lunedì 1 gennaio 2018

LUGANO ADDIO

Come spesso capita nel mondo dell'arte e nella fattispecie nel campo musicale non sempre gli artisti vengono celebrati al meglio per quello che meritano nella loro vita terrena ma vengono riscoperti o addirittura notati dopo la loro morte.
E' il caso del cantautore teramano Ivan Graziani,non che era un perfetto sconosciuto durante la sua carriera,ma diciamo che ha raccolto di più dalla sua dipartita avvenuta il primo gennaio del 1997 a 51 anni.
Nell'articolo sotto una breve biografia(ivangraziani.it/biografia/ )che parla degli inizi della sua carriera da musicista,Ivan rimane uno dei chitarristi più bravi in Italia,racchiudendo tutte le sue opere e le apparizioni a Sanremo,non sempre condite da successi che sono stati altalenanti.
La canzone per ricordarlo è una di quelle che secondo me è tra le più appassionate e belle del panorama musicale italiano,Lugano addio:

Po, po, po...


Le scarpe da tennis bianche e blu,

seni pesanti e labbra rosse

e la giacca a vento.

Oh! Marta io ti ricordo così

il tuo sorriso e i tuoi capelli,

fermi come il lago.

"Lugano addio" cantavi,

mentre la mano mi tenevi

"Canta con me" tu mi dicevi

ed io cantavo di un posto che

non avevo visto mai.



Tu, tu mi parlavi di frontiere

di finanzieri e contrabbando

mi scaldavo ai tuoi racconti

"E mio padre sì" tu mi dicevi

"quassù in montagna ha combattuto"

Poi del mio mi domandavi.

Ed io pensavo a casa

mio padre fermo sulla spiaggia,

le reti al sole i pescherecci in alto mare,

conchiglie e stelle

le bestemmie e il suo dolore.


Oh, Marta io ti ricordo così

il tuo sorriso e tuoi capelli,

fermi come il lago.

Po, po, po...


"Lugano addio cantavi"

mentre la mano mi tenevi

"addio" cantavi

e non per falsa ingenuità tu ci credevi

e adesso anch'io che sono qua.

Oh, Marta mia addio, ti ricordo così

il tuo sorriso e tuoi capelli,

fermi come il lago.


Po, po, po…

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Ivan nasce il 6 ottobre 1945 a Teramo.

FIn da bambino mostra una predisposizione per l’arte: tra un disegno e l’altro, dopo qualche  tentativo dietro ai tamburi, strimpella la chitarra di suo fratello maggiore Sergio, ascoltando  le canzoni alla radio.

Da oltre oceano sta arrivando la musica che rivoluzionerà tutto: il rock’n’roll, e il rock’n’roll con cosa si suona? Con la chitarra. Ivan vince tutte le gare di quartiere, a chi suona meglio e più forte le canzoni di Elvis, Chuck Berry, poi la folgorazione: i Beatles. L’Italia si riempie di complessi beat, e Ivan, che intanto studia ad Ascoli, passa i pomeriggi suonando con un compagno di scuola, Gianni D’Alessandro, pianista in  erba figlio di una piccola celebrità abruzzese: Nino Dale, che con i suoi Modernist’s fa ballare in tutti i locali della zona.

A un concorso scolastico viene notato proprio dal famoso capo orchestra, che lo ingaggia ancora minorenne nel suo gruppo, portandolo addirittura fino in Tunisia a suonare nei villaggi vacanze. Questa esperienza sarà una scuola importantissima per Ivan chitarrista autodidatta.

Ma l’amore per l’arte è importante almeno quanto quello per la musica, così decide di iscriversi all’istituto d’arte di Urbino, dove conoscerà la sua compagna per la vita, Anna. E’ il 1966 e Ivan forma il suo primo complesso con un esordiente Velio Gualazzi (papà del celebre Raphael) che dapprima è un duo batteria chitarra e voce dal nome Ivan e i Saggi, poi sfocia in un classico trio con l’aggiunta di Walter Monacchi al basso, così nasce L’Anonima Sound.

Con il suo complesso Ivan suona in tutti i locali, registra quattro 45 giri e partecipa per due volte al famoso Cantagiro. All’alba degli anni settanta arriva la chiamata per il famigerato servizio militare: durante una lunga permanenza all’ospedale militare di Chieti scrive una sorta di diario che, parecchi anni dopo, diventerà un libro: Arcipelago Chieti.  È il 1972, e Ivan si trasferisce con Anna a Milano, per cercare di entrare nel circuito discografico e proporre le sue canzoni. Sono anni di gavetta e felice povertà, in cui Ivan registra un 45 in inglese con il nome di Rockleberry Roll, poi un altro singolo a nome Ivan & Transport, fino al primo 33 giri: Desperation, sempre con lo pseudonimo Rockleberry Roll.

Nel 1973 Ivan pubblica un primo LP in italiano, che porta il suo nome: La città che io vorrei.  Sempre del 1973 è un curioso album strumentale di cover, TatoTomasoGuitar’s, inciso per festeggiare la nascita del figlio Tomaso. In questi anni Ivan frequenta gli studi della celebre etichetta Numero Uno (quella di Battisti e Mogol) dapprima come centralinista, poi come turnista di studio. Partecipa con la sua chitarra a molte incisioni degli artisti in scuderia, fino ad essere casualmente notato da Lucio Battisti, il quale lo arruola per le incisioni del suo celebre La chitarra, il contrabbasso, etc. Le note che aprono il disco, quelle di Ancora tu, le suona Ivan.

E’ il 1976, ed esce Ballata per quattro stagioni, il primo “vero” album di Ivan, che passa ancora praticamente inosservato, ma rivela agli addetti ai lavori un nuovo personaggio, abile chitarrista, con una voce inarrivabile e un talento da coltivare. Nel disco due gemme, la tolte track Ballata per quattro stagioni e la dolcissima E sei così bella. Ci siamo quasi: complice anche la collaborazione nel disco Ullalla,  Antonello Venditti suona e aiuta negli arrangiamenti per il nuovo album di Ivan, I Lupi.

Nel disco c’è finalmente il primo grande vero successo della sua già lunga carriera: Lugano addio. E’ il 1977 e un ispiratissimo Ivan sfornerà un album all’anno fino al 1981, incidendo la maggior parte dei suoi più grandi successi: Pigro (1978), che contiene canzoni come Monnalisa, Paolina e appunto Pigro; Agnese dolce Agnese (1979), che contiene Agnese, Fuoco sulla collina, Taglia la testa al gallo; Viaggi e intemperie (1980), che contiene Firenze, Dada, Tutto questo cosa c’entra con il r’n’r?; Seni e coseni (1981), che contiene Pasqua, Cleo e Signorina.

Del 1982 è il live Parla tu, mentre per un nuovo album bisogna attendere il 1983 con Ivan Graziani, che contiene Signora bionda dei ciliegi e Il chitarrista.

Del 1984 é Nove, che contiene Limiti e Minù Minù. Ivan partecipa al Festival di Sanremo 1985 portando la dolce e sottovalutata Franca ti amo, e l’anno dopo pubblica l’ultimo album per la RCA: Piknic.

Occorrono due anni per un nuovo punto di partenza: il primo disco per l’etichetta Carosello è il grintoso Ivangarage, registrato nello studio casalingo di Ivan, che contiene Noi non moriremo mai, Prudenza mai, Un uomo. Del 1991 è l’album Cicli e tricicli, e tre anni dopo esce con Malelingue, album ispirato che riporterà in luce Ivan, anche grazie alla fortunata partecipazione al Festival di Sanremo 1994 col brano Maledette malelingue. L’anno successivo vede la luce un secondo album dal vivo, contenente anche alcuni brani inediti e intitolato Fragili fiori…Livan, che si pregia della collaborazione dell’amico Renato Zero.

Purtroppo Ivan non farà in tempo a pubblicare le nuove canzoni a cui stava lavorando, venendo a mancare il 1 gennaio 1997.

Alcuni brani rimasti inediti usciranno negli anni successivi e, ad oggi, non si contano le raccolte antologiche e le versioni delle sue canzoni cantate da moltissimi artisti, che continuano ad omaggiare la “chitarra rock della musica italiana d’autore”.

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