lunedì 2 aprile 2018

IL CALDO CONFINE CON LA FRANCIA


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Nonostante le temperature ancora rigide il confine con la Francia è sempre più caldo per le questioni legate ai migranti e agli sconfinamenti quotidiani della gendarmerie francese in Val di Susa per scaricare pacchi umani a Bardonecchia ed entrare con la forza presso associazioni che cercano di aiutare i migranti stessi(vedi:madn i-reati-di-solidarieta-e-umanita ).
Nei due articoli sotto(contropiano bardonecchia-il-valico e infoaut.org/migranti )l'irruzione delle divise francesi presso la sala posta nel complesso della stazione di Bardonecchia dove hanno sede i volontari di Rainbow4Africa in barba agli accordi internazionali e l'inconsistente politica italiana in questa materia,sempre servili ai diktat europei e come al solito potente con i deboli e prostrata con i forti.

Bardonecchia. Il valico del razzismo di Stato francese.

di  Rino Condemi 
Ancora Bardonecchia. Solo pochi giorni fa la polizia di frontiera francese vi aveva scaricato, morente, Beauty, una donna nigeriana incinta e affetta da linfoma.“Ieri sera uomini della guardia di confine francese sono entrati armati nella sala della stazione di Bardonecchia dove operano i volontari di Rainbow4Africa, i mediatori culturali e gli avvocati di Associazione Studi Giuridici Immigrazione”. A denunciare il fatto è la stessa associazione sul suo sito Facebook. A quanto risulta i poliziotti francesi hanno accompagnato un migrante fermato alla stazione ferroviaria perché potesse andare in bagno e poter fare le analisi delle urine. L’ingresso è avvenuto senza il consenso dei volontari presenti e malgrado un cartello del sindaco di Bardonecchia ed esposto nei locali lo ammetta soltanto ai volontari e ai mediatori culturali. Nei locali di Rainbow4Africa si assistono i migranti respinti dalla Francia e quelli che tentano di attraversare il confine con la Francia attraverso il colle della Scala. “Riteniamo questi atti delle ignobili provocazioni”, commenta Paolo Narcisi, Presidente di Rainbow4Africa.

L’ambasciatore francese a Roma, Christian Masset, è stato convocato oggi alla Farnesina a seguito del blitz compiuto ieri sera da uomini armati della Guardia di confine transalpina alla stazione di Bardonecchia.

Il governo francese ha liquidato piuttosto sbrigativamente quanto accaduto con un comunicato firmato dal Ministro Gerald Darmanin.“Al fine di evitare qualsiasi incidente in futuro, le autorità francesi sono a disposizione di quelle italiane per chiarire il quadro giuridico e operativo nel quale i doganieri francesi possono intervenire sul territorio italiano in virtù di un accordo (sugli uffici di controllo transfrontalieri) del 1990 in condizioni di rispetto della legge e delle persone”. Secondo il governo francese “gli agenti in uniforme hanno avuto il sospetto che un uomo di nazionalità nigeriana e residente in Italia, trasportasse stupefacenti. In applicazione dell’articolo 60bis del codice delle dogane, gli agenti hanno chiesto alla persona se acconsentiva ad un test urinario. La persona ha accettato per iscritto. Gli agenti hanno atteso l’arrivo del treno alla stazione di Bardonecchia per utilizzare il locale messo a disposizione della dogana francese in applicazione degli accordi degli uffici di controlli transfrontalieri del 1990”, è scritto nella nota il governo francese. “Poiché il locale era da alcuni mesi anche a disposizione di una associazione di aiuto ai migranti, gli agenti hanno sollecitato la possibilità di accedere ai sanitari. Permesso che è stato loro accordato. Il controllo alla fine si è rivelato negativo”,afferma il comunicato citato dall’agenza Afp.

Una versione, quella francese, che i volontari dell’associazione Raimbow4Africa rigettano e che anche il governo italiano non può accettare come definitiva. Sul valico confinario di Bardonecchia aleggia, tra l’altro, anche la recentissima morte di una donna nigeriana incinta respinta alla frontiera francese nonostante le pessime condizioni di salute e deportata oltre il confine, proprio e ancora a Bardonecchia.

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Bardonecchia, la Gendarmerie e noi.

La Gendarmerie sconfina in Italia e fa irruzione nei locali dell’associazione Rainbow4Africa. Come successo oggi a Bardonecchia, anche a Ventimiglia la polizia francese si arroga, ormai da molto tempo a questa parte, il diritto di operare in territorio italiano. Il teatro è sempre una stazione ferroviaria. In questo caso, ormai lontano dai riflettori mediatici, lo sconfinamento di sovranità è invece pattuito e persino ben accetto. Nessuna levata di scudi, ma piena accettazione e collaborazione istituzionale.

Ora, le strilla per la lesa sovranità del nostro paese da parte di alcuni esponenti politici non sono quindi molto rilevanti né interessanti. Tuttavia, quello che sì è importante è che le persone si sentano in dovere di incazzarsi con il governo francese. Non bisognerebbe contenere questa tendenza, per quanto embrionale possa essere, e che, peraltro, potrebbe anche essere portatrice di quella tanto agognata convergenza di interessi materiali tra persone italiane e migranti. La Francia, in blocco con la Germania e altri paesi dell'Europa continentale, fa leva sulle ingiuste dissimetrie del Regolamento di Dublino per fermare in Italia le migliaia di migranti che riescono a sbarcare sulle nostre coste. Prima che arrivino "a casa loro". Stessa sorte per la Grecia e per tutti i territori che costituiscono il limes di questa Brave New Europe, impresa politica multinazionale rigorosamente bianca.

Infatti, moltissime di queste persone emigrate, forse la maggior parte, non vogliono certo restare. Si provi a chiedere. Eppure non possono andarsene, non legalmente perlomeno. E allora si muore travolti dai treni a Ventimiglia o assiderati sulle Alpi in Valsusa, in tragici tentativi di attraversare confini sempre più militarizzati e brutali. Oppure, desolante e deprimente alternativa, si resta imbrigliati nel sistema violentemente disciplinare della cosiddetta accoglienza, che sembra fatto apposta per rendere impossibile, con precisione scientifica, eventuali forme di ibridazione con la popolazione italiana. Insomma, trattasi di un mero bacino di forza-lavoro gratuita o a bassissimo costo, da pagare rigorosamente in nero, che non fa che incrementare le tensioni razzisteggianti che caratterizzano le società europee sempre più chiuse e risentite.

La verità è che, quando le frontiere esternalizzate in Libia e in Turchia (della cui esistenza siamo vergognosamente corresponsabili, non dimentichiamo) non tengono, è l’Italia stessa a dover assumere lo scomodo ruolo di carceriere dei migranti. Penso e spero che questo nessuno se lo voglia accollare, se non ovviamente i pochi che hanno qualcosa da guadagnarci sopra. E allora basta con la buona accoglienza, la gestione umanitaria e tutto l'armamentario discorsivo della sinistra governista, quella per cui non bisogna mai rompere ma sempre mediare. È funzionale allo scopo assegnato. Ribadiamolo forte e chiaro: il problema è la frontiera.

L’atteggiamento della Francia è infame e inaccettabile e, per quanto pericoloso possa essere in potenza un simile discorso, evidentemente suscettibile di una possibile, ma non certa, deriva nazionalista, bisognerebbe comunque riuscire a padroneggiarlo. Per risignificarlo in un modo totalmente altro, ovviamente, e affinché possa aprire su situazioni inedite e favorevoli. Si può e si deve, a meno che non ci si accontenti di parlare solamente a se stessi. Dopotutto, quello che si esprime è un concetto giusto, comprensibile e plausibilmente anche maggioritario, forse: “Almeno lasciate che le persone vadano a cercar fortuna dove preferiscono, così come già fanno le migliaia di giovani emigranti italiani.” Ah no, pardon, si dice expats, mica migranti.

I.B.

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