mercoledì 17 gennaio 2018

PIROZZI SORPASSA GASPARRI?



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Dopo aver parlato della schifezza umana Fontana come candidato alle regionali della Lombardia ecco che nel Lazio il centrodestra unito potrebbe schierare Sergio Pirozzi come possibile Presidente,anche se c'è giusto da limare qualche poltrona,ops accordo tra i vari schieramenti che fanno parte dello stesso calderone di menzogneri razzisti e ladri.
L'articolo di Left(pirozzi-e-la-sua-epica-di plastica )non traccia un profilo lusinghiero di Pirozzi,non tanto per la sua retorica fascista propria dell'italiano medio che vede il Dvce costruttore di strade e di palazzoni ma che ha avuto la sciagura di allearsi con Hitler(come dire se non l'avesse fatto saremo stati ancora piccoli Balilla),ma per la sua oggettiva incapacità ad essere a capo di una regione molto importante per il paese.
Verrà scelto perché spacca la televisione forse,o perché parla come un machista ed ha saputo incarnare la disperazione dei terremotati di Amatrice in qualità di portavoce di tutte le nefandezze che hanno passato le persone colpite dal terremoto e che purtroppo le attenderanno.
Ma in fondo rimane un fascistello in una terra che è abitata da molti nostalgici del ventennio,senza offesa per chi ha combattuto contro il nazifascismo,una vittima degli eventi ma sui quali si è costruito un'immagine vincente anche se tanti sono i dubbi sulle scelte da sindaco soprattutto su questioni di edilizia che hanno comportato a disgrazie che potevano essere tranquillamente evitate.
Ecco perché molto probabilmente sarà lui il contendente al Presidente uscente Nicola Zingaretti del centrosinistra e Roberta Lombardi dei Cinque Stelle,certo che una trombatura di Gasparri sarebbe tosta...vedi anche un breve estratto del Pirozzi pensiero(liberoquotidiano sergio-pirozzi-fascismo-mussolini-duce-leggi-buone-sciagure-predappio-hitler ).

Pirozzi e la sua epica di plastica che rivende come nuova.

di Giulio Cavalli
Alzi la mano qualcuno che sappia esattamente quali siano le competenze politiche e amministrative di Sergio Pirozzi. Qualcuno ci dica esattamente quali siano i programmi politici che avrebbe intenzione di proporre nella Regione Lazio con la sua candidatura (non valgono le frasi “aiutare la povera gente”, “pretendere giustizia” o “risolvere i problemi della gente” altrimenti ognuno di noi potrebbe avere almeno un dozzina di amici pronti a scalare la presidenza del consiglio) e qualcuno ci spieghi esattamente quale sia la temperatura della sua sensibilità politica, la sua storia, il suo percorso e la sua meta (alla luce di quello che lui stesso ha dichiarato domenica a Il Messaggero: «Prima ero il sindaco montanaro inadeguato a guidare la Regione Lazio. Poi ero il candidato con i fascisti accanto. Poi sono diventato Zingarozzi, il comunista travestito da uomo di centrodestra, che vuole aiutare Zingaretti. Adesso sembra che sono di nuovo fascista, con il busto del duce anche in bagno, e i veri amici di Zingaretti mi attaccano. Domani chissà. Con me viene usato lo stesso metodo usato ossessivamente per ventiquattro anni con Silvio Berlusconi»).

Nessuno gli pone (e si pone) queste domande perché in fondo Pirozzi va bene così, in un tempo di politica che è solo una quotidiana e lunghissima trasmissione televisiva: è popolare, dicono. Eppure è popolare anche l’influenza in certi periodi dell’anno, è popolare la povertà, è popolare l’ignoranza, sono popolari le strisce pedonali, è popolare il formaggio sopra la pasta, è popolare il guardrail ma nessuno ha pensato di candidarli.

Pirozzi invece si inserisce perfettamente nell’epica superficiale dei nostri tempi: ha vissuto una tragedia (non personalmente ma ha trasmesso di essere addolorato di tutto il dolore della sua città e gli hanno creduto), ha superato la tragedia (non lui, ma personalizzando il terremoto il suo riscatto viene rivenduto come il riscatto di un territorio, benché la ricostruzione sia ancora in alto mare dalle sue parti) e s’è dimostrato forte (con il vecchio trucco della muscolosità verbale dal profumo fascista che oggi rende moltissimo). Poi ha negato fino all’inverosimile di volersi candidare così ora che s’à candidato rende l’idea di averlo fatto per “incessanti richieste” (di chi esattamente non si sa, visto che per ora è il barboncino di Storace) e infine è già passato al vittimismo («Chi teme la popolarità e la diversità rispetto alla politica tradizionale reagisce così. La mia ossessione invece è risolvere i problemi della gente del Lazio. Evidentemente chi ha solo l’ossessione dell’avversario, non è interessato ai problemi reali. Ma i cittadini ormai lo sanno», ha detto ieri) inventandosi un altro nemico immaginario.

Lo osservi e pensi che non potrà avere mai credito uno così. Poi ti guardi in giro. E temi.

Buon lunedì.

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