mercoledì 12 luglio 2017

LE PRESSIONI SULL'ITALIA NEL MARASMA LIBICO


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Le imposizioni più che le richieste del resto dell'Europa ma soprattutto degli Usa nella prima persona di Trump,di un maggiore e nuovo impegno dell'Italia nei confronti della Libia o meglio del territorio spezzettato comandato da diversi clan,sono una causa persa già da ora per la nostra inefficacia in politica estera e per gli oneri enormi che vengono richiesti.
Investimenti certo miliardari e che non solo i vari alleati ci chiedono ma che molte multinazionali nostrane spingono perché vengano spesi,Eni in primis,ma che allo stato attuale delle cose sono irrealizzabili.
L'articolo preso da Contropiano(libia-maggior-impegno )parla innanzitutto nella sfera politico-militare in quanto il fantomatico governo di unità nazionale che stiamo appoggiando con al comando Al-Serraj in realtà occupa poco o nulla,e tra le varie fazioni che si contendono le ricche risorse naturali ci questo povero Stato(oltre che il traffico dei migranti),il maresciallo Haftar dell'esercito nazionale libico è quello più potente.
Grazie anche all'aiuto dell'Egitto e della Russia che vuole espandere la sua politica interventista oltre la Siria e che può intervenire di prepotenza in una zona dove dal 2011 poco e nulla è cambiato,nonostante i proclami propagandistici italiani di conquiste come l'apertura di una nostra ambasciata a Tripoli(vedi anche:madn caos-libico ).

Libia: maggior impegno per far cosa? Guerra e petrolio.

di Franco Astengo
Breve riassunto della situazione libica: notizie tratte da vari siti web e organi di stampa.
Mettiamo a confronto queste notizie:
11 Luglio (ieri)
L’Esercito Nazionale Libico (LNA) del maresciallo Khalifa Haftar si aggiudica un altro successo nella “battaglia del Fezzan” combattuta nella regione desertica meridionale libica contro le milizie di Misurata e i loro alleati legati indirettamente al governo riconosciuto dalla comunità internazionale di Fayez al-Sarraj.
Ieri le truppe di dell’uomo forte del governo laico di Tobruk, il generale Khalifa Haftar, hanno conquistato la base aerea di Al-Jufra, 500 chilometri a sud di Tripoli e i centri di capoluogo Hun e Sukna, cittadine fra i 30 mila e i 10 mila abitanti e situati a circa 250 km in linea d’aria a sud di Sirte, dove sono state trovati depositi di munizioni e veicoli. LNA controlla ora i centri nevralgici militari del Fezzan dopo che il 25 maggio le truppe di Haftar avevano preso il controllo della base aerea di Tamenhant vicino a Seba.”
Chi appoggia Haftar?
Haftar s’è costruito un ruolo da uomo forte nella Cirenaica, un riferimento non solo militare ma anche politico-diplomatico per chiunque voglia veicolare la soluzione della crisi libica passando da Oriente. È così che l’Egitto si appoggia a lui per tessere le proprie mire in Libia: è un segreto ormai svelato dalla storia la volontà del Cairo di allargare la propria influenza in Cirenaica, area che gli egiziani considerano quasi di proprietà, ricca di interessi strategici ed economici.”
( N.B. : L’Egitto di Al – Sisi, quello dell’assassinio Regeni tanto per capirci)
Inoltre:
Il coinvolgimento della Russia nella guerra libica è cresciuto negli ultimi mesi ed è interessante per almeno tre ragioni. Primo: potrebbe cambiare effettivamente i rapporti di forza tra i gruppi che stanno combattendo, soprattutto se i russi dovessero cominciare a impiegare le forze speciali e addestrare gli uomini di Haftar. Secondo: perché rischia di diventare un motivo di scontro diplomatico tra Italia e Russia, visto che il governo italiano è impegnato a difendere il potere di Serraj (con risultati peraltro non particolarmente brillanti). Terzo: perché mostra come il governo russo abbia intenzione di continuare a perseguire una politica estera aggressiva e interventista, confermando quello che si era già visto in Siria.
Come si è mossa (stupidamente) l’Italia:
Qualsiasi esecutivo, dotato di un minimo senso di realpolitik, si sarebbe mosso con i piedi di piombo nel mutato contesto internazionale.
Ormai da tempo è emerso come Faiez Al-Serraj, appoggiato dall’Italia che continua a puntare su di un ipotetico “governo di solidarietà nazionale”, controlli solo qualche edificio di Tripoli e che le milizie siano libere di fare il bello ed il cattivo tempo nella capitale. Insistere nell’appoggio al ridicolo “governo d’unità nazionale”, è non solo ridicolo, ma addirittura controproducente per gli interessi italiani.
Il premier Paolo Gentiloni ed il Ministro degli Interni Marco Minniti, due prodotti dell’establishment atlantico uscito clamorosamente sconfitto alle elezioni americane dell’8 novembre, hanno invece la brillante idea di muoversi come se nulla fosse cambiato, col risultato di aumentare esponenzialmente i danni alla già traballante posizione dell’Italia nel Mediterraneo. Gli esiti dell’azione del duo Gentiloni-Minniti sono così catastrofici che, ex-post, c’è da chiedersi se un un sano vuoto di potere a Roma non fosse e non sia preferibile.
L’Italia non solo continua così  con l’appoggio  al  ridicolo “governo d’unità nazionale”. Non pago, Minniti (che pare svolgere contemporaneamente il compito di ministro dell’Interno e degli Esteri essendo il titolare della Farnesina impegnato nella eterna campagna elettorale del suo collegio di Agrigento) avvalla in contemporanea la riapertura del’ambasciata italiana a Tripoli, chiusa dal 2015: “Libia, riapre l’ambasciata italiana a Tripoli” scrive la Repubblica, che etichetta la mossa di Minitti come “una scommessa rischiosa”7.
Il termine più adatto non è però “rischiosa”, ma semplicemente “idiota”: il governo Gentiloni, del tutto incapace di comprendere i mutamenti internazionali in atto, aumenta le puntante in Libia e lo fa scommettendo tutto il capitale politico italiano sulla fazione politicamente più debole, coll’effetto collaterale, tutt’altro che secondario, di alienarsi le simpatie del governo di Tobruk e di Khalifa Haftar, sempre più forti dopo il sostegno russo e la vittoria di Donald Trump.
Mentre la situazione “migranti”, che discende direttamente dallo stato di cose in Libia, diventa sempre più difficile da controllare la notizia di oggi è questa (Titoli da “Repubblica”)
Traffico di migranti. L’America in campo.
Si pensa a un sostegno al governo libico per arginare il fenomeno illegale dei barconi dei disperati”
Come dovrebbe avvenire questo sostegno ?
Si prevede una nuova linea politica e militare sulla Libia che potrebbe espandere significativamente il coinvolgimento americano”:
E’ dalla guerra di Cuba del 1899 (senza arrivare al Viet Nam,a  Grenada, a Panama, Al Libano, all’Afghanistan, all’Iraq, alla Siria) conosciamo benissimo il significato delle frase “espandere significativamente il coinvolgimento americano”: tanto più che è facile il collegamento con la presenza russa in appoggio ad Haftar.
Cosa viene chiesto all’Italia?
A parte che c’è già chi scrive di “imposizione” e non di “richiesta” l’ipotesi è quella di “ una missione militare, con compiti di addestramento per far nascere un embrione di esercito nazionale libico.” E si aggiunge, impudentemente : “ la presenza delle truppe occidentali potrebbe garantire anche un deterrente contro le fazioni armate”. Prevedibili gli stessi brillanti risultati di Afghanistan, Iraq, Siria.
E’ troppo facile trarre conclusioni da tutto questo ambaradan: siamo di fronte ad una nuova escalation bellica favorita da una politica estera sciagurata portata avanti in particolare proprio dall’Italia che ha sempre (stoltamente) rivendicato un ruolo da protagonista in Libia, memore dei propri trascorsi coloniali e in presenza di corposi interessi economici: ENI E NON SOLO, ma anche Finmeccanica, Salini – Impregilo, Unicredit.
Ancora una volta siamo di fronte a scelte sciagurate assunte di fronte a situazioni drammatiche e in assenza di un dibattito politico e di un serio confronto pubblico.
Questioni delle quali nessuno sembra interessarsi: tutti con la testa rivolta non solo alle questioni di cucina politica interna ma verso impossibili sponde europee.
L’UE è sul piano del totale disinteresse: Lady PESC non serve proprio a niente e l’unica preoccupazione rimane quella di come fermare i migranti.
Può anche darsi che qualcuno punti sulla VI flotta a presidio del mar libico per bloccare i russi: una soluzione ideale per portare vicino alle nostre coste il rischio di confronto bellico: però i barconi dovrebbero fermarsi e lo scopo sarebbe così raggiunto.

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