mercoledì 15 novembre 2017

LA MAZURKA DI FARINETTI,DELLO SFRUTTAMENTO E DEL FICO FIORONE


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L'Italia ha decisamente tra le sue eccellenze a livello positivo quella del buon cibo,ma le iniziative per promuovere tale patrimonio gastronomico ma soprattutto economico sono spesso deficitarie se non dannose.
Ce lo ricordiamo ancora l'Expo milanese dallo slogan"nutrire il pianeta"(madn le-multinazionali-della-malnutrizione )ed il suo enorme debito che ha lasciato sulle spalle di tutti gli italiani,con una chiusura che secondo i primi dati di marzo 2016 ha portato ad un conto in rosso tra i 30,5 ed i 32,6 milioni di Euro e che per molto tempo non saranno ancora definitivi(madn i-veri-numeri-di-expo-2015 ).
Oggi ha aperto a Bologna Fico(fabbrica italiana contadina,già un nonsenso dal nome),un teatrale quando enorme spazio fatto di supermercati,ristoranti,fabbriche,aule didattiche e altro ancora,il più grande parco agroalimentare del mondo con un area di circa dieci ettari circa.
Che sorge alla periferia di Bologna su di un'area quasi interamente pubblica ottenuta gratuitamente dalla regione Emilia Romagna dal suo presidente onorario Oscar Farinetti,un renziano convinto della prima ora(madn il-sottobosco-renziano )ereditiere del colosso Unieuro fondato dal padre ex partigiano Paolo,e dopo aver ricavato ben 528 milioni di Euro dalla vendita della catena di grande distribuzione specializzata in elettronica fonda Eataly.
Come ben sappiamo Eataly ha ottenuto l'intero appalto della ristorazione ad Expo 2015 senza nessun bando di gara con condizioni praticamente di amicizia,con il 95% degli interi ricavi,ottenuti dai 20 ristoranti,circa 2,2 milioni di pasti su una superficie di 8000 m2,allo stesso Farinetti.
Oltre a Farinetti(che ha infarcito il consiglio di amministratore col figlio Francesco come presidente e Nicola come consigliere)ci sono personaggi come Tiziana Primori(Coop Adriatica),Elio Gasperoni(Coop Alleanza 3.0),Andrea Segrè(CAAB),Andrea Cornetti(Prelios),Evelina Christillin(Enit)che a vario titolo sono fautori di intrecci tra politica ed economia,settore immobiliare e cooperativismo che si possono ricercare meglio nei due articoli riportati di sotto(contropiano apre-fico-dal-modello-expo-alla-green-economy e infoaut fico-per-chi-chi-guadagna-e-chi-perde-dalla-disneyland-del-cibo ).
Da ricordare,parlando sempre di vicende legate tra loro,che Eataly è una società controllata per il 40% dallo stesso Farinetti,un altro 40% dalla Coop e il 20% un fondo d'investimento:specifichiamo che Legacoop ha il suo feudatario Poletti nelle stanze del potere a Roma(madn dei-gran-calci-in-faccia e link relativi).
Comunque come per Expo non si fa molta contro informazione e le dichiarazioni odierne del premier Gentiloni e di ben quattro ministri del governo sono molto positive,entusiaste direi,per un progetto che sarà un calvario per i lavoratori con contratti capestro e senza rappresentanza sindacale,con un'altra alternanza scuola-lavoro che coinvolgerà circa 20000 studenti su di un'area vicina ad un inceneritore e che ha cambiato il quartiere Pilastro di Bologna con speculazioni di ogni genere che vedrà crescere residenze di lusso,alberghi e che non vedrà case popolari,in un periodo nel quale servono ma gli investimenti li fanno altrove.
Da segnalare anche questo link:contropiano bologna-lo-sciopero-investe-fico-farinetti .

Apre “Fico”, dal modello Expo alla green economy.

di  Redazione Bologna 
Il gran giorno è arrivato! Oggi pomeriggio il premier Gentiloni, e alcuni ministri tra cui Poletti (Lavoro), Franceschini (Cultura) Martina (Politiche Agricole) e Galletti (Ambiente) inaugurerà a Bologna il FICO (Fabbrica Italiana Contadina), l’ultimo progetto di Oscar Farinetti per mettere a valore “anche il cibo scaduto”.

Un progetto fortemente voluto da Andrea Segrè, professore di economia e politica agraria che ha costruito la sua carriera sulla gestione degli aiuti pubblici allo sviluppo agricolo nei paesi in via di sviluppo e sulla riconversione dei sistemi agricoli dei paesi ex sovietici e balcanici a sistemi di mercato, per poi cimentarsi sul Last Minute Market e sulle politiche contro lo spreco alimentare, diventando così presidente del CAAB e della Fondazione FICO.

Segrè si è buttato a capofitto su questo progetto, cavalcando l’onda del cibo sano, del riuso delle risorse, e dell’immagine bucolica che in molti oggi hanno del mondo contadino. Farinetti ha accolto a piene mani l’idea, e con la compiacenza del comune di Bologna, il gioco è stato facile.

Inaugura così oggi la più grande fiera italiana del cibo, confezionata in un progetto “smart” sul modello expo, che di smart ha davvero tutto, per dirla ironicamente, a partire dall’acronimo. 

FICO allude al mondo contadino, tradizionale e autorganizzato, dove un suolo di qualità corrisponde ad assicurare cibo di qualità, ma come tutti i colossi di questo genere, si traduce in un enorme mercato dove tutto quello che si mette in mostra, è la capacità delle aziende di competere per avere un posto al FICO, una bella immagine, e mostrare un mondo inesistente e surreale, dove l’innovazione tecnologica pare a portata di tutti, dove la sperimentazione pare davvero libera, il cibo, l’aria e la terra davvero sani e sfruttati in modo “sostenibile”.

FICO nasce su un area di 100.000 m2, fino ad oggi dedicata al mercato CAAB (centro agroalimentare Bolognese) di proprietà quasi interamente pubblica. Farinetti è stato talmente smart che nella trattativa per la costruzione di questo polo dell’agroalimentare d’eccellenza, ha ottenuto questo enorme spazio gratuitamente, impegnando la Regione a fornire un comodissimo servizio navetta dalla stazione alla modica cifra di 5 Euro a corsa, e a rivedere parte della viabilità del quartiere su cui verte FICO. Con Trenitalia invece, l’accordo è stato siglato pochi giorni fa, e mira a portare a Bologna 6 milioni di turisti nei prossimi 3 anni.

Si tratta di un progetto talmente smart, che la città stessa si presta ad accogliere trasformandosi in bomboniera, e in aree gentrificate in periferia. FICO sorge in un area periferica di Bologna, il quartiere Pilastro, che grazie a FICO sta subendo un processo di gentrificazione accelerata, dove al posto delle case popolari si costruiranno nuovi quartieri residenziali, e dove al posto dei progetti di inclusione, saranno promosse attività che mirino a fare bello il quartiere, come una pista ciclabile che finisce sul nulla e una nuova viabilità (in quasi totale funzione di FICO).

Il progetto si inserisce in quella che ormai è conosciuta come “Eatalyworld, la Disneyland del cibo made in Italy”, e vede la partecipazione tra le tante, della giunta Merola, coop adriatica, CAAB, e ovviamente Eataly. Includerà due ettari di campi, 40 fabbriche, 45 ristoranti, 12 aule didattiche, un teatro, un cinema, un centro congressi da mille posti e sei giostre.

Sarà uno spazio smart per promuovere il territorio forse, e forse anche attività di carattere ambientale che male non fanno di certo, ma ciò che è palese ad oggi, è quanto è costato alle casse pubbliche (50 milioni di valore immobiliare solo per fare un esempio), di quanto ha già fatto guadagnare ai costruttori come Coop, Cmb e Melegari, e di quanto guadagneranno banche e fondazioni in termini non solo di immagine. In sintesi un progetto che fa della green economy la base per enormi profitti e speculazioni.

Un progetto super smart, dove i lavoratori verranno pagati “8 euro l’ora”, come sta a cuore a Farinetti, ma con contratti precari e senza speranza di aumenti salariali. Previste inoltre oltre 300mila ore di alternanza scuola-lavoro per circa 20mila studenti di 200 scuole sparse sull’intero territorio italiano. Con la collaborazione di Randstad, Farinetti “lo smart” lancia il progetto “un giorno da Fico, che dovrebbe servire a “sensibilizzare gli studenti ai temi dell’innovazione e della filiera agroalimentare made in Italy, preparare i giovani ai nuovi scenari del mercato del lavoro, promuovendo il superamento degli stereotipi di genere, gli studi scientifico-tecnologici e la formazione terziaria”, ma che in altre parole, dovrebbe servire ad avere forza lavoro gratuita e non sindacalizzata.

Un grande incubatore di sperimentazione, sulle nuove tecniche di sfruttamento del lavoro, dell’immagine e del territorio.

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FICO..per chi? Chi guadagna e chi perde dalla Disneyland del cibo.

La Fabbrica Italiana Contadina (FICO) che apre oggi in pompa magna i battenti a Bologna, si prefigge l'ambizioso progetto di diventare la “Disneyland del cibo”, “il più grande progetto sull'agroalimentare al mondo”, secondo le parole di Oscar Farinetti, patron di Eataly e deus ex machina dell'iniziativa. 100.000 metri quadrati per esporre al mondo la filiera agro-alimentare italiana dall'inizio alla fine, in un trionfo della valorizzazione a fine turistico del cibo, eccellenza nostrana per antonomasia, al pari solo della moda e dello sfruttamento mascherato da opportunità.

Un progetto voluto con tenacia dai volti più noti del mondo politico ed economico bolognese, alla ricerca di un profitto nella “grande opportunità per la Regione e la città” in cui consisterebbe FICO secondo le parole parole di Alberto Vacchi, presidente della locale Confindustria.

Il tipo di profili dietro a FICO rendono bene l'idea di cosa stia prendendo vita. Per esempio, l'ad è Tiziana Primori, che svolge lo stesso ruolo in Eataly ed è esponente di spicco di Coop Adriatica, quella che non esitava a chiamare la celere per manganellare gli operai in lotta contro le pessime condizioni di lavoro e i licenziamenti politici compiuti dalla sua azienda attraverso i classici giochetti con le cooperative. La Primori è divenuta ad di Eataly dopo essere riuscita nella trasformazione del Mercato di Mezzo, in pieno centro Bologna, in una sorta di gioielleria del cibo, dove decine di ristoranti vendono i loro piatti a prezzi esorbitanti per un cittadino medio.

Lo stesso Eataly del resto è partecipato al 40% da LEGACOOP, feudo del potere politico locale del Partito Democratico, che ha attualmente nelle stanze del potere di Roma un suo rappresentante, il Ministro del Lavoro Poletti. Quello per il quale era meglio giocare a calcetto che studiare, se si vuole trovare lavoro. Eataly, venti punti vendita nel mondo, era salito alla ribalta anche negli scorsi mesi per un servizio di Striscia La Notizia sugli articoli venduti con date di scadenza allungate, e qualche anno fa emersero le proteste proteste dei suoi lavoratori di Bologna e Firenze per le sue paghe misere, i suoi contratti precari e i suoi turni lavorativi prolungati oltre ogni tipo di dignità.

Per non parlare del caso caso di Bari, dove il fatto che i dipendenti di Eataly locale avessero strappato dei contratti migliori e – addirittura – un giorno di riposo, aveva fatto passare a Farinetti la voglia di investire in Italia! Che meraviglioso imprenditore! Il prode Farinetti, mai pago di renziana arroganza, è inoltre riuscito senza sprezzo del ridicolo a paragonarsi paragonarsi a Gustave Eiffel quando interrogato sul lascito reale di FICO alla città..

Proseguiamo. Coop Alleanza 3.0, presente nel cda con Elio Gasperoni, dovrebbe invece ricordarsi quanto successo a Granarolo, con una battaglia durata mesi e mesi tra manganellate, presidi, blocchi e scontri che portarono alla fine alla vittoria dei lavoratori e allo scoperchiamento su scala inaudita dello sfruttamento presente nel mondo delle COOP rosse emiliane. Granarolo ovviamente è dentro il progetto FICO, come è presente ovviamente il CAAB, tra le maggiori strutture di distribuzione all'ingrosso su livello nazionale, con il suo presidente Andrea Segrè, che ha assistito senza battere ciglio al regalo – senza alcuna contropartita se non il ripianamento delle spese sostenute – di gran parte delle sue aree al nuovo progetto.

Non poteva mancare il gotha della speculazione immobiliare: basti pensare alla Prelios, famosa per aver ripetutamente chiesto e infine ottenuto lo sgombero del Laboratorio Crash dalla sua sede in via della Cooperazione, di proprietà proprio di Prelios e che ora giace invenduta e inutilizzata come lo era precedentemente all'occupazione del 2009. Anche qui il “grande connubio tra pubblico e privato” di cui parla il suo ad Cornetti in relazione a FICO si espresse grazie a polizia e celerini, e staremo a vedere se la gestione finanziaria di FICO che il Cornetti millanta sarà dedita non solo al profitto ma anche a un impegno culturale nel promuovere la cultura italiana, un investimento investimento "per noi e per i nostri figli"..

Ovviamente il progetto ha respiro nazionale, dato che Farinetti è renziano di ferro: l'ENIT, o agenzia nazionale del turismo, lo ha promosso in maniera fortissima negli ultimi mesi su scala internazionale. Presidentessa dell'ENIT è Evelina Christillin, notissima soprattutto a Torino poiché reginetta delle Olimpiadi del 2006, grande evento che ha portato la capitale sabauda ad essere la città più indebitata d'Italia. La Christillin, simbolo di quelle sliding doors della politica e dell'economia che il primo Renzi tanto attaccava, parla di modello di business da proporre e replicare, probabilmente all'interno di una strategia per la quale l'Italia deve diventare il parco divertimenti del Nord Europa, sfruttando il suo cibo, la sua arte e le sue spiagge senza alcun rispetto delle condizioni di vita dei suoi cittadini, costretti ad emigrare o a cercare una soluzione alternativa tra condizioni lavorative rese ancora più inaccettabili da provvedimenti come il JobsAct.

La stessa descrizione del progetto FICO presente nel sito parla di una esperienza unica e autentica, patrocinata da Trenitalia, che offre viaggi scontati per Bologna. Ma è anche una operazione ammantata di sociale, grazie all'attitudine pedagogica che avrebbe sui bambini e le scolaresche che potranno vedere gli animali nei campi presenti all'interno dell'ex area del CAAB. E' possibile organizzare corsi e visite guidate, mentre 40 ristoranti esporranno le delizie della cucina italiana. Non certo quella prodotta però dai percorsi al di fuori delle logiche della grande distribuzione organizzata, come per esempio l'associazione Campi Aperti. Intanto la retorica green di FICO cozza con il fatto che a poche centinaia di metri sorga un inceneritor, attivo dal 1973. Farinetti in passato aveva detto detto che sarebbe stato un delinquente ad aprire un esercizio commerciale di questo tipo in un luogo non idoneo..a questo punto, ne prendiamo atto!

Bologna sempre più city of foodcity of food dunque, e perno turistico di tutto il centro-nord del paese data la presenza degli scali di RyanAir all'aeroporto Marconi e alla vicinanza della città con Milano, Venezia e Firenze, lontane solo una o due ore di treno. Lo stesso Virginio Merola, sindaco della città, parla di FICO come di un secondo centro città in formazione, spalancando la porte a costruttori e speculatori; che si spera, aggiungiamo noi, facciano meglio di quanto messo in atto con la Trilogia Navile, progetto immobiliare di fondamentale importanza nel quartiere Bolognina e che ora è divenuto cristallizzazione dell'arroganza dei processi speculativi cittadini.

Ma non solo: bisognerà vedere se la città riceverà un guadagno da FICO in termini complessivi. Se è certo che il turismo in senso assoluto decollerà e con questo il numero degli appartamenti in affitto, è da vedere se la “bolla” del cibo attualmente in formazione non scoppierà in tempi relativamente brevi. Il traffico medio turistico a Bologna è solitamente infatti di un giorno: il tempo di solito impiegato per il rapido giro da fare in centro tra piazza Maggiore, le Due Torri e piazza Santo Stefano, per vedere una mostra o un concerto, e per farsi ovviamente una bella mangiata. Poi si va direttamente a Milano, Firenze, Venezia, incomparabilmente più attrattive sotto numerosi profili.

Eppure, se il traffico turistico dell'ambito culinario sarà convogliato verso FICO (Farinetti ha più volte proposto l'idea di un collegamento diretto in treno tra aeroporto e le aree del progetto, il quale al momento non è stato realizzato ma non è mai neanche stato smentito in ipotesi) che ne sarà di tanti dei ristoranti che sorgono come funghi in città e che hanno raggiunto l'impressionante media media di 1 ogni 37 persone? Che ne sarà dei lavoratori di queste imprese ma anche di tanti altri esercizi commerciali cittadini, dato che solo nell'area FICO ci saranno decine e decine di negozi?

Per il sindaco Merola, FICO e il centro storico andranno a braccetto nel fare innamorare turisti e visitatori. Intanto, già iniziano a lamentarsi i lavoratori, dato che le linee del trasporto pubblico che raggiungono FICO (numeri 35 e 55) finiscono alle 20.30, mentre il parco chiude a mezzanotte. Inoltre, sabato e domenica non circolano. Di conseguenza, a questi lavoratori lavoratori non resta che abbonarsi alle navette turistiche turistiche stazione-FICO, al modico prezzo di 7,50 per ogni tratta a/r o di 750 euro di abbonamento annuale da pagare..per andare a lavorare!

FICO Eataly World sarebbe “educazione sensoriale al cibo e alla biodiversità”, narra sempre il suo sito. Ma oltre gli slogan, come impatterà FICO sulla città in termini di sicurezza sociale? E' la parte di solito raccontata in termini entusiastici dalle istituzioni, dato che sono previsti 10 milioni di turisti in arrivo ogni anno, con relativo indotto economico. Peccato che l'aumento dei flussi turistici porterà all'aggravarsi dell'emergenza abitativa già evidente a tutti, soprattutto alle fasce meno garantite: i prezzi prezzi degli immobili vanno alle stelle all'interno del centro, dove non si affitta più a studenti e lavoratori se non iper-referenziati e dove sale esponenzialmente la presenza di bed and breakfast. Airbnb, portale leader nel settore dell'intermediazione immobiliare, ha ospitato ospitato il 29% di affitti in più di case in centro..in un anno.

Ciò ha ricadute sulla popolazione, soprattutto studentesca e precaria, che è obbligata a lasciare il centro e addirittura la città se non trova nessuna sistemazione adeguata alle proprie esigenze lavorative e di vita. A beneficiare di FICO saranno dunque le categorie già agiate della città, i proprietari di casa, non certo chi conduce la propria esistenza in maniera più o meno precaria e senza alcun reddito mobile o immobile. Una popolazione fluttuante, pronta a subire ulteriori colpi.

Le pratiche di espulsione non avverranno più solamente tramite sfratto “ordinario”: un movimento sotterraneo finora ma soverchiante in tendenza sarà infatti quello degli sfratti per finita locazione, ovvero dovuti alla mancanza di rinnovo del contratto di affitto alla scadenza dello stesso. Un percorso teoricamente legittimo, ma con il quale le case escono dal mercato dei residenti per andare in quello turistico, e l'emergenza abitativa si aggrava.

Dove sono le politiche abitative delle istituzioni, del tutto assenti nei ragionamenti su FICO ma che forse andavano pensate con un pochettino di anticipo? In assenza di queste, FICO sarà probabilmente agente di una ulteriore espulsione sociale, in un processo di gentrificazione cittadina che si tradurrà nell'aumento dei prezzi nono solo in centro ma anche nei quartieri come la Bolognina, San Donato o il Pilastro, colpiti da ondate di speculazione immobiliare come quella che ha portato ad esempio allo sgombero dell'Ex-Telecom, dove sorgerà un albergo per studenti facoltosi.

A proposito di studenti. Negli ultimi mesi è decollata, quanto ad importanza e dibattito mainstream, la questione dell'alternanza scuola-lavoro. Da un lato la retorica governativa, che vede nel provvedimento cardine della Buona Scuola (sic!) il modo per ridurre le distanze tra studenti e mondo del lavoro, per ridurre quindi la disoccupazione giovanile e per fare assumere competenze pratiche allo studente. Dall'altro, una realtà fatta di sconnessione tra impieghi e percorsi di studio, di turni passati a fare caffè e fotocopie, di incidenti sui luoghi di lavoro, di molestie sessuali, in un contesto in cui l'assunzione è più un miraggio che una reale possibilità.

A FICO ben 20.000 studenti saranno oggetto oggetto di percorsi di alternanza scuola-lavoro. Ad occuparsene è la Randstad, una delle principali agenzie di lavoro interinale, che ha il ruolo di vero e proprio contractor tra le scuole e le aziende per reclutare forza lavoro a basso costo spacciando il tutto per opportunità formativa. Nel frattempo, questi studenti andranno direttamente in concorrenza con i lavoratori del CAAB, che la stessa Randstad assume e le cui condizioni di lavoro non sembrano differenti in termini di sfruttamento di quelle che abbiamo raccontato prima.

Insomma, un progetto non così FICO, per fare una semplice e abusata battuta. Sarà da vedere infatti l'impatto complessivo sulla città, probabilmente inversamente proporzionale a quello sul portafoglio di Farinetti. Certamente, sarà una grande opportunità..ma per chi?

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