venerdì 10 luglio 2015

IL DISCORSO DI TSIPRAS A STRASBURGO

 
Il discorso del premier greco Alexis Tsipras tenuto a Strasburgo l'altro giorno è il riassunto limpido di quello che la Troika e l'Europa in particolare ha sperimentato negli ultimi anni,una scommessa persa già in partenza e che ha portato sull'orlo di una crisi economica e sociale molti paesi soprattutto del subcontinente,con la Grecia che ha avuto la peggior sorte.
Con la Germania e il blocco a lei fedele cha ha obbligato lo stato ellenico a comprare armamenti e ad accettare negli scorsi anni contratti e debiti stratosferici per mantenere l'egemonia sul resto degli Stati fin'ora è andata bene,ma le cose ad Atene sono cambiate e la sfida di Tsipras a Bce,Fmi e Ue sta avendo spiragli di speranza e le sue richieste vengono ascoltate a differenza di altri paesi(Italia ad esempio)dove si obbedisce e basta e l'austerità è sinonimo di religione da seguire fedelmente.
La sostanza del discorso che sta nel fatto che i fondi stanziati dall'Ue non solo in Grecia sono arrivati solo per salvare le banche lo so sta dicendo da almeno quasi una decina di anni,e c'è voluto proprio Tsipras per farlo capire al mondo intero(anche negli Usa nelle ultime settimane la Grecia era la prima notizia dei telegiornali)?
L'articolo preso da Senza Soste(http://www.senzasoste.it/internazionale/tsipras-a-strasburgo-vogliamo-la-riduzione-del-debito )parla di questo momento che credo passerà alla storia in Europa.da chi ha avuto il coraggio e la determinazione a dire le cose come sono senza peli sulla lingua e soprattutto asserendo la verità.
 
Tsipras a Strasburgo: "Vogliamo la riduzione del debito"
 
Vien da pensare che la vittoria del NO al referendum greco stia facendo saltare un po' di schematismi anche all'interno dell'edificio instabile chiamato Unione Europea. E diversi degli “allineati” a Merkel, Schaeuble e Weidmann cominciano ora a fare piccole distinzioni, suggerire cautela ai “falchi”, magari persino immaginare qualche risposta alla crisi diversa dall'austerità ordo-liberista teutonica.
Niente che possa mettere in duscussione la “linea” della Troika, ma un refolo di vento che segnala l'emergere di contraddizini interne fin qui dopite con molta facilità.
L'accoglienza che il Parlamento di Strasburgo – il più inutile dei parlamento al mondo, privo com'è del potere legislativo – rientra nel ristretto novero dei trionfi attribuiti in genere alle rockstar, più che agli attuali grigi e ragionieristici “leader senza carisma” del continente. Le cronache più asettiche (l'Ansa, per esempio) recitano: “Al suo ingresso alla plenaria dell'Europarlamento a Strasburgo il premier greco Alexis Tsipras è stato accolto da applausi e urla di incitazione. Molti lo hanno atteso per stringergli la mano, scattare foto e selfie”. Se reggerà alla pressione, alla prossima occasione lo intitoleranno “el libertador”, novello Simon Bolivar?
Era atteso per un discorso che avrebbe dovuto illustrare le “nuove proposte” elleniche in materia di “riforme strutturali” da realizzare in cambio dell'ennesimo pacchetto di aiuti, secondo la logica perversa per cui a ogni taglio corrisponde una caduta del Pil e delle entrate, quindi un aumento del debito pubblico che renderebbe “necessarie” altre “riforme”, tagli al welfare, alla contrattazione, più privatizzazioni.
Hanno dovuto invece ascoltare – tra diversi applausi – un atto d'accusa contro “le istituzioni” (Unione Europea, Bce, Fmi) quasi con le stesse parole di un comizio interno: "I soldi dati alla Grecia non hanno mai raggiunto il popolo, i soldi sono stati dati per salvare le banche europee e greche. La mia patria si è trasformata in un laboratorio sperimentale di austerità, ma l'esperimento non ha avuto successo".
Il primo obiettivo dichiarato della “nostra proposta” – detto a Straburgo, non in un messaggio televisivo rivolto ai soli greci – è "La lotta alla disoccupazione". Non poprio in cima alle preoccupazioni dei “creditori”.
E quindi ha tracciato la vera “linea rossa” che non potrà valicare in quest'ultima, quasi disperata, tornata di negoziato: "un taglio del debito per poter essere in grado di restituire i soldi: ricordo che il momento di massima solidarietà nella Ue è stato nel 1953, quando venne tagliato il 60% del debito tedesco, dopo la Guerra".
Quella di voler restare all'interno dell'Unione Europea e dell'euro, in queste condizioni, è – come abbiam scritto sempre – una grande illusione di Syriza e di Tsipras. Ma stavolta Tsipras l'ha espressa in modo quasi ingenuo (avendo di fronte le facce dei marpioni che bivaccano tra Strasburgo e Bruxelles): "Se avessi voluto trascinare la Grecia fuori dall'euro non avrei fatto le dichiarazioni che ho fatto dopo il referendum, io non ho un piano segreto per l'uscita dall'euro e vi sto parlando davvero con il cuore in mano"
Si è fatto quindi forte del risultato referendario per limitarne alla sola prospettiva “riformista” il significato politico: "La scelta coraggiosa del popolo greco, in condizioni senza precedenti, non è una scelta di rottura con l'Europa ma è la scelta di tornare ai valori che stanno alla base dell'Ue. E' un messaggio chiarissimo. Occorre rispetto per la scelta del nostro popolo".
Confermata dunque anche la richiesta di un piano di salvataggio con lo strumento del cosiddetto “fondo salva-stati” (Esm): "Vogliamo lanciare un dibattito sulla sostenibilità del debito pubblico, non ci possono essere tabù tra di noi per trovare le soluzioni necessari. Oggi invieremo la nostra richiesta all'Esm" e "spero che nei prossimi giorni risponderemo a questa crisi per tutta l'eurozona".
vedi anche
(n)Eurovertice. Atene non presenta proposte e chiede un prestito-ponte di 7 miliardi

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