martedì 17 gennaio 2017

IN DIFESA DEI POTENTI


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Le voci sul possibile dieselgate allargato alla Fca(Fiat Chrysler automobiles)e che subito il giorno successivo a tale nuovo caso di emissioni nell'ambiente truccate dopo quella costata pesantemente al gruppo tedesco della Volkswagen(madn cosi-fan-tutti ),hanno fatto crollare i titoli in borsa,ed erano ampiamente pronosticate in quanto le auto,tutte,inquinano chi più e chi meno ed ora sembra che anche la Renault sia nel mirino.
Ma il fatto di aver giocato con le emissioni effettive potrebbe portare a conseguenze disastrose sia finanziarie che societarie,con probabili drastici tagli al personale,e la scesa in campo dei ministri Calenda e Delrio sono apparse ai più come interventi arroganti e pretestuosi per poi difendere un'azienda italo-statunitense con sede legale in Olanda,domicilio fiscale in Gran Bretagna in mano ad un italo-canadese.
L'articolo parla delle diatribe tra la Germania e l'Italia sulla questione(www.huffingtonpost.it )che potrebbe avere ripercussioni su un altro marchio malato di casa nostra,l'ex compagnia di bandiera Alitalia(contropiano.org lavoro-conflitto )e consiglio anche questo di Contropiano(fiat-fca-alle-corde-le-emissioni-truccate ).
Se i ministri sovra citati dovessero mettere l'impegno e la costanza nello starnazzare ai tedeschi la loro disapprovazione,aizzati dai padroni,anche per tutto quello che accade ogni giorno nel"belpaese",disoccupazione e licenziamenti,esodati e precarietà,ricatti aziendali e privazione dei diritti,saremmo di certo un paese migliore.

Il ministro Carlo Calenda ammonisce Berlino: "Dovrebbe occuparsi di Volkswagen". Anche Delrio contro i tedeschi.

Si avvicina la data delle elezioni in Germania e la Merkel torna ad essere matrigna. Berlino fa sentire il suo peso e attraverso le dichiarazioni del ministro dei Trasporti tedesco Alexander Dobrindt, uomo che da mesi bacchetta l’Italia per le emissioni dei veicoli di Fiat Chrysler, torna a redarguire l'Italia. Dobrindt ha dichiarato che la Commissione europea deve garantire che le auto del gruppo italo americano di Sergio Marchionne che violano le regole di inquinamento, vadano ritirate dal mercato. “Le autorità italiane hanno saputo da diversi mesi che Fiat, secondo il parere dei nostri esperti, utilizza dispositivi illegali”. “Fiat ha finora rifiutato di fornire chiarimenti” sulla materia e la Commissione “deve garantire di conseguenza, che sia organizzato un richiamo per i veicoli della casa italiana coinvolti.”
Ma l'Italia non ci sta e per voce di due ministri, Calenda prima e Del Rio poi, ribatte. Per Calenda Berlino dovrebbe occuparsi di più del suo dieselgate. "Berlino, se si occupa di Volkswagen, non fa un soldo di danno" ha detto il ministro dello Sviluppo Economico a margine della registrazione di 'Faccia a faccia' condotto da Giovanni Minoli in onda stasera su La7, a proposito della richiesta tedesca di un'intervento della Commissione Ue su Fca.
Circa il caso di Fiat Chrysler Aurtomobiles con le autorità americane, il ministro ha sottolineato che "le agenzie Usa di solito sono abbastanza indipendenti. Ma ora non so, bisogna vedere le carte"
Stessa linea di Delrio che ha detto che "la richiesta della Germania alla UE di una campagna di ritiro delle Fca è totalmente irricevibile". Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha commentato al Tg3 le dichiarazioni di Dobrindt: "Abbiamo accettato di istituire una commissione di mediazione presso la Commissione Europea a Bruxelles esattamente perché non abbiamo niente da nascondere. I nostri test dimostrano che non esistono dispositivi illegali e comportamenti anomali. Questa interpretazione della Germania va contro le regole che ci siamo dati, di responsabilità di ogni nazione verso le proprie case produttive. Noi non abbiamo chiesto nessuna ulteriore indagine da parte di Volkswagen, ci siamo fidati di loro, ed è giusto che il confronto avvenga sulla fiducia e il rispetto reciproco. Presenteremo a Bruxelles i risultati dei nostri test e lì confronteremo i nostri dati con quelli di tutti i produttori. L'Italia ha una posizione di totale trasparenza. Le nostre strategie mirano a ridurre drasticamente le emissioni di CO2 nel trasporto stradale e per questo abbiamo deciso, insieme agli altri Paesi, che alla fine di quest'anno entreranno in vigore i test di controllo direttamente su strada, dove il comportamento del veicolo è ovviamente più rispondente al comportamento usuale".

Calenda su Mediaset e governo
Fuori dal caso Fiat c'è poi stato un lungo intervento di Calenda che ha raccontato a Minoli i passaggi dell'Italia attuale, cominciando dal caso Mediaset. "Penso che quella di Vivendi sia un'operazione di mercato condotta in modo opaco perchè non chiarisce il punto di caduta. Un investitore deve venire in Italia spiegando cosa vuole fare" spiega sottolineando che non si tratta "della difesa dell'italianità di Mediaset, ma della dignità del paese", perché "l'Italia non è un Paese per scorrerie".
Sul tema banche il ministro si dichiara contrario alla pubblicazione dei nomi dei debitori morosi con le banche. Ha osservato che "l'imprenditore va a chiedere soldi ad una banca, che deve capire il business plan. E' un pò strano - ha sottolineato - spostare quindi l'onere sul debitore. Il punto è che se si sono connivenze, queste vanno pubblicate e dichiarate".
Baricentro spostato poi su Alitalia. "Stiamo attenti a parlare di ristatalizzazione. Quando era di proprietà dello Stato, è stata gestita male ed oggi è una compagnia privata". Alla vigilia dell'incontro con i sindacati, prevista per domani pomeriggio, il titolare del Ministero dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, insiste sulla necessità di "un piano industriale, perché i problemi non si risolvono licenziando le persone". Il ministro ha ricordato che il piano dovrebbe essere presentato a breve e verrà fatto "dopo che gli azionisti lo approveranno". A suo giudizio, "in tre settimane, saranno in grado di presentarlo". E quindi, ha aggiunto: "è un problema che non sottostimo, è una scommessa difficile. L'importante è che all'Italia chiarisca dove vuole arrivare e qual è la sua missione". Da parte sua, "il governo vuole dare la sua mano e tutti dovranno fare la loro parte". E' previsto un cambio al vertice? "Non ho sensazioni al riguardo", ha risposto Calenda.
"Campo dall'Orto deve restare lì e fare un piano editoriale, partendo da dove si è arrivati" ha aggiunto interpellato sul ruolo del dg Rai Antonio Campo Dall'Orto dopo le dimissioni di Carlo Verdelli.
Sguardo poi all'ex premier Renzi. "Io penso che Renzi possa cambiare e lo farà. Renzi ha delle caratteristiche non comuni e noi ne abbiamo bisogno. Questa forza di leadership di Renzi non deve trasformarsi in aggressività, gli direi questo", ha aggiunto.
Infine, sulla Boschi, il ministro spiega: "Io passo per uno che ha avuto rapporti tumultuosi con il Giglio magico, posso dire che la Boschi è molto brava. Io penso che dietro a questo atteggiamento molto critico nei suoi confronti ci sia anche un po' di misoginia. La Boschi è brava, è molto preparata, fa bene quello che sta facendo".

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