venerdì 13 aprile 2018

L'ECCIDIO DI VALLUCCIOLE

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Uno degli episodi che meglio hanno caratterizzato ciò che è stato l'orrore dell'occupazione nazifascista in Italia di cui a breve ricorrerà l'anniversario della Liberazione è quanto accaduto a Vallucciole nel Casentino,un paese ormai in rovina dopo che le truppe delle SS la rasero al suolo massacrando 108 persone,donne,bambini ed anziani.
Mentre gli uomini vennero presi e fatti prigionieri dai tedeschi per via di una feroce rappresaglia dopo che alcuni componenti delle truppe si travestirono da partigiani(due furono uccisi)che facevano da avamposto.
Nell'articolo una testimonianza cruda di quello che la ferocia dell'occupante riusciva non solo a pensare ma anche ad attuare:quando gli uomini venivano presi prigionieri le SS uccidevano in vario modo le donne e i bambini nelle case sprangate,e quelli che ancora erano vivi venivano bruciati,mentre gli anziani che non riuscivano a marciare venivano fucilati cammin facendo.
Tutto questo accadde il 13 aprile 1944.
Articolo di:www.infoaut.org/storia-di-classe ,vedi anche favacarpendiem.wordpress.com .


13 aprile 1944: l'eccidio di Vallucciole.

È il pomeriggio del 12 aprile 1944 quando tre SS travestite da partigiani, mandate in avanscoperta,  viaggiano a bordo di un’auto.
Ingaggiato il combattimento, due tedeschi vengono uccisi ed abbandonati nell’auto, mentre il terzo riesce a sfuggire.

La terribile rappresaglia tedesca non tarda ad arrivare: all’alba del 13 aprile reparti italiani e tedeschi investono la zona con quella che sarà la prima strage di civili toscana.

Sono sei-settecento le SS e i repubblichini che prendono parte alla strage, che ha come epicentro la località Vallucciole, ma che si estende poi anche a Stia, Castagno, e tutto il circondario.

Tutt’ora si ignora il numero complessivo delle vittime, ma quel che è certo è che al tramonto del 14 aprile Vallucciole non esiste più: intere famiglie sono state distrutte, le case incendiate, e i cadaveri di 108 tra donne, bambini e anziani, abbandonati tra le macerie.

Questa la testimonianza di Carlo Levi, riuscito a fuggire dal rastrellamento tedesco: “Dovevamo stare immobili. lo avevo il Vanni di fianco a me e guardavamo la casa che era ancora piena di tedeschi. Ma la moglie del Vanni e le bambine dove erano? Erano rimaste in casa e sentivamo gridare. I tedeschi sparavano dentro e fuori. Poi i tedeschi uscirono e sprangarono la porta. Non sentivamo più gridare le bambine, ma vedemmo il fuoco dalle finestre. Allora ci urlarono di metterci in fila e di camminare. Ognuno aveva un tedesco dietro. Il Vanni era davanti a me e si voltava, sotto il peso delle cassette, verso casa: ma ogni volta che egli volgeva il capo il suo tedesco gli dava un colpo sul viso con la punta del bastone ferrato. Cosi camminammo per delle ore. Ad ogni casa ci fermavamo e dappertutto la stessa storia. I tedeschi entravano: gli uomini venivano buttati fuori e caricati con le cassette: la nostra fila si allungava. Nelle case le donne e i bambini venivano ammazzati subito. E le bestie, anche, nelle stalle. E poi davano fuoco. Cambiavano soltanto il modo; qui con la benzina, in un'altra casa con le bombe incendiarie, e massacravano con le bombe, coi fucili, coi mitra, con le mazze, coi coltelli. Un vecchio di settant'anni, il Lucherini, che non si reggeva in piedi, si fermò, il tedesco che gli stava dietro gli sparò subito una scarica alla testa. Dalla loro casa tirarono fuori gli Orai. Lei, signor Nerini, li conosceva, è una famiglia di ciechi dalla nascita: sono tre fratelli tutti ciechi. Quelli provarono a portare le cassette sul sentiero ma come potevano fare? Lo dissero che erano ciechi ma i tedeschi li spingevano a randellate. E quando, prima uno, poi l'altro, poi il terzo caddero con le loro cassette, gli spararono nella testa e li lasciarono lì.”

Nei giorni della strage i tedeschi catturano 17 giovani partigiani ripiegati nel Casentino dalla Romagna. Condotti presso il cimitero di Stia, tutti i prigionieri saranno fucilati. Essi erano: Rino Bagnoli, Mario Berlini, Giorgio Bratti, Zo Casadei, Giorgio Cremonini, Antonio Fabbri, Lelio, Lama, Michele Manaresi, Marcello Marzolini, Gualtiero Righini, Romolo Zaccaroni, Fidelmo Zambianchi, più 5 di cui non è stato possibile procedere all'identificazione.

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