chiusi in cerchio davanti all'assalto dei "buoni" (i lavoratori immigrati dall'Europa e sfruttati fino a quel momento); infine arriva il "settimo cavalleggeri" e salva i cattivi. Solo che qui sono finiti loro agli arresti-
Un mondo rovesciato in cui i rapinatori sono due carabinieri, lo Stato non esiste per ore, l'inseguimento rocambolesco è condotto da "civili" (si tratterà di capire se si è trattato di una genuina reazione familiare o di una reazione "da famiglia"), tra le innocenti vittime della sparatoria ci sono anche due rumeni ricoverati nello stesso ospedale di Sarno.
Se Salvini prova ad andare da quelle parti, rischia l'infarto mentale.

sabato 28 marzo 2015

IL CORTEO ODIERNO A BRESCIA

Dalle notizie prese da Radio Onda d'Urto(http://www.radiondadurto.org/2015/03/28/permessosubito-ottavo-giorno-sabato-oggi-corteo-a-brescia/ )si apprende che è cominciato il corteo per protestare contro la scelta solo bresciana di vedere respinti la maggior parte dei permessi di soggiorno presentati alla Prefettura,un'anomalia solo della città lombarda messa in risalto pure dal Ministero dell'Interno stesso.
Infatti come prima conseguenza ci sono state le dimissioni del prefetto Narcisa Brassesco Pace,che così ha messo a riparo la carriera evitando richiami o altre soluzioni,ma sta di fatto che negli ultimi giorni a Brescia si sono visti atteggiamenti repressivi della polizia presso presidi che contestavano lo stesso motivo del corteo odierno ma anche per il movimento per i diritti alla casa.
L'articolo preso da Infoaut spiega il perché di questa giornata di protesta. 

Brescia libera: basta precarietà, permessi di soggiorno subito!

SABATO 28 MARZO 2015
ORE 15 - PIAZZA DELLA LOGGIA - Brescia


#BRESCIALIBERA: MANIFESTAZIONE DI MIGRANTI E ANTIRAZZISTI #PERMESSOSUBITO #BASTAPRECARIETA'

I dati sono ora definitivi: la Prefettura di Brescia ha respinto quasi l'80% delle oltre 5.000 domande di permesso di soggiorno presentate con la sanatoria del 2012. Al contrario nel resto d'Italia il 70-80% dei richiedenti ha ottenuto il permesso. Persino il Ministero dell’Interno ha ammesso che a Brescia la Prefettura ha lavorato male e contro gli immigrati.
Intanto da mesi la Questura applica la legge Bossi-Fini togliendo il permesso a migliaia di immigrati che hanno perso il lavoro e sono diventati più poveri. Come se la crisi fosse colpa loro.
Così, senza il permesso, molte migliaia di immigrati, che spesso vivono a Brescia da tanti anni con le loro famiglie, sono costretti a lavorare senza contratto, rischiano in qualsiasi momento l'espulsione, non possono avere una casa in affitto, la residenza, l'iscrizione al servizio sanitario.

Per tutte e tutti gli immigrati e gli antirazzisti è il momento di unirsi e di lottare. Aspettare ancora vuole dire perdere la possibilità di cambiare questa grave situazione. Gli avvocati e i costosissimi ricorsi in tribunale non bastano.
Le dimissioni della Prefetta Narcisa Brassesco Pace sono senza dubbio un primo risultato, ma da sole non possono risolvere il problema. Dobbiamo continuare a lottare con coraggio: è così che possiamo ottenere i diritti umani e sociali negati.
Le violenze e la repressione messe in campo in questi giorni dalla Questura di Brescia sono fatti inammissibili e sono un motivo importantissimo in più per lottare ancora, sempre più numerosi, non più soltanto per i permessi di soggiorno ma anche per difendere la libertà di manifestare, di protestare, di attivarsi e partecipare, per riaffermare pratiche e spazi di libertà tanto più irrinunciabili nel tempo della crisi e dell'attacco ai diritti fondamentali di milioni di persone, italiane e immigrate.

La causa vera dell'insicurezza sociale che colpisce milioni di italiani e immigrati è la precarietà del reddito e del lavoro, sono gli sfratti (2mila all’anno a Brescia), è la mancanza di tutele sociali. Ad alimentare l'insicurezza sono le leggi contro i diritti e i salari dei lavoratori, sono i tagli ai servizi sociali, sono leggi razziste come la Bossi-Fini. Ad imporre l'insicurezza sono le oligarchie al potere che con le politiche di austerità mettono al sicuro solo i loro privilegi, impadronendosi dell'enorme ricchezza che tutti, italiani e immigrati, produciamo. Banche, società finanziarie, grandi industriali, casta politica al loro servizio: sono loro il vero problema sociale, non gli immigrati!

Le donne e gli uomini immigrati non sono schiavi da sfruttare nella clandestinità e nel lavoro nero.
Basta razzismo e legge Bossi-Fini. Basta precarietà e austerità! Permesso subito per tutti e tutte!

SENZA DIRITTI NON C'E SICUREZZA PER NESSUNO!
SABATO 28 MARZO - ORE 16 - PIAZZA LOGGIA, BRESCIA
MANIFESTAZIONE DI MIGRANTI E ANTIRAZZISTI


#PERMESSOSUBITO #BASTAPRECARIETA' #BRESCIALIBERA


Associazione Diritti per Tutti, Coordinamento immigrati CGIL, Associazione dei senegalesi di Brescia e provincia, Associazione culturale islamica Muhammadiah

venerdì 27 marzo 2015

UN 2015 DI REPRESSIONE PER EUSKAL HERRIA


Paese Basco, un nuovo attacco ai prigionieri politici e alla solidarietà
Dopo la notizia dell'inizio dell'anno quando nei Paesi Baschi vennero arrestati degli avvocati che dovevano difendere dei giovani di Segi in un processo politico contro la sinistra indipendentista basca(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2015/01/avvocati-baschi-in-arresto.html )e la volontà del tribunale inquisitore dell'Audiencia National di Madrid di cancellare Askapena(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2015/03/askapena-aurrera.html ),ecco che il 2015 aggiunge un altro tassello di vergogna per lo Stato repressivo e fascista spagnolo.
E' notizia degli ultimi giorni l'arresto di quattro appartenenti a due diverse associazioni di solidarietà ed aiuto verso i prigionieri politici baschi e per le loro famiglie,Etxerat e Jaiki Hadi:il contributo di Ehl fornisce la cronaca di questa ulteriore provocazione che ha avuto nella Guardia Civil la mano lunga dell'ingiustizia e della repressione spagnola e pure il totale appoggio di tutti gli amici di Euskal Herria.

Comunicato di solidarietà degli EHL (comitati di solidarietà con il popolo basco) in risposta alla retata contro militanti a favore dei diritti dei prigionieri.
 
Mercoledì 25 marzo, la Guardia Civil ha arrestato Nagore López de Luzuriaga, Izaskun Abaigar, Fernando Arburua y Oihana Barrios nel corso dell’ennesima operazione contro l’appoggio ai prigionieri. Questi militanti sono rappresentanti di Etxerat (organismo dei parenti e amici dei prigionieri) e di Jaiki Hadi (appoggio sanitario ai prigionieri), impegnati incessantemente a favore dei prigionieri politici baschi.
Ancora una volta lo Stato spagnolo, per mezzo delle sue forze di occupazione, ha puntato la mira sul lavoro che realizzano le persone attive per i diritti collettivi dei prigionieri politici baschi, e così cerca di ostacolare ogni espressione di solidarietà che esiste nei Paesi baschi a favore dei prigionieri.
Da sempre lo Stato ha cercato di dilaniare il collettivo dei prigionieri, dall’esterno come dal suo interno. In quest’occasione procede contro i famigliari e gli attivisti nel settore sanitario, dando vita ad un circolo repressivo che cerca di impedire ai prigionieri di raggiungere i loro obiettivi arrestando le realtà a loro più vicini. Eppure, anche così, non si rende conto che, dopo anni di “condanne aggiunte” sofferte dai famigliari, questi si ritrovano più uniti che mai, così come il Collettivo dei prigionieri politici.
Per questo, per quanti arresti lo Stato spagnolo possa fare, non riusciranno a dividere e indebolire i prigionieri politici baschi né tutta la solidarietà che li avvolge.
Anche da parte dei comitati internazionali di solidarietà vogliamo trasmettere tutta la nostra solidarietà. Non consentiremo nessun altro ostacolo e scenderemo in strada a fianco del solidale popolo basco. Perché la solidarietà è la tenerezza dei popoli e perché se toccano uno o una, ci toccano tutti.
 
Di fronte alla repressione, Euskal Herria non cammina sola!
Euskal Herriaren Lagunak

giovedì 26 marzo 2015

NELLO YEMEN E' GUERRA

In questi tempi si sta svolgendo quello che non è ancora stata ufficialmente denominata ma che si sta delineando ampiamente,ovvero la terza guerra mondiale che vede soprattutto nel medio oriente e nelle zone limitrofe il centro delle azioni belliche.
Sebbene partita in sordina e solo nelle ultime settimane balzata agli onori di non tutte le cronache anche per sanguinosi attacchi ecco che lo Yemen è in piena guerra,e se prima era tra le opposte fazioni religiose divise da sempre fra sciiti e sunniti ora c'è pure l'invasione ufficiale dell'Arabia Saudita appoggiata degli altri stati della penisola arabica,oltra che dagli Usa.
Proprio questi ultimi sono fuggiti sia,ormai da tempo,dall'ambasciata di una sempre più massacrata Sana'a,la capitale:ora anche le basi statunitensi nel territorio sono state conquistate dai ribelli ed evacuate.
Nella popolazione musulmana la parte sunnita è quella numericamente più rappresentata e di molto rispetto a quella sciita,che vede la maggioranza solo in pochissimi Stati tra i quali quello con più percentuale è l'Iran,pronto adesso ad intervenire in difesa dei ribelli sciiti che hanno conquistato il nord del paese.
Articolo preso da:http://contropiano.org/internazionale/item/29888-in-yemen-e-guerra-iniziati-i-bombardamenti-sauditi-col-sostegno-usa cui consiglio pure questo(http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/14258-collasso-yemenita-presidente-e-forze-usa-in-fuga-escalation-in-tutta-la-regione ).


In Yemen è guerra, iniziati i bombardamenti sauditi col sostegno Usa.


Com'era prevedibile l’avanzata verso sud dei ribelli sciiti che si sono già impossessati della capitale Sana’a e della terza città del paese, Taiz, ha accelerato i tempi di un intervento militare saudita nello Yemen. Ieri i combattimenti tra le milizie sciite dei ribelli Houthi e le milizie sunnite agli ordini del destituito governo guidato dal presidente Abed Rabbo Mansur Hadi si sono intensificati man mano che le prime si avvicinavano ad Aden, seconda città del paese per importanza e quartier generale delle forze lealiste. Aden è il principale porto dello Yemen e il principale terminale petrolifero del paese (di fatto in mano ai sauditi) dal quale si controlla il 40% delle esportazioni di petrolio di tutto il Medio Oriente.
Nel corso della giornata le forze ribelli si erano impossessate di alcune importanti basi militari nel centro-sud del paese arrivando ad assediare Aden, dove il palazzo presidenziale dove era rintanato Hadi era stato ripetutamente bombardato.E così i sauditi, che durante le ultime ore avevano ammassato truppe e mezzi militari al confine con lo Yemen, ieri sera hanno deciso di intervenire militarmente contro le milizie sciite. Durante la notte i caccia sauditi hanno bombardato più volte le postazioni degli Houthi che possono contare anche sulla maggior parte dei reparti dell’esercito rimasti fedeli all’ex presidente Saleh, deposto a sua volta nel 2011 e recentemente schieratosi al fianco della ribellione delle popolazioni del nord contro il regime filosaudita. Per ora non è chiaro se agli attacchi abbiano preso parte anche i velivoli militari di Emirati Arabi Uniti, Qatar e Bahrein, paesi alleati di Riad e componenti di quel Consiglio di Cooperazione del Golfo che all’inizio della settimana aveva promesso il suo aiuto al regime di Aden. Sicuramente alle forze armate saudite non è mancato il sostegno, politico ma non solo, dell’amministrazione statunitense. Ieri la Casa Bianca aveva informato che Barack Obama aveva autorizzato il supporto logistico e di intelligence ai sauditi in caso di intervento militare nello Yemen, e così è effettivamente stato.
A dare l'annuncio dell’inizio dell’offensiva militare contro Sana’a è stato ieri sera, nel corso di una insolita conferenza stampa convocata a Washington, l'ambasciatore saudita negli Stati Uniti, Adel al-Jubier. Successivamente anche Bernadette Meehan, portavoce del Consiglio della sicurezza nazionale alla Casa Bianca, ha confermato l'azione militare del Paese alleato, "per difendere i confini dell'Arabia Saudita e proteggere il governo legittimo in Yemen". Jubier ha spiegato che l'esercito della monarchia saudita fa parte di una coalizione di circa 10 nazioni intenzionate a fermare i miliziani Houthi. "Faremo quello che serve per proteggere il governo legittimo nello Yemen", ha dichiarato Jubier davanti ai giornalisti poco dopo l'inizio dei raid aerei in Yemen.
Del presidente sunnita Hadi non si hanno notizie certe. Ieri era stata diffusa la notizia di una sua fuga, poi smentita. Ma secondo notizie più recenti effettivamente avrebbe abbandonato lo Yemen diretto nel vicino Oman a bordo di un’imbarcazione.
Secondo la stampa araba l’Arabia Saudita ha dispiegato ben 100 aerei da caccia e 150mila soldati, oltre a numerose unità navali, per sostenere l’offensiva militare nel vicino Yemen. Una sproporzione di forze evidente nei confronti delle milizie Houthi dotate di armamenti non particolarmente moderni, ma che potrebbe non valere più di tanto nel caso in cui Riad decidesse per un intervento di terra. Ieri, scrive il sito arabo Tayyar.org, "un grande numero di uomini armati delle tribù delle provincia di al Saada", roccaforte delle milizie sciite Houthi nel Nord del Paese "si sono radunate in una parata militare in risposta ad appello lanciato da Abdul Malik al Houthi" leader del movimento "Ansar Allah", braccio armato degli Houthi.
Una eventuale invasione terrestre potrebbe scatenare la reazione dei paesi dell’asse sciita, in primo luogo l’Iran, accusato di fatto dalle petromonarchie del Golfo di sostenere il colpo di stato delle milizie Houthi contro il presidente e il governo legittimi.
Da parte sua l’Iran attraverso il portavoce del ministero degli esteri di Teheran, ha già condannato gli attacchi aerei compiuti dall’aviazione saudita, ai quali stamattina di sono aggiunti i cannoneggiamenti di alcuni cacciatorpedinieri di Riad, definendoli una “pericolosa escalation” e una “violazione dell’integrità territoriale dello Yemen” che allontana una soluzione pacifica della crisi.
La scelta di intervenire militarmente nello Yemen, senza neanche attendere il via libera da parte della Lega Araba convocata per sabato e domenica a Sharm el Sheikh, in Egitto, potrebbe far deflagrare una situazione già tesissima in tutto il Medio Oriente e scatenerare una nuova guerra su larga scala tra sciiti e sunniti, da molti anni in realtà già esplosa in Iraq, Siria e Libano. Da vedere se l'Iran, che finora ha sostenuto i ribelli sciiti dello Yemen solo indirettamente, deciderà invece un appoggio più consistente. L'intervento militare straniero potrebbe far saltare le trattative – e il riavvicinamento - in corso tra Stati Uniti e Teheran sul programma nucleare iraniano, negoziato al quale i sauditi si sono sempre opposti, così come l’establishment israeliano. Finora Washington aveva dato priorità al negoziato con Teheran a costo di scontentare - e parecchio - i suoi alleati storici nell'area, ma sembra che come al solito la strategia statunitense in Medio Oriente non sia particolarmente coerente.

mercoledì 25 marzo 2015

DIVISE NON SPORCHE


Lo scorso ottobre Genova per l'ennesima volta si era ritrovata nel fango(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2014/10/ancora-fango-su-genova.html ),una situazione ormai consolidata nel capoluogo ligure alla faccia dei milioni di Euro spesi per grandi e inutili opere,armamenti e altro,ma ora non si vuole toccare il tasto dolente delle spese pazze dello Stato italiano per operazioni che non servono a niente invece che risanare gli sbagli commessi anni addietro come ad esempio la situazione genovese.
Agli onori della cronaca gli angeli del fango erano tutte quelle persone soprattutto giovani che armati di pala e voglia di aiutare e di ripulire erano scese per strada per dare una mano,per dare solidarietà tangibile ad abitanti e commercianti messi in ginocchio dall'alluvione.
In corso Buenos Aires nel quartiere Foce ci fu un assembramento di celere intervenuta ad aiutare dei poliziotti presenti per le strade ma non per lavorare direttamente alla pulizia delle strade,dei negozi o degli scantinati,ma diciamo in ronda a guardare e non toccare,a non sporcarsi.
E proprio il lamento di un ragazzo fiorentino che se ne stava sporco ad aiutare la gente nelle opere di ripristino ha alzato la voce più degli altri lamentandosi delle loro divise immacolate e spronandoli a prendere le pale in mano e dare un contributo che non fosse solo quello di guardare gli altri al lavoro.
Fosse mai successo che subito i poliziotti arroganti chiamarono la celere visto che la loro strafottenza poteva ritorcerglisi contro:naturalmente il ragazzo fu denunciato per oltraggio a pubblico ufficiale e nei giorni scorsi condannato a 21 giorni in carcere tramutati in 4250 Euro di multa,fatto già impugnato con un ricorso in appello da parte del giovane.
Che poi lo stesso abbia detto"sbirri di merda"oppure"siete proprio belli con quelle scarpette lucide,non servite proprio a un cazzo"o che abbia solo incitato le belle statuine a sporcarsi la divisa e aiutare poco conta:importa e molto la solita arroganza e incapacità di agire di queste merde in divisa che come al solito non cessano di accumulare sdegno ed odio da parte della gente.
Articolo preso da Infoaut.

Potrebbe interessarti: http://www.genovatoday.it/cronaca/alluvione-angelo-fango-condannato.html
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Genova, invitò la polizia a "sporcarsi la divisa": condannato a 4000€ di multa.


Alcuni mesi fa avevamo riportato la notizia di un episodio avvenuto a Genova nei giorni seguiti all'alluvione, quelli in cui tante persone scesero in strada mettendo a disposizione tempo ed energie per riparare ai danni lasciati dall'acqua. La rabbia era tanta di fronte all'ennesimo disastro annunciato e a una politica incapace di assumersi le proprie responsabilità dopo anni di devastazione e incuria nei confronti del territorio.
Una rabbia che non poteva che aumentare alla vista di decine e decine di agenti che affollavano le strade senza muovere un dito e nella testa di molti in quei giorni una semplice equazione veniva alla mente: perché buttare milioni in ordine pubblico (oltre che in grandi opere e grandi eventi) invece che mettere tra le priorità la messa in sicurezza dei territori?

Questo probabilmente il sentimento di un ragazzo che insieme a moltissimi altri giovani era impegnato a spalare il fango in corso Buenos Aires e che, alla vista di un gruppo di poliziotti che passava di lì, li invitò a "sporcarsi la divisa" e darsi da fare. Sotto lo sguardo sbigottito e l'indignazione dei presenti, gli agenti chiamarono i rinforzi e sul posto giunse un plotone di celere che identificò gli spalatori continuando a provocare.

Oggi, a cinque mesi di distanza, apprendiamo che il ragazzo che li aveva semplicemente apostrofati con una comprensibile richiesta è stato condannato a una multa di più di 4000 euro per "oltraggio a pubblico ufficiale". Una sentenza contro cui verrà presentato ricorso ma che tramite una semplice quanto comprensibile esternazione di rabbia conferma una volta di più l'intoccabilità delle divise che le aule di Tribunale continuano a promuovere e reiterare e in difesa delle quali lo Stato è sempre pronto a infliggere pene e multe esemplari.

Tutta la nostra solidarietà al ragazzo condannato, ancora una volta la polizia di sporco ha solo la coscienza!

martedì 24 marzo 2015

PORCHEZIO E IL NAZISMO ECOLOGICO

Già da tempo Porchezio è considerato da molte persone un nazista mancato,uno che è riuscito a trovare spazio politico nella Lega Nord solo per aver sbagliato movimento si diceva un tempo,anche se ora la distanza tra le due ideologie è praticamente nulla:uno che ha un passato torbido da esponente di estrema destra ad avvocato indagato per truffa ed un presente ancora peggiore,uno che le ha prese e le ha date fisicamente,un porco e non una persona.
L'articolo(ecn.org)qui sotto parla dei suoi aspetti positivi del nazismo,con quelli che a suo modo di vedere hanno cominciato a parlare di ecologia e hanno dato impulsi alla ricerca scientifica,tralasciando il fatto che le scoperte fatte da loro erano esperimenti condotti nei lager su uomini,donne e bambini che neanche m'immagino cosa abbiano provato se non un incessante desiderio di morte rapida.
Però parlando di questo almeno ammette l'esistenza dell'Olocausto ed addirittura si sbilancia dicendo che è stato un episodio negativo...solo poi bacchettando Caga Povnd di essere un'accozzaglia di nostalgici e probabilmente di non essere ancora abbastanza violenti per creare un ulteriore soluzione finale.

Mario Borghezio: "Nazismo aveva aspetti positivi, era all'avanguardia in ecologia e nella ricerca scientifica".

“Gli aspetti positivi del nazionalsocialismo sono i meno conosciuti. È mancato un Renzo De Felice che li analizzasse”. A dichiararlo è Mario Borghezio, europarlamentare della Lega Nord, intervistato da Klaus Davi per il programma “KlausCondicio” su You Tube
“Una figura che mi piace molto di quel periodo è quella di Walther Darré (SS Obergruppenführer che si occupò del sequestro dei beni agli ebrei e diresse l’Ufficio per la razza e le colonie, ndr), colui che si potrebbe definire il Ministro dell’Ambiente del Terzo Reich. Darré ha introdotto in politica l’ecologia, per non parlare di altri aspetti come la ricerca scientifica e anti cancro. Di quel periodo sicuramente apprezzo il pensiero filosofico di Heidegger, che credo sia uno dei più grandi filosofi di tutti i tempi. Non è ancora emersa una scuola defeliciana che faccia capire meglio quel periodo: erano all’avanguardia. È certo che la pagina dell’Olocausto resta un aspetto negativo, incancellabile”, afferma il leghista Borghezio.
In merito al rapporto con CasaPound, con cui ha manifestato nella periferia romana dell'Infernetto, l’europarlamentare dice che “in generale non sono favorevole al nostalgismo. Lo ritengo una malattia infantile dell’estrema destra italiana e non solo. Ho consigliato loro di liberarsi dalla scorie del nostalgismo e diventare un movimento politico che guarda esclusivamente avanti. Se lo faranno – conclude Borghezio – avranno di fronte una prateria, perché in tutta Europa c’è spazio per queste sensibilità, per queste idee e per questo senso forte di appartenenza e di patriottismo”.

http://www.huffingtonpost.it/2015/03/13/mario-borghezio-nazismo-aveva-aspetti-positivi_n_6862114.html?ref=fbph&ncid=fcbklnkithpmg00000001

lunedì 23 marzo 2015

IN FRANCIA HANNO VINTO TUTTI

I risultati delle elezioni amministrative francesi hanno bene o male accontentato tutti con la vittoria del partito del redivivo Sarkozy alleato con i centristi,la tenuta dei socialisti di Hollande ed il Front National che avrebbe potuto avere qualche cosa di più visto l'andazzo generale europeo.
Il primo voto dopo i fatti del Charlie Hebdo hanno indirizzato la Francia verso un sostanziale pari tra le forze del centro destra e quelle del centro sinistra(con i voti sommati di tutta la gauche nazionale)mentre i lepenisti sono sempre uno su quattro tra gli elettori e comunque il primo partito votato.
L'operazione della rinascita di Sarkozy di nuovo leader del Ump è parallela a quella che Renzi ha fatto in Italia con Berlusconi,due figure già ampiamente al di fuori della politica e che errori fatti più o meno consapevolmente(anche Hollande non è esente da colpe)e che ora sono ancora chi più e chi meno sulla cresta dell'onda.
Questi voti sono da analizzare soprattutto considerando le prossime elezioni presidenziali che vedranno le stesse forze cercare una quadra sui nomi da rappresentare visto che allo stato attuale delle cose l'Ump è sempre fermamente contro una possibile alleanza con l'estrema destra del Fn.
Articolo preso da Infoaut(http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/14223-la-francia-al-voto-dopo-charlie-hebo-una-società-lepenizzata )che propone anche un contributo radio.


La Francia al voto dopo Charlie Hebdo: una società lepenizzata.


Sono state elezioni dipartimentali importanti in Francia quelle che si sono tenute questa domenica. Elezioni che dovevano valutare la crescita ulteriore o meno del Front National, capire il peso del ritorno alla guida dell'Ump di Sarkozy e la tenuta del governo Hollande. Il tutto nel clima successivo agli attentati di Charlie Hebdo, che hanno pesantemente modificato il contesto in cui si si è arrivati al voto: a vincere è stato l'Ump con circa il 30%, seguito dal Fn con circa il 26% e dai socialisti a circa il 20%, a fronte di un'astensione a quasi il 50%, un dato importante sebbene in diminuzione rispetto alla precedente tornata.
La notizia, che non è una notizia visti gli ultimi anni di attualità politica del paese, è una progressiva lepenizzazione del paese, nonostante questa tornata elettorale sia stata vinta da un Sarkozy tornato alla guida del partito dopo una serie di guai giudiziari nei quali è ancora invischiato. Il programma politico di Sarkò di fatto era tutto schiacciato sul programma lepenista, basato su diversi provvedimenti e appelli di carattere razzista (come quelli per vietare il velo all'università e che obbligheranno i bambini e le bambine musulmane a trovare carne di maiale nei menu scolastici senza potersi lamentare) che l'hanno fatta da padrone, insieme a quelli meno eclatanti ma comunque pericolosi come la volontà di restringere la libertà di circolazione assicurata dagli accordi di Shenghen.

La “sinistra” al governo di Hollande ha tenuto, grazie anche all'utilizzo spregiudicato fatto dal presidente francese dell'emozione post attentati a Charlie, emozione trasformata in difesa dei valori della Republique, della sua comunità nazionale. Tutta la galassia della gauche istituzionale sommando i risultati ottenuti arriverebbe anche al 35%, a poca distanza dalla coalizione arrangiata da Sarkozy e baricentrata sull'Ump, con il FN che non arriverebbe in questo modo ad un'eventuale partecipazione al ballottaggio in un elezione presidenziale come quella in programma nel prossimo 2017.

Da un lato queste elezioni mostrano un primo affievolimento del consenso nei confronti della Le Pen, che sarebbe relativo all'inizio della curva discendente dell'effetto Tsipras, incapace di competere nella battaglia contro gli stessi poteri forti dell'UE contro cui si scaglia il Front National. Non a caso il punto su cui Sarkozy ha fortemente e chiaramente differenziato la sua campagna elettorale da Marine Le Pen è stato proprio la ferma adesione dell'Ump all'Unione Europea e alla moneta unica. Il tema di come riuscire a poter o meno riformare l'UE dall'interno continua quindi ad essere centrale nel dibattito politico europeo.

Dall'altro però occorre notare come la circostanza più problematica, che tracima i rigidi confini dell'analisi delle urne, è come dicevamo sopra la vittoria sul piano ideologico, del dibattito pubblico, di Marine Le Pen che ha saputo imporre la sua agenda e costretto tutti gli altri partiti a misurarsi su quella. Sarkozy al fine di recuperare centinaia di migliaia di elettori di destra finiti a votare Fn ha addirittura annunciato la rottura del dispositivo del “fronte repubblicano” che dava indicazione in ogni ballottaggio tra Fn e uno tra Ps/Ump di votare l'alternativa al partito lepenista.

Questo equivale ad uno sdoganamento e una legittimazione del Fn mai avuta prima dai LePen nell'arco della loro storia, a simboleggiare la forza dell'opzione euroscettica lepenista nella fase attuale e la trasformazione compiuta da Marine del partito di Jean-Marie.

Rilevante anche l'irrilevanza totale dei partiti di cosiddetta sinistra radicale, dal consenso praticamente inesistente in una fase molto dura in cui gli effetti dell'attentato del 7 gennaio sono stati sfruttati per silenziare ogni opposizione interna e critica del ruolo interno e globale degli attori politici che rappresentano la Republique nei posti di potere. Un'opposizione interna che i movimenti e le piazze antirazziste cercano di conquistarsi, dovendo affrontare tante difficoltà.

domenica 22 marzo 2015

QUANDO LA BOLLA ESPLODERA'

Breve introduzione di un contributo economico che traccia in senso negativo l'andamento finanziario italiano che nonostante le promesse di un'uscita dal tunnel della recessione la cui fine viene posticipata sempre più in là nel tempo,vede fallite tutte le misure adottate fino ad oggi.
Ed il governo Renzi non fa specie a questa analisi,anzi il divario tra il Pil ed il debito pubblico è sempre più abissale,e ciò vuol dire che il trend pessimistico stando a sentire gli addetti ai lavori tenderà ad aggravare la situazione del nostro paese.
Articolo preso da Senza Soste.

Un grafico che non lascia scampo: l'Italia tenuta in vita da un sistema artificiale di bolle finanziarie.


Questo grafico viene da Bloomberg finanza. La linea viola indica il debito pubblico, quella verde l'andamento del Pil, quella bianca i tassi di interesse dei Btp italiani.
Come potete notare, a partire dal periodo Monti-Napolitano (quello della "austerità e rigore per salvare il paese"), il debito pubblico è schizzato e il Pil è precipitato. A voler essere maligni, la divaricazione tra debito e Pil si fa minore nell'ultimo mese in cui il governo Letta di fatto governa (dicembre 2013). Poi arriva il gelataio di Rignano (Renzi) e l'Italia riparte, certamente, ma verso l'abisso.
La divaricazione tra Pil e debito, e se non produci ricchezza il debito non lo sgonfi, si allarga plasticamente durante tutto il governo Renzi. La linea bianca indica l'andamento dei Btp. Ovviamente se il tasso di interesse dei Btp tenesse conto dell'andamento dell'economia reale, e del rapporto debito-Pil, l'Italia sarebbe già fallita. Con tassi di interesse, e debito pubblico, degni della Weimar del 1923.
Il tasso di interesse Btp è ovviamente determinato dall'immissione di liquidità nei mercati finanziari sia dalla Bce sia dalle altre banche centrali. Siccome la liquidità, nella finanza globale, è tanta, allora i Btp stanno bassi. Eppure la forbice debito-Pil si è allargata lo stesso, segno di squilibri sistemici dell'economia nazionale.
Se le banche centrali, con la loro politica di immissione di liquidità, rischiano però di creare una grossa bolla finanziaria (e a nostro avviso il rischio c'è) allora si capisce una cosa. L'Italia è tenuta, economicamente parlando, in vita artificiale dentro una bolla finanziaria. Finché dura, ma forse, come dice il Presidente del Consiglio, è la volta buona. Sì, che l'Italia esplode.
Redazione - 5 marzo 2015