venerdì 2 febbraio 2018

VERSO LA ROBOTIZZAZIONE TOTALE


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La notizia dell'uso di braccialetti elettronici nei magazzini Amazon ha destato molto scalpore ma non è certo il primo passo verso la robotizzazione del lavoro,cominciata da decenni e figlia dell'industrializzazione e del così detto progresso tecnologico che è prerogativa umana da secoli,vuoi per facilitare i compiti alle persone ma anche e soprattutto per limitare i costi di produzione(ed arricchire i padroni).
Nell'articolo di Contropiano(lavoro-galera )questo ultimo caso limite dell'utilizzo di speciali braccialetti che monitorano tutto il tempo lavorativo degli operai che svolgono il loro compito nei magazzini,indirizzati e cronometrati nei loro compiti:naturalmente chi non sta nei tempi imposti può venire sancito e licenziato.
C'è pure la testimonianza di un giornalista inglese infiltrato nell'azienda del multimiliardario Jeff Bezos,che per lavarsi la coscienza(oltretutto è obbligato dalla legge)saltuariamente elargisce corposi contributi in beneficenza,che è stato testimone anche con video degli impressionanti e improponibili ritmi di lavoro,che poi è anche sottopagato e scevro di diritti ovviamente.
Gli imprenditori-padroni di tutto il mondo guardano sbavando a queste innovazioni tecnologiche che sfruttano fino all'osso il capitale umano degli operai che altro non è che la rincorsa verso la robotizzazione totale di quasi tutte le mansioni di immagazzinaggio,e non solo.
Già nel 2014 Tesco(famosa catena della grande distribuzione d'oltremanica)fornì ai suoi dipendenti simili braccialetti(più smartwatch)per monitorarli costantemente qualunque cosa facciano,dalle pause alla produttività oltre che essere strumento psicologico che incide sulla professionalità dei lavoratori(vedi:www.cinquantamila.it/storyTeller ).

Al lavoro come in galera. Il braccialetto elettronico di Amazon.

di  Lorenzo Palmisciano 
La mortificazione dei diritti dei lavoratori in nome del profitto non conosce confini. L’ultimo caso eclatante arriva da Amazon, gigante dell’e-commerce già noto per il trattamento disumano riservato ai propri dipendenti: solo qualche settimana fa, in occasione del Black Friday, i lavoratori del centro di Castel San Giovanni (Piacenza) avevano scioperato per chiedere l’aumento delle retribuzioni e condizioni di lavoro più dignitose, innescando iniziative simili anche in Germania.

Poco tempo prima Alan Selby, giornalista del quotidiano inglese Mirror, si era fatto assumere da Amazon per documentare le condizioni imposte ai lavoratori. L’articolo pubblicato a conclusione dell’inchiesta, arricchito da foto e video girati dallo stesso Selby, racconta di pause per andare in bagno cronometrate e, oltretutto, troppo brevi; obiettivi impossibili da conseguire e lavoratori addormentati in piedi, stremati da turni massacranti svolti all’interno di magazzini in cui diventa impossibile distinguere il giorno dalla notte, visto che giorno e notte non hanno più alcun significato. Il tutto, sotto il controllo delle telecamere e con la spada di Damocle di un licenziamento immediato in caso mancato raggiungimento degli standard imposti.

L’ultima trovata di Amazon, se possibile, si spinge ancora oltre. La società di Jeff Bezos, infatti, ha brevettato un braccialetto elettronico wireless capace di velocizzare la ricerca dei prodotti stoccati nei magazzini da parte dei dipendenti, monitorando ogni movimento delle mani, vibrando per indicare la direzione giusta e cronometrando tutti gli spostamenti.

A spiegare il funzionamento del braccialetto è il blog di elettronica Gizmodo: “Si tratta di un sistema basato su tre fattori: il braccialetto indossato dal lavoratore che comunica con i trasduttori a ultrasuoni posizionati nell’ambiente circostante e un modulo di gestione che permette di tracciare i movimenti. Il prossimo step, suggerisce il brevetto, è l’automazione totale dei processi”. L’ultimo, definitivo passo verso la trasformazione degli uomini in macchine controllate.

Certo è che anche in un sistema come quello in cui viviamo, caratterizzato dalla progressiva cancellazione dei diritti dei lavoratori, esistono dubbi sulla possibilità che Amazon possa utilizzare questo nuovo strumento legalmente. Il braccialetto, infatti, si configura a tutti gli effetti come uno strumento di controllo dei dipendenti, lasciando spazio, come sottolinea il sito GeekWire, a possibili violazioni della privacy: “Amazon si è già guadagnata la reputazione di una società che trasforma i dipendenti, pagati poco, in robot umani che lavorano vicino a veri robot, portando avanti compiti ripetitivi di packaging il più velocemente possibile”. Ci mancava solo il braccialetto elettronico.

L’ennesima prova che l’innovazione teconologica, nel regime del profitto, non attenua – come potrebbe – le fatiche dei lavoratori, ma al contrario le rinnova e le inasprisce.

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